"Io faccio musica così da sempre, se nel mondo ci sono cose orribili, non vuol dire che non vi sia una soluzione. Basta guardarsi dentro e capire che si può fare qualcosa di meglio."
intervista a cura di Roberto Bruno&DulcineaA.P.

1. Sergio Vallarino, alias Zibba da dove o come nasce questo nickname?
Questa è la domanda che non vorrei mai sentirmi fare, in realtà chiamo così per caso, nomigliolo datomi a scuola che mi porto dietro e che mi è rimasto incollato.
2. “Senza di te” brano Vincitore del PREMIO DELLA CRITICA “Mia Martini”e del PREMIO DELLA SALA STAMPA RADIO-TV-WEB “Lucio Dalla” nella SEZIONE NUOVE PROPOSTE del 64° FESTIVAL DI SANREMO. Quanto l’esperienza di San Remo, può arricchire aprendo finestre o porte nel campo musicale? A te cosa ti ha lasciato?
Sicuramente quando ci siamo presentati al Festival, ci sarebbe piaciuto tornare a casa con un premio-critica e eravamo convinti che questa canzone fosse ideale, per vincere un premio del genere, però io credo sempre che quando si dà un premio a un artista, lo si da per un percorso. Quindi voglio pensare che questo premio ricevuto, non solo per la canzone ma per come abbiamo condotto la nostra carriera finora. In maniera molto semplice e serena, senza stare a pensare cosa potrà cambiare le nostre giornate. E’ stata un’emozione unica per noi che abbiamo fatto della musica la nostra vita. Un riconoscimento conferma che abbiamo fatto un buon lavoro, dove si porta rispetto alla musica indipendente.
Ciò che viene fatto nel “sottobosco”, durante l’anno/gli anni è molto importante.
Arrivare al Festival è frutto di un cammino, è una grande visibilità, è un’occasione che ci è stata data, che ci è servita. L’atmosfera dietro le quinte era molto rilassata, professionisti che hanno lavorato nel modo giusto, molta coesione tra gli artisti, molto stancante (per il sonno), ma siamo grati di questa possibilità. Nonostante sia molto criticato il Festival è qualcosa di unico sullo scenario musicale. A noi è servito e sta servendo molto, pur continuando a fare quello che abbiamo sempre fatto.
3. Sei un cantautore, produttore e hai diverse collaborazioni (Ferro, C. De Andrè, Roy Paci, Niccolò Fabi, Federico Zampaglione, Marrone, Almalibre, Eugenio Finardi, Funelli,De Scalzi, Margiotta…). Ti piace più scrivere o cantare? E con chi vorresti lavorare?
Mi piace tutto. Sono sfere diverse, ma sono tutte cose che arrivano dalla stessa fonte. Nascono tutte dallo stimolo dalla voglia di esprimere qualcosa, un messaggio più o meno forte. Non definirmi “cantante”, “cantautore”, “scrittore”, “attore” e così non sentirmi solo una cosa e basta, mia aiuta a fare tutto. Io mi sento una persona appassionata che ha la fortuna di vivere dei propri sogni. Io devo alzarmi la mattina e sorridere. In questi anni la band è cambiata tante volte Tante persone non erano pronte a fare questo tipo di scelta di vita fatto di tante rinunce. Il mondo della musica ti insegna che il denaro non vale nulla ma buttarlo via è un peccato, poichè siamo abituati a guadagnarci tutto.
4. A chi ti ispiri per scrivere?
A tutto quello che mi capita nella vita, che vedo, leggo e ascolto. Da una scena di un film, da una frase, da un vissuto quotidiano, da una chiacchiera con un amico al bar. Scrivere per me è buttare fuori quello che ho immagazzinato. Fotografo quello che ho fatto scrivendo.
5. Hai lavorato in teatro con “Comedian blues” con i Turbolenti e al cinema come Attore, “In ombra dell’ultimo sole” ispirato a Fabrizio de Andrè. Raccontaci
Fabrizio mi piace come artista, con la sua arte di trasformare le cose, di tirare fuori da poco una genialata, è riduttivo chiamarlo cantautore. E’ stato bello recitare, ma ho capito che non è il mio mondo. Ho deciso di non continuare con e di lasciare il mio ruolo. Io sono salito sul palco senza nessuna scuola di teatro, e perché il personaggio mi assomigliava un po’ di carattere. Ho avuto la fortuna di incontrare Alberto Manfretti (attore napoletano)che mi ha dato le dritte giuste per essere credibile sul palco. La fortuna è sempre avere dei grandi maestri affianco che possono darti dei consigli giusti.
6. Sei stato il primo a attingere alle immagini dell’archivio dell’istituto Luce, realizzando un clip con Totò, Sordi, Magnani, Pasolini ecc e presentato ai nastri d’argento a Roma a maggio 2013 il video SEI METRI SOTTO LA CITTA’ estratto dal Pluripremiato COME IL SUONO DEI PASSI SULLA NEVE. Pensi che la musica possa cambiare la visione di questo caotico mondo attingendo dai valori del passato?
Sono stato fortunato perché l’Istituto Luce mi ha dato accesso agli archivi, regalandomi quelle immagini. L’immagine stessa di Totò, uscito dalle urne non è mai uscita era un’inedito. Il video l’ho montato da solo, con la mia sensibilità (anche erronea), quelle immagini mi hanno salvato, poiché hanno dato la giusta cornice al video. Ho ripescato anche un’immagine di Miss Italia del mio paese, in quel bar che 40 anni dopo, fu di mio padre. Immagini da repertorio.
Io personalmente non devo tornare ai valori, io ce li ho. Chi non ce li ha, io non li considero. Nelle mie canzoni non parlo di politica perché è un gioco a cui io non sto giocando. I valori sono sulle dita della mano e il rispetto e alla base. La musica ha la funzione di lasciare qualcosa alle persone. Io faccio musica così da sempre, se nel mondo ci sono cose orribili, non vuol dire che non vi sia una soluzione. Basta guardarsi dentro e capire che si può fare qualcosa di meglio. I grandi sogni della vita io li ho realizzati, ho avuto una famiglia, un bambino da poco. Io ho fatto un percorso e resto fedele alla sincerità, libertà e felicità di come sono. C’è un modo solo di vivere, e c’è una sola ragione: stare bene! Chi vuole stare male vada su binari diversi e ci salutiamo dal finestrino.
Roberto Bruno & Dulcinea Annamaria Pecoraro