Sul palco dello stadio del baseball arrivano i Dire Straits per l'"On every street world tour".
Fu una serata pazzesca e mai e poi mai avremmo pensato, che poco tempo dopo Mark Knopfler, leader di quella fantastica band, iniziasse una carriera solista, che precludesse ad una fine dei Dire Straits.
Passano gli anni, si ma otto son lunghi cantava Celentano, qui in questo caso si parla di 22 anni, due decenni e un qualcosina, il palco è quello dell'Hobihall la città è sempre Firenze, sul palco di nuovo i Dire Straits ... Legends ma sempre di Dire Straits si parla.
Mark non c'è più ma il resto della band c'è tutta o quasi.
Alla batteria troviamo Steve Ferrone ex Chic, Power Station e molti altri, alla chitarra Phil Palmer, al sax Mel Collins, Danny Cummings alle percussioni. Tranne Steve, tutti erano presenti in quel meraviglioso tour... ah dimenticavo al basso John Illsley, colui che con Knopfler, costituisce l'altro 50% della storica band inglese.
Due volti nuovi: alle tastiere Primiano Di Biase e per finire voce e chitarra Marco Caviglia.
Questi sono i dIRE sTRAITS LEGEND. Non sono una cover band ma bensì una "concept band", in quanto ogni musicista ha avuto a che fare coi D.S. anche i due componenti italiani infatti, suonavano nella migliore cover band Dire Straits italiana.
La grande unione di questa band è proprio l'amore per i Dire Straits.
Il teatro è pieno e dopo vari sold out in giro per la penisola, anche Firenze ha risposto alla grande.
Si inizia subito con "Calling Elvis" e da lì in poi è solo un gran juke box.
Arrivano pezzi di storia: "Romeo and Juliet, Sultans of swing, Tunnel of love, Walk of life", pezzi che spesso vengono acclamati al loro termine con una standing ovation del pubblico fiorentino presente.
"Telegraph road" è da brividi, "Solid Rock" la solita grande cavalcata, "Private Investigations" mette i brividi. In platea ci sono due generazioni di pubblico a volte anche tre. Figli che cantano accanto ai padri che coi telefonini, riprendono parti di show, ma che in certi momenti spostano la camera verso i figli che ballano e cantano.
E' difficile stare incollati alle sedi dell'Obihall.
Marco Caviglia, sembra molto timido ma c'è da capire, era il cantante della cover band.
Parla sempre in inglese ed a un certo punto John Illsley gli chiede di parlare italiano per presentare il suo pezzo solista " Railway tracks" estratto dal suo nuovo disco.
Sul finire il pubblico invitato dalla band si alza e si avvicina sotto il palco per gustarsi "Brothers in arms e Money for nothing".
E' un tripudio due ore circa di concerto sono volate.
Molti forse non hanno ancora capito che questa non è una cover band, ma chi lo ha percepito ed è stato presente ad una delle date italiane di questo tour europeo avrà certo di che raccontare.
Roberto Bruno