"Vogliamo essere felici! La felicità è un nostro diritto! Ed ogni giorno ci illudiamo di cercarla, e così facciamo lunghi viaggi, e urliamo per chiamarla, e siamo disposti a tutto per toccarla, a spendere fino all’ ultimo centesimo, a scoperchiare ogni tombino, a correre fino all’ ultimo alito di fiato, fino che le gambe non ci fanno male, siamo disposti a guardare nel buio, fino a che gli occhi non ci fanno male, siamo disposti ad implorare chiunque dica di esserne detentore di concedercene uno scorcio, fino a che le ginocchia non ci fanno male.
Potremmo persino venderci per comperarne un po’. Che stupidi! È così che ci illudiamo di cercarla.
Perché’ lei , la felicità, ovunque siamo è a pochi passi da noi possiamo toccarla, è lì ed è pronta ad ascoltare ogni nostro sussurro, non si nasconde, non vuole scappare, anzi è lei che ci cerca e noi le sfuggiamo, è lei che splende davanti ai nostri occhi e si mostra e noi non la vediamo, non è al servizio di nessuno e nessuno ne può disporre, venderla o offrirla, ognuno dovrà costruirsi la sua, nutrirla, proteggerla.
La felicità, non ha a che fare con ciò che il denaro può comprare o vendere, costruire o distruggere.
La troverai lì, nei movimenti del volto quando sorridiamo, nei gesti della gente , nelle canzoni,
tra le pagine di un libro sfogliate in fretta…"
Intervista a Daniele Ronda a cura di Annamaria Pecoraro

Mi sono accorto anche io che il mio (nostro) progetto si sta espandendo. Dico “nostro” poiché siamo una band unita. Siamo partiti con i primo concerto da un piccolo locale di Piacenza. Dall’epoca noi siamo cresciuti, sulla strada, passo dopo passo, concerto dopo concerto, abbiamo visto insieme nascere tutto e questo ci mantiene dentro vivi con stimoli diversi, plasmando,evolvendo e maturando.
Il concerto del 1° maggio, grazie allo spazio e alla maggiore di visibilità, ci ha permesso di lanciare il nostro messaggio più efficace: unione delle diversità, legando dal nord al sud, creando un’asse di ricchezza.
Infatti ci siamo esibiti con i “taranproject” : gruppo popolare calabrese, unito con noi gruppo folk.
La vera “Rivoluzione” sta non solo nel lottare o credere in qualcosa, ma anche nel non chiudere gli occhi di fronte alle altre forme culturali, volendole conoscere come opportunità.
2) Arrivi da Piacenza, terra emiliana che ha il folk nel sangue. Viene spontaneo pensare a altre band come i Modena City Ramblers, i Nomadi. Ma c’è nell’aria qualcosa di strano o è un caso?
Me lo sono chiesto spesso anche io (sorriso). Forse più che nell’aria, c’è qualcosa nel cibo. Abbiamo una grande ricchezza, ma a parte gli scherzi credo che sia una cosa solo in parte casuale. I luoghi, le terre, la maturazione di questi posti, spinge per determinata apertura e amore. Questo è insito nel DNA di questa terra.
3) I tuoi testi non sono mai banali, parlano di vita quotidiana, nonostante le numerose “crisi”, sono testi di rivoluzione positiva. Ma quanto porti della tua vita quotidiana nelle canzoni?
Questo disco è nato come rivoluzione interiore, inseguendo i propri sogni, volendoli realizzare. Mettere in luce le cose che non vanno e cercare una soluzione, questo credo che sia un dovere. Una missione che sento. Io vivo il disco, dalla prima nota alla fine, non vado a incelofanarlo ma poco ci manca.
Nel bene o nel male io racconto la verità, molte sono autobiografie, altre mia hanno toccato da vicino, tanto da raccontarle. Vi è un grande lavoro di autocritica. Una possibilità di crescita, senza nascondere i difetti. La genuità è raccontare lo stato reale delle cose, con tutto il contorno. Senza sovrastrutture o finzioni. Solo abbattendo i muri, si può raggiungere la felicità, pur essendo questa molto vicina a noi. Basta fare solo un po’ di attenzione, ed è possibile vederla.
4) C’è una canzone a cui sei particolarmente legato?
In verità per uno come me che vive e vede nascere tutto, sarebbe un po’ come chiedere a un genitore se ama più il figlio maschio o femmina. Non è possibile. Vi sono semmai periodi di vita e allora determinate riflessioni, possono essere più vicine.
5) C’è la frase di un testo che mi ha particolarmente colpito: "E se non fosse che a volte parlo con il cielo. E se non sempre ho bisogno di prove per dire che ci credo. E credo che esistano i pazzi ma anche i sognatori perché un sogno mi ha trovato in un buco e mi ha tirato fuori.....” Questa è pura poesia.
Essere umani è questo: dimensione viva, che tratta sofferenza e gioia. Se nono avessi fatto il cantante forse avrei fatto il dottore.
6) Sogni nel cassetto?
Io quel cassetto ce l’ho sempre spalancato e non lo chiudo mai. Sono un “malato” di sogni, continuo a costruirli. Anche per questo progetto, quando suonavo nei pub, sognavo di suonare in un teatro, e questo è avvenuto, prima in un teatro piccolo, poi in uno più grande, poi in un palasport.
Gli Step non si fermano, e vanno portati avanti attraverso il suono e le parole.
7) La tua “Rivoluzione tour” è bella impegnativa e ti/vi porta in giro per tutta l’Italia: il 6 giugno al Materia Prima Beer ‘n Music Festival di Castegnato (Brescia); il 10 giugno al Lazzaretto di Bergamo; il 15 giugno alla Festa della Birra di Guardamiglio (Lodi); il 21 giugno all’ HB KULT di Piacenza; il 10 luglio durante la manifestazione “Como live” a Como; l’11 luglio durante la manifestazione “Sagra della Tira” a Cairo Montenotte (Savona); il 26 luglio durante la manifestazione “Agno open air festival” ad Agno nel Canton Ticino in Svizzera; il 9 agosto all’Auditorium Horszowski di Monforte d’Alba (Cuneo). Ma in Toscana?
Il calendario è ancora aperto siamo degli “zingari” in continuo movimento.
Siamo stati alla “San Patrizio Day” a Firenze e ci siamo trovati benissimo e credo che si sarà sicuramente una data in Toscana.
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Dulcinea Annamaria Pecoraro