
Il loro è un sound ben definito: ovvero vogliono fare ottima musica, punto e basta.
Senza generi, clichè o patemi d'animo vari.
Sonorità ampiamente americane e se proprio devo avvicinarmi ad accostarli, diciamo che sono un po' parenti col sound dei Thiirty seconds to Mars di Mr Leto, almeno questo è il dna, anche se nell'ascolto poi vi accorgerete, che non c'è solo quel sound.
"Absence": che apre l'album è una intro completamente strumentale, molto oscura e molto bella.
"CaSo": è subito un bel cazzotto nello stomaco. Dimentichiamoci l'oscurità iniziale, perchè i ragazzi si accendono subito con un gran bel pezzo rock/metal.
"Save your day": ci fa volare subito al di là dell'Oceano. Il viaggio è veramente bello, anche perchè la canzone degli Aquiver è decisamente un bel regalo. Un po' Puddle of mudd col ritornello alla Bon Jovi. Diciamo che se fosse uscito negli States, sarebbe un album fottutamente radiofonico.
"Drawing circles": Tanti gli spunti musicali di questi ragazzi, e sinceramente questo è un disco che ha bisogno di luce, di diffusione. Si sente innanzitutto che alle spalle ci sono esperienze e soprattutto gavetta. Bella davvero, non è facile confezionare un disco dove ogni canzone potrebbe essere un singolo da estrarre. In particolare il sottoscritto vota proprio questa.
"Fall from Grace": Un altro graffio deciso e mortale che colpisce inesorabilmente chi ascolta.
"Downfall": Metalcore allo stato brado. Gli Aquiver confezionano un'altra bellissima canzone.
"No more words": È qui che mi sento di soffermarmi ... la band rallenta, ma lo fa in modo aggressivo.
Cosa sto scrivendo? La verità semplicemente. Provate ad ascoltare la canzone e vi renderete conto che si può rallentare in modo aggressivo e soprattutto farlo molto bene.
"A million red lights": Non pèrdono smalto e procedono imperterriti, nella costruzione di un vero album decisamente dignitoso. Questi ragazzi meritano davvero di poter farsi notare in modo massiccio.
"Movin emotions": È la canzone forse un po' più debole rispetto al resto del disco. Forse un po' piatta, ma di certo migliore di molto pattume che sentiamo in giro.
"The one": Forse l'attimo più intimo del disco. Veramente una bella canzone. Continuano decisamente a stupirmi.
"Empty space": chiude questo bellissimo disco. Se i Muse incontrassero i Thiirty seconds to Mars, questo è ciò che ne potrebbe venir fuori.
Gli Aquiver meritano di essere inseriti nelle rotation delle radio.
Di essere messi in condizione di poter suonare di fronte a molta gente per un semplice motivo.
Diamo agli Aquiver il loro meritato trampolino di lancio e ne sentiremo parlare molto.
Roberto Bruno