Nuovo arrivo in redazione, e come sempre comincia il lavoro che sta dietro ad una recensione fatta bene, naturalmente sia che abbia esito positivo che esito negativo. Vi confesso che i miei tempi di gestazione sono molto lunghi. Penso spesso che recensire un disco sia fare l'"autopsia" di un'opera d'arte. Possa piacere o no, ma chi la compone ci crede e quindi prima andare a scriverne, questo disco deve seguirmi nelle mie giornate, in tanti aspetti della mia vita giornaliera. Quindi anche in questo caso Ru Fus il progetto di Emiliano Valente ex Zen Circus non è scappato dall'atroce iter. Di consueto mi preparo leggendo la bio, ma mentre leggo ho aperto il cd e l'ho tirato fuori dalla confezione e a quel punto devo dire che il mio cuore ha fibrillato. Basta poco a volte per un appassionato di vinili come me, recensire un cd che ha il formato di un vinile. Vi giuro l'ho tirato fuori dal lettore non so quante volte, solo perché mi piaceva vedere uscire un quasi vinile dal cassetto.
Recensione a cura di Roberto Bruno
Ru Fus è composto da 11 canzoni ed è stato registrato a Pisa.
Fader up & Down: Una bella energia e un grande impatto per la canzone che apre questo disco. Sembra di essere all'interno di una produzione americana, una via di mezzo tra i Black Label Society di Zakk Wilde, miscelati con sonorità periodo grunge di Seattle.
Little Clown: Di nuovo arrivano i profumi acidi del periodo iniziale del grunge, Giacomo Bracaloni il cantante, sembra avvicinarsi al primo Kurt Kobain, mentre il basso importante di Emiliano Valente aumenta il tasso della canzone. Gran pezzo.
Radiation: Questa forse è la canzone dall'approccio più oscuro, brano che cresce ogni volta che la ascolti, si sente qualche reminiscenza dei vecchi Soundgarden. Pezzo veramente godibile, e da questa canzone, sembra che che il disco stia prendendo una strada diversa da come è iniziato e la cosa mi incuriosisce.
Joker: Inzio di stampo "Blacksabbathiano" qualche secondo, poi i nostri, danno gas e la macchina ricomincia a correre. Riecco i Nirvana che fanno capolino e il volume del mio lettore che aumenta.
People as People: Qui i Ru Fus te ne escono fuori con una canzone che è un vero e proprio stacco, come fosse un intervallo, in mezzo a due atti musicali. Niente da eccepire, ci sta e devo dire che ci sta veramente bene.
Ottimo impatto radiofonico.
Outside Now: L'atmosfera intrisa di oscurità della canzone, mi ha conquistato a pieno. Bella! Bella! Bella!
Dead Set: Si è incupito il suono dell'album e devo dire che a seconda dei punti di vista, (in questo caso il mio), il disco fa un ulteriore salto di qualità. I Ru Fus, ci fanno capire che hanno molte frecce pronte per il loro arco.
Anche questa Dead Set è un bel brano che cresce e colpisce.
Fragments of Asteroid: Nirvana docet, per questa canzone. Ormai ho capito che il dna della band toscana, arriva dal sound della Seattle che fu, il tutto guarnito da un 'essenza Ru Fus che lo rende meno "vintage" e lo adegua all'alternative di oggi.
Like Coldest Winter: Rischio di diventare logorroico, ma questo disco mi piace e molto e le sfaccettature diverse, lo rendono ancor più bello. Like Coldest Winter, sembra capiti qui per caso e si imbuchi alla festa, poi fa amicizia e si integra perfettamente.
Never Machine: Inizialmente sembra sia messa lì così, come spesso accade quando si arriva in fondo ad un cd purtroppo, invece eccoti che scagiona energia improvvisa di bella potenza. Niente sta li per caso, ho imparato la lezione!
Seasons: Ricorda i bei momenti degli Alice in Chains ed è il giusto finale ad un disco veramente bello.
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Roberto Bruno