Qualcuno sa darmi la definizione corretta di "Marching band"?
Wikipedia dice: Una Marching band è una particolare formazione di banda musicale, che ha trovato grandissima diffusione soprattutto nel panorama statunitense delle High School e delle Università.
Ok! Ma in Italia? Esistono dei pazzi scatenati che hanno deciso di creare una Marching band?
Oh si!!!!! In Toscana e per la precisione in Mugello e sono sicuramente loro i Funkoff.
Dario Cecchini, che Deliri Progressivi ha intervistato per voi è il leader maximo e pacifico, di questa splendida realtà della musica italiana.
Un uomo che ha molti aneddoti musicali da raccontare ed oltre ad essere un formidabile musicista, con la sua bravura ed umiltà ha forgiato una splendida carriera.
Intervista a cura di Roberto Bruno
D: Dario, come nasce in Italia l'idea di creare un "Marching Street Band", perchè diciamo nel nostro paese non è che ce ne siano molte....
R: Adesso ce ne sono, quando abbiamo iniziato, siamo stati i primi, però adesso ti confermo che da nord a sud dell'Italia, ce ne sono molte. Siamo stati i primi e la cosa nasce da una precisa esigenza musicale del sottoscritto.
Negli anni ' 90, ho iniziato a suonare in Italia ad alti livelli musicali e dopo un po' che lavoravo nell'orchestra della Rai, o in gruppi jazz o altro, mi resi conto che questi musicisti suonavano benissimo, ma non erano coinvolti nella musica come sarebbe piaciuto a me.
A quel punto creai una marching band, dove il coinvolgimento musicale dei musicisti, fosse espresso ed enfatizzato, tanto che chi suonava, si sarebbe dovuto anche muovere e questo è il fulcro dei Funkoff e di ogni altra marching band. L'idea è stata quella di vedere una banda, come poteva essere la classica banda di paese, che però esegua musica diversa, dalle classiche band filarmoniche e che attinga alle radici del funk, del soul , del jazz, ma in movimento.
Oggi sembra naturale vedere 15 persone, che mentre camminano, saltano, ballano e soprattutto possano suonare strumenti a fiato ed un tipo di musica che non fa parte della nostra tradizione bandistica, ma quindici anni fa, non era assolutamente così.
Mi ricordo la prima volta che abbiamo suonato al Carnevale di Viareggio, ci eravamo tinti i capelli e la gente ci credeva stranieri ed il bello è che quando suoniamo all'estero, ci riconoscono subito come italiani.
D: Avete pubblicato cinque dischi e l'ultimo si intitola "POWER TO THE MUSIC", leggo nelle note che è un ritorno alla musica nera, bossanova compresa ed inoltre, avete rivisitato l'inno nazionale italiano. Raccontaci la genesi di questo disco.
R: Questo disco, nasce negli ultimi tre anni, io personalmente vengo da una famiglia di appassionati di jazz ed ho sempre ascoltato jazz in casa. La cosa particolare rispetto agli altri nostri dischi è che questo è il più jazz di tutti.
Sono un ascoltatore di musica a 360 gradi, solo che in questo tempo, ho prevalentemente ascoltato jazz e penso di averlo trasmesso, durante la creazione del disco, soprattutto negli arrangiamenti.
In questo disco, la musica nera si trova in varie canzoni e si manifesta in molte forme diverse, c'è persino un pezzo swing e un altro è già pronto per quello che sarà il nuovo album.
Poi c'è l'Inno di Mameli, questa canzone nasce da una richiesta del Festival, Umbria Jazz, in quanto, nel 2011 è stato il centocinquantenario dell'Unità d'Italia e gli organizzatori, chiesero a tutti gli artisti italiani di fare una propria versione dell'Inno Nazionale. Questa versione dell'inno quindi, è stata fatta per celebrare l'Unità d'Italia, che purtroppo però, esiste solo sulla carta, perché nella realtà non è che proprio quest'unità ci sia. Nella nostra rivisitazione abbiamo invece identificato l'unità, nella musica popolare italiana, da "Ciuri ciuri" a "Funniculì funniculà" del nostro sud ,a salire con "La porti un bacione a Firenze" , fino ad arrivare al nord, con "O mia bella Madunina" e finendo con " Roma nun fa la stupida stasera".
D: Avete ripercorso a modo vostro, nel XXI secolo l'impresa di Garibaldi quindi?
R: Almeno musicalmente lo abbiamo fatto.
D: Nella vostra canzone "Tres dias em Sao Paulo" suoni anche il flauto?
R: Certo, lo suono ed in ogni disco dei Funkoff, c'è sempre un pezzo dove lo suono.
Amo molto il suono del Brasile è questa canzone è una bossanova, io amo questo genere e spesso mi piace associare la delicatezza del suono del flauto, proprio al ritmo della bossanova.
D: Quali sono state le vostre esibizioni più importanti ed in particolare, vorrei che tu mi parlassi di quella che più vi è rimasta nel cuore?
R: Beh .. intanto siamo quindici musicisti e se lo chiedessi ad ognuno di noi, risponderemmo tutti in maniera diversa o quasi, ti dirò le mie.
L'esperienza di Melbourne (Australia), dove abbiamo suonato per dieci giorni, il momento dell'addio è stato un momento intenso e commovente, oppure quando abbiamo suonato a Vicchio (il loro paese d'origine), per celebrare i nostri quindici anni, ero emozionatissimo e poi sicuramente New York. Suonare in questa città, per un musicista che ama la black music e nasce proprio da quel tipo di approccio musicale, è magia.
Comunque, dopo aver superato quota 600 concerti, sicuramente mi sto dimenticando qualcosa.
Ogni concerto, regala emozioni diverse, ad esempio il Festival Umbria Jazz, dove noi suoniamo da undici anni,anche lì ogni volta è un emozione, andare in piazza IV Novembre e suonare e marciare di fronte a migliaia di persone, oppure in Piazza Carducci che è più piccola, ma noi ad Umbria Jazz abbiamo iniziato a suonare in quella piazza e rimane per noi sempre molto emozionante.
D: Sono più le volte che suonate per la strada o quelle dove fate veri e propri concerti live?
R: Oggi credo che siano più le volte che facciamo concerti di quanto marciamo per le strade.
L'idea originale era quella di suonare nella strada e mi ricordo che la prima volta che mi chiesero di fare un concerto vero e proprio coi Funkoff, rimasi letteralmente spiazzato, in quanto l'idea di questa band non l'avevo concepita così.
Dopo quindici anni, il progetto si è sviluppato, è migliorato è cresciuto.
Noi cerchiamo sempre di incidere i nostri dischi musicalmente diversi l'uno dall'altro.
Tra noi Funkoff, c'è amicizia fraterna, che si è sviluppata anche questa negli anni, anche se siamo amici fin da quando eravamo piccoli, ma adesso lo siamo molto di più.
Il progetto Funkoff, per andare avanti, dovrà innanzitutto continuare a svilupparsi e migliorarsi, almeno fino a quando ci sarò io. Quando smetterò di guardare avanti o farò un disco uguale ad un altro o subirò un'involuzione creativa... a quel punto e solo a quel punto, mi fermerò e mi porrò delle domande.
D: Ci racconti qualche aneddoto accaduto durante le vostre esibizioni?
R: Guarda aneddoti ce ne sono di tutti i tipi, tra cadute e rotture di strumenti, di labbra o altro .
Durante le nostre esibizioni, si sono anche uniti altri musicisti ad esempio: Paolo Fresu, Stefano Bollani, Marco Tamburini, Fabrizio Bosso, Gianluca Petrella ed una volta persino un cantante rap americano si è unito a noi ed ha iniziato a rappare, tante persone nel corso di questi anni.
C'è un aneddoto di Umbria Jazz che mi piace molto ricordare: L'edizione Winter, viene fatta ad Orvieto, questo festival, è da sempre una grande famiglia, in quanto più piccolo rispetto al'Umbria Jazz ed i musicisti che vi suonano, alla fine sono sempre gli stessi. A seconda degli orari in cui suoniamo, andiamo tutti a mangiare al solito ristorante ed un giorno, mi ferma un batterista americano e mi dice: - Oggi ho visto i Funk off, veramente molto bello!!!! Lo ringrazio e gli chiedo da dove arrivava e lui mi risponde da New Orleans, a quel punto lo ringraziai dicendogli, che i suoi complimenti valevano doppio, in quanto arrivava direttamente, dalla città dove tutto ha avuto inizio, e il batterista mi rispose: - E' vero, ma noi siamo la radice e voi siete i rami.
Un altro aneddoto sempre legato ad Umbria Jazz Winter è questo:
Noi passavamo per una strada dove ai lati di questa, c'era uno dei palchi dove venivano effettuati i concerti del Festival, solo che da fuori, mentre passi non vedi se il concerto c'è oppure no.
Proprio in quel momento, si stava esibendo su quel palco, Franco D'Andrea, in un concerto "solo piano". A fine concerto un amico mi racconta che quando siamo passati, D'andrea ha dovuto smettere di suonare perché in quel momento, si sentiva solo noi.
A cena lo trovo ed io dispiaciutissimo, lo raggiungo al tavolo per scusarmi.
Lui gentilissimo mi risponde di non preoccuparmi, che non era successo niente, interviene in quel momento la moglie che era seduta accanto a lui e mi dice:
- Ma quale scusarti, quello è stato il momento più bello di tutto il concerto di mio marito.
D: Progetti futuri dei Funkoff?
R: Stiamo lavorando al nuovo cd, le musiche sono già pronte e le stiamo provando.
Parteciperemo ad Umbria Jazz Winter ( NDR: lo hanno fatto qualche giorno fa, l'intervista è stata fatta prima). Suoneremo live in estate in Sicilia e per la precisione a Vittoria, suoneremo al mitico locale Blue Note di Milano, al Parco della Musica a Roma, insomma non son previste pause.
Deliri Progressivi, ha voluto addentrarsi nel mondo delle marching band italiane ed ha iniziato dall'alto, incontrando quello che per noi è il numero uno, Dario Cecchini.
Una bella persona ed un bravissimo musicista, che ci ha accompagnato in questo viaggio alla scoperta di questo genere solare.
Funkoff:
- Dario Cecchini (sax baritono, flauto e direzione musicale)
- Paolo Bini (tromba, voce)
- Emiliano Bassi (tromba)
- Mirko Rubegni (tromba)
- Tiziano Panchetti (sax alto)
- Sergio Santelli (sax alto)
- Andrea Pasi (sax tenore)
- Claudio Giovagnoli (sax tenore)
- Giacomo Bassi (sax baritono)
- Nicola Cipriani (sax baritono)
- Giordano Geroni (sousaphone)
- Francesco Bassi (rullante e coordinamento sezione ritmica)
- Alessandro Sugelli (cassa)
- Luca Bassani (piatti)
- Daniele Bassi (percussioni leggere)
Roberto Bruno