"Siamo contenti di quello che abbiamo fatto e di come ci ha cambiato nel quotidiano. Vorremmo più tempo per dare vita ai sogni, ci vuole lavoro e esperienza".
Intervista a cura di Annamaria Pecoraro
Famelico è un’espressione che utilizziamo amichevolmente per descrivere le situazioni “estreme”. Il brano nasce come un “pot pourri” di situazioni, che fanno parte della vita; dai personaggi che si conoscono a una serata. Descrive il caos della vita che travolge.
"Resto legato bendato a questo incrocio di vite/ resto legato bendato in questa giungla si vive/ resto legato bendato davanti alle tue sbarre/ resto legato bendato davanti alle tue guardie/ resto legato bendato la sveglia fa tic tac….”
Un po’ per dire come la vita si è costretti a subirla.
2) Il linguaggio che usate è forte e provocatorio. Quanto pensate che la musica possa cambiare?
Ci sono diversi brani impegnati. La musica è un linguaggio universale e comunica in base all’emotività. Qualsiasi tema sviluppato serve a sensibilizzare. Viaggio famelico è un brano nato per ballare, scherzare, ridere con linguaggio schietto. Ve ne sono altri che descrivono immagini forti o di guerra (vedi “Il cielo sopra Bagdad” o come in “Mia madre non lo sa”, parla del salto generazionale.
Rendere partecipi le persone questo è il nostro scopo.
3) Come nascono i testi e a quale canzone siete più legati?
I Taurina Bros sono nati come duo nel 2007: Darius (Dario Genovesi) e Scanderbraus (Lorenzo Maggiani), e divenuti poi trio con Matteo Ratti (detto “deejaynot”).
I testi sono principalmente scritti da Dario e rivisti poi da tutti. Sceglierne uno è difficile. Ma la scintilla è stato “Ogni cosa brucia”, il primo brano scritto insieme e che ci ha dato modo di essere poi conosciuti.
4) A cosa vi ispirate?
Sicuramente da altra musica che non sia hip pop, es. indie, rock (Led Zeppelin, Pink Floyd) o contaminazioni underground. “Il cielo sopra Baghdad” è nato da un estratto da "I'm mad about you" (Sting 1991).
Abbiamo anche nel cassetto, un riarrangiamento di un brano di Zucchero Fornaciari: “Madre Dolcissima”, ma per far uscire il remake, stiamo aspettando la liberatoria dell’artista.
5) Rappresentate il “nuovo rap” italiano a settembre sul palco dell’Hip Hop Tv B-Day Party al Forum di Milano avete presentato il vostro viaggio. Cosa vi ha lasciato?
Tanto dal punto di vista emotivo, per essere usciti a giugno e dopo 4 mesi davanti a 12mila persone. Ci ricordiamo bene la carica e ci è servita per andare avanti. Praticamente la credibilità è aumentata e ci ha avvicinato al mondo della Red Bull Italia.
6) Mi ha colpito molto la canzone “ Alice”: “Mi chiamo Alice e cerco un po di luce. /Ho rubato un sogno per sentirmi vivo,/ Ho rubato un sogno per sentirmi buono,/ Ho rubato un sogno per sentirmi cattivo.../… sono buono o cattivo? Serve rubare un sogno? O cosa serve per andare avanti?
Ti rispondiamo nel modo più viscerale e cinico possibile. Ti facciamo un esempio: noi al Forum eravamo tra gli esordienti e chissà quanti sogni abbiamo rubato, quando siamo stati scelti tra centinaia di gruppi. E’ un po’ quando si fa un passo dalla passione al lavoro, tutto passa come attraverso un collo di bottiglia stretto e in queste situazioni si deve necessariamente “sgomitare” e “schiacciare” . Noi, nonostante tutto, cerchiamo di fare gruppo e di aiutare, sapendo bene che il "vertice" sicuramente è alto, e la gente, nel "marasma", prova di tutto per arrivare alla cima.
Di questo parla “Alice”, metafora gettata, in una sorta di favola metropolitana.
7) E che cosa buttereste e cosa lascereste rispetto alla situazione che l’Italia vi può offrire?
Non butteremo via nulla. Siamo contenti di quello che abbiamo fatto e di come ci ha cambiato nel quotidiano. Vorremmo più tempo per dare vita ai sogni, ci vuole lavoro e esperienza.
8) Progetti futuri? Se si dove?
Per ora siamo solo sul territorio nazionale. Il prossimo singolo arriva e uscirà a giorni. E per l’estate prossima uscirà il prossimo disco che è già pronto. Siamo in fase di fermento e eccitati per questi prossimi appuntamenti.
Dulcinea Annamaria Pecoraro