Non c’è il pubblico delle grandi occasioni al Teatro Obihall di Firenze per la prima delle due date di Tarja Turunen, la splendida cantante scandinava che ha fatto la fortuna della band dei Nightwish, ma che da un po’ di anni ha scelto la carriera solista.
Una voce rock con tonalità di mezzo soprano. Un binomio magico.
Sguardo magnetico di ghiaccio da ricordare la Angelina Jolie di Maleficent del film.
Nonostante il pubblico non numeroso, (circa 500), Tarja sul palco è impeccabile seppure nell’abbraccio finale con uno dei membri della band,lascia trasparire un po’ di dispiacere.
Lo show inizia puntualissimo alle 21, naturalmente viene saccheggiato il nuovo album “The Shadow self”, tra l’altro bellissimo. Sul palco ci sono sei musicisti, Tarja compresa.
Si parte con “No bitter end”, “500 letters”, “Eagle eye”, segue “Demons in you”: lo splendido primo singolo estratto dall’album.
Arrivano in sequenza: “Lucid Dreamer” , “The Living End”, “Calling from the Wild“.
Non c’è dubbio che Tarja ha una capacità di tenere il palco e di interagire alla grande..
La band è carica nonostante tutto. L’artista interagisce col pubblico e questo risponde alla grande, tanto che a tre quarti di show su invito della stessa, la platea si precipita sotto palco.
Lo show prende una piega decisamente hard rock, e chi magari si aspettava qualche momento dedicato alla lirica (grande passione della cantante finnica), è categoricamente smentito.
Ecco il medley con le cover dei Nightwish: “Tutankhamen”, “Ever Dream”, “The Riddler”, “Slaying the Dreamer”. Personalmente approvo questa scelta di eseguire live brani del passato glorioso di Tarja.
Tra un cambio d’abito e l’altro, con preferenza verso il black colour, arriva anche “Deliverance”.
Pausa sul palco, poi il set acustico vede Tarja vestita di (sembra una sposa) con drappi neri ed i suoi musicisti, i testimoni di questo momento. Eseguono: “Until Silence”, “The Reign “, “Mystique Voyage”, “House of Wax”, “I Walk Alone”; quest’ultimo è il vero singolo d’esordio della carriera solista di Tarja Turunen.
Dal set acustico, la band si permette qualche minuto di bizzarrie di stampo hard rock, mentre Tarja nel frattempo indossa di nuovo un abito di colore nero. È il momento di “Love to Hate” , della travolgente “Victim of RRRRRitual” , “Undertaker” e soprattutto della emozionante “Too Many” decisamente da brividi.
In chiusura Tarja da prima donna richiama il suo pubblico ed il finale è al top con: “Innocence”, “Die Alive” e soprattutto “Until My Last Breath”.
Due ore di concerto da gustare fino in fondo. Peccato per chi non c’era, perché concerti come questi dovrebbero avere più considerazione.
Roberto Bruno