"Con gli “schiaffi” si impara ed è bello creare anche dall’inizio, mettendosi così in gioco.
... alla fine si scopre che la felicità è bella solo se condivisa”.
intervista a Romina Falconi a cura di Dulcinea Annamaria Pecoraro

Volevo presentare una cosa e dare attenzione sulle prime 5 canzoni, gestendo una promozione per andare così "contro” la tradizione, apportando qualcosa di diverso.
Avevo paura che passasse tutto inosservato. Avendo fatto dei piccoli passi (per me grandi), questo in fondo è il mio primo album e voglio promuovere con cura, con modo e tempo, pensando a minimi dettagli. C'è differenza a promuo vere 5 canzoni (in due mesi) invece che 15 (in nove mesi).
I sacrifici sono molti e vedere ”il bicchiere mezzo pieno o vuoto” è legato alle giornate. Fare la cantante non è semplice. Io sogno di portare avanti questo mestiere con dignità. Negli anni passati ho patito delle “regole musicali”, legate al mercato e ero parcheggiata a livello discografico (pure avendo buoni contratti), ma ho scoperto che c’è sempre una soluzione.
2) Parafrasando il titolo quali sono i sogni che si fanno?
Il mio sogno è di portare avanti le canzoni che scrivo nel modo più diretto possibile, e circondata da persone che mi dicono apertamente se sbaglio. La cosa più importante per me è la verità, e farmi conoscere restando lucida, con persone che mi fanno anche “tirate di orecchie”. L’artista ha bisogno di questo e vorrei questa sincerità questo nel mio cammino, per non “ imbruttirmi” o isolarmi.
Ho visto delle carriere bellissime, con persone che dice troppo “si, si” , ma questo fa perdere la crescita. Con gli “schiaffi” si impara ed è bello creare anche dall’inizio, mettendosi così in gioco.
Penso spesso a un film “INTO THE WILD”, il ragazzo va in Alaska da solo, senza volere avere più nulla a che fare con i soldi. Nella trova nella natura trova rifugio, ma alla fine si scopre che la “felicità è bella solo se condivisa”.
3) Nel 2007 hai partecipato al Festival di Sanremo, quanto ti senti diversa da quel momento?
Sono molto cambiata naturalmente. Ero una ragazzina che faceva piano bar e matrimoni, che sono stati una grandissima scuola. Quando mi chiedono consiglio per un maestro/a di canto, io dico che è importante affidarsi a qualcuno per calibrare la voce, ma è importante poi, porsi di fronte a un pubblico. Molti criticano Sanremo, ma quel palco (benedetto o maledetto) è la vetrina ufficiale della musica da generazioni. E’ stato il “LA” che mi ha dato il via per i lcantautorato. Si curamente si "rischia" di entrare poi una centrifuga, che ti dà visibilità in poco tempo. Un’esperienza intensiva così può fare cadere ”emotivamente”: marea di gente, gestire le interviste, capire come ti vedono fuori. In realtà in un mese la stima è da sudare. Sanremo è una scuola, è come il mio primo bacio. La mia prima grande esperienza in cui mi sono messa a confronto con altri. Io benedico ogni esperienza che ho avuto.
4) I tuoi testi sembrano autobiografici, a tratti sembri tormentata a tratti combattiva, chi è veramente Romina Falconi e soprattutto cosa sogna?
Io sono un “disastro” (sorriso). Mi sento Pierino e a volte “troppo cattiva“ con me stessa. Dò spesso una visione cruda ma vera di me. Ho capito che la scrittura per me è come una “polaroid” e descrivo così le mie emozioni. Condivido con la gente la mia esperienza, senza volere fare la lezione.
Io vengo da un "ambiente difficile" e la concretezza mi ha dato modo di crescere. Non ho mai dato mai per scontato nulla, ho sudato ogni cosa, cercando di superare le mie insicurezze. Sono più un “diesel” e credo che ogni cosa va fatta e messa in pratica, senza arrivare a ottanta anni e non averla mai fatta. Cerco sempre di essere me stessa.
5) Hai partecipato come concorrente ad un Talent (X Factor nel 2012 sotto la direzione artistica di Morgan), di questi tipi di trasmissione c'è chi ne parla bene e chi ne parla male, qual è stata la tua esperienza?
Io l’ho fatta convinta di farla e ricominciando da zero. Per me è fondamentale “rinascere e cambiare pelle”, andando anche contro quelli che hanno detto che ho fatto il percorso inverso (San Remo – tournèè- Ramazzotti). Ero cosciente del tipo di “centrifuga” , al contempo di restare con i piedi per terra, rispettando me, e in primis solo per cantare. Nella mie edizione eravamo in 12, ma non tutti hanno trovato poi discografici o sono andati avanti. Dai Talent sono “uscite” poche persone. È un’esperienza. Lo consiglio, avvertendo che questa è una palestra.
6) Quali artisti hanno ispirato la tua musica?
Io da piccola sono cresciuta guardando e ascoltando Whitney Youston e già a quattro anni alla gente dicevo che volevo diventare Freddy Mercury e di volere avere quelle ali là. La gente rideva. Poi mi piace Nina Simone e di solito mi piace tutto, (apparte il rock estremo). Mettevo i tacchi di mia madre, il phon come microfono e davanti allo specchio mi proiettavo verso il futuro (ancora rido se ci ripenso).
7) Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sto organizzando l’uscita di questi 3 EP e vedere come va a livello digitale e di inserire poi le canzoni più importanti con inediti in un CD fisico. Sto sperimentando dei mini- Live a sorpresa, senza mettere dei limiti, guardando la reazione della gente. Vorrei fare una piccola rivoluzione e dalla “crisi” realizzare qualcosa di diverso, promuovendomi in modo diverso in base alle esigenze, accogliendo tutti i rischi e cercando da emergente, di fare vedere tutti i miei lati di artista. Questo senza crearmi aspettative. La bellezza è stata poi vedere tanto lavoro ripagato, rivedomi (durante il periodo di questo sanremo 2014) tra i 10 in classifica su “I Tunes”.
Consiglio di buttarsi, ma fare tutto con il cervello e non fermarsi, e rigenersi per quanto sia poi possibile.
Dulcinea Annamaria Pecoraro