JOHN CAGE: SONATAS AND INTERLUDES PER PIANOFORTE PREPARATO (1946-48) 24 SETTEMBRE H 21.00 MUSEO NAZIONALE ROMANO - PALAZZO ALTEMPS
Fabrizio Ottaviucci inaugura il programma musicale di Romaeuropa festival con uno dei capisaldi della grande musica del Novecento Il 24 settembre alle 21.00, nello straordianario scenario di Palazzo Altemps, sede del Museo Nazionale Romano, Fabrizio Ottaviucci inaugura il programma di musica di ricerca di Romaeuropa Festival con le “Sonatas and interludes” di John Cage, il ciclo per pianoforte preparato avvolto da un'aura leggendaria e considerato uno dei capisaldi della musica del Novecento.
Alle ore 20.00 per il pubblico del concerto sarà possibile partecipare gratuitamente alla visita guidata degli spazi del Museo Nazionale Romano. L'evento è realizzato in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per il Collosseo, il Museo Nazionale Romano e l'Area Archeologica di Roma.
Diversi elementi contribuiscono al fascino soffuso delle “Sonatas and Interludes” composte da Cage tra il 1946 e il 1948, uno su tutti la presenza del suono illusionistico del pianoforte preparato, che lo stesso Cage aveva inventato nel 1938 inserendo tra le corde pezzi di metallo e di legno. Il principe degli strumenti a tastiera, in questo modo, acquistava sonorità inusitate, approfondite nel loro uso da Cage negli anni a seguire fino a giungere, con questo ciclo, a un risultato unico e ineguagliato. Proprio mentre lavorava a questi brani, il compositore statunitense si era dedicato alle filosofie e alla musica orientali, allargando la sua paletta espressiva a orizzonti per l’epoca talmente inediti da non essere subito compresi da pubblico e critica, sorpresi da atmosfere oniriche, sottili e simboliche. Tuttavia, a partire dagli anni ‘70 “Sonatas and Interludes” sono progressivamente divenute un classico, come testimoniano le numerosissime esecuzioni dal vivo e le decine d’incisioni discografiche.
Apprezzato interprete di musica contemporanea, Ottaviucci, oltre ad aver collaborato con musicisti come Markus Stockhausen e Stefano Scodanibbio, è un affezionato interprete di Giacinto Scelsi -di cui ha eseguito le Suite per pianoforte a Romaeuropa lo scorso anno- di Terry Riley e dello stesso Cage. In “Sonatas and Interludes” trova una tra le più stimolanti partiture per un pianista, basata come è non sulla forza, ma su pure atmosfere di lirica precisione. Il programma dedicato alla musica di ricerca di Romaeuropa festival prosegue il 23 ottobre con Vox Nova Italia/Karlheinz Stockhausen in Stimmung al MACRO Testaccio - La Pelanda, il 31 ottobre con Fabio Bonelli aka people from the Mountains in Musica da cucina al Maxxi, il 26 novembre con Tempo Reale / Mauricio Kagel in Acustica al MACRO Testaccio - La Pelanda, l'1 e il 2 dicembre con il teatro musicale di Muta Imago|Hermes ensemble in Hyperion di Bruno Maderna al Teatro Vascello, per conludersi il 5 dicembre con Fabio Bonelli aka people from the mountains in Matita al Macro Testaccio - La Pelanda.
Programma di sala a cura di Luca Del Fra
Come clavicembalo, fortepiano o spinetta, fin da ragazzino il pianoforte ha rappresentato un compagno fedele per il compositore. Già con Johann Sebastian Bach sulla tastiera la creatività nei momenti difficili prendeva strade nuove, talvolta ardue, spesso inaspettate. Così è andata per i classici viennesi, Haydn, Mozart e Beethoven, per il florilegio romantico da Schubert a Chopin, passando per Liszt e Schumann fino a Brahms e giù verso le avanguardie come Schönberg e Webern.
Anche alcuni musicisti che hanno maggiormente influenzato la seconda metà del Novecento si sono affidati a lui nei momenti chiave, basterà ricordare Pierre Boulez, Karlheinz Stockhausen e naturalmente John Cage, che con le “Sonatas and Interludes” per piano preparato segna un punto di svolta nella sua carriera, un momento di sintesi per allargare poderosamente il suo orizzonte compositivo.
Questo ciclo composto tra il 1946 e il 1948 comprende 16 sonate e 4 interludi, e si caratterizza a tutta prima perché dedicato al pianoforte preparato: si tratta di una invenzione dello stesso Cage, risalente al 1938, quando il compositore scrisse la musica per la coreografia di Syvilla Fort “Bacchanale”.
Da un punto di vista pratico la preparazione consiste nell’inserire alcuni oggetti all’interno della cassa armonica, tra le corde, gli smorzatori e altri meccanismi in modo da modificare il suono dello strumento. La preparazione però non è data una volta per tutte, e infatti dopo “Bacchanale” Cage aveva poi composto altri brani per pianoforte preparato sperimentando messe a punto sempre diverse.
Con “Sonatas and Interludes” tuttavia la preparazione è di una complessità mai raggiunta in precedenza e implica due o tre ore di lavoro prima dell’esecuzione: delle 88 note del pianoforte ben 45 sono modificate attraverso vari tipi di viti, 15 pezzi di gomma, 4 di plastica, dadi di ferro e una gomma da cancellare.
Il risultato sonoro è davvero suggestivo, avventuroso e perfino straniante, tuttavia il fine di Cage non è solo questo. Da una parte Infatti malgrado le meticolose istruzioni per la preparazione con cui ha corredato ogni pezzo, il compositore era ben consapevole che ogni esecutore avrebbe ottenuto un risultato ben diverso, perché come lui stesso ammetteva ogni pianoforte è differente. La cosa invece di preoccuparlo lo divertiva, e la considerava fondamentale nel processo di fare musica.
Se infatti dalla fine dell’Ottocento, molti compositori –e in particolare le avanguardie del Novecento– avevano mirato a una «emancipazione della dissonanza» puntando verso la musica atonale, Cage aveva le sue idee a riguardo ed era interessato anche, e forse soprattutto, alla emancipazione del suono e dell’interprete, che diventavano al momento della esecuzione protagonisti dell’atto compositivo.
Spesso il suono del pianoforte preparato nelle “Sonatas and Interludes” è stato paragonato a quello dei “gamelan” giavanesi e lo stesso Cage è stato avvicinato all’orientalismo perché proprio nel periodo in cui lavorava a questo ciclo si era interessato alla musica e alla filosofia indiana, la prima approfondita con la conoscenza della musicista Gita Sarabhai e la seconda, in particolare i “rasa”, la base estetica della drammaturgia indiana poi estesa anche alla musica, attraverso gli scritti di Ananda K. Coomaraswamy.
Negli antichi testi indiani i “rasa” erano 8, di cui 4 luminosi –erotico, ilare, eroico e meraviglioso–, e 4 oscuri –tragico, furioso, terribile e repulsivo. A questi venne aggiunto il nono, della quiete interiore. Spesso si fa confusione considerando i “rasa” un carattere, una emozione impliciti alla composizione, quando riguardano piuttosto una esperienza estetica, cioè la reazione emotiva del pubblico. Considerando che Cage negli anni ’40 attraversava un periodo di disillusione, poiché constatava come la sua musica fosse del tutto incompresa, i testi di Coomaraswamy benché molto teorici, non privi di vaghezza e spesso adagiati su stereotipi, proprio con per? l’estetica dei “rasa” offrivano al compositore un nuovo strumento intellettuale, più che musicale, per rivolgersi all’ascoltatore.
D’altra parte l’approccio di Cage all’arte e alle filosofie orientali è stato sempre molto soggettivo, e in musica si è tradotto non tanto nell’imitazione di modelli esotici quanto nell’allargamento dei mezzi espressivi, come un ponte gettato tra culture diverse all’insegna della sua personalissima creatività.
Il susseguirsi dei brani all’interno del ciclo è simmetrico: a 4 sonate segue 1 interludio, alle successive 4 seguono 2 interludi, altre 4 sonate seguite da 1 interludio, concludono 4 sonate finali.
Son. I-IV – Int. I – Son. V-VIII – Int. II e III – Son. IX-XII – Int. IV – Son. XIII-XVI
La definizione di sonata a origine nel Barocco, periodo in cui questa forma aveva una struttura binaria: 13 delle 16 Sonate del ciclo hanno infatti la struttura AABB, mentre 3 una struttura ternaria. Ma proporzioni e relazioni matematiche intessono tutti i brani anche a livello microscopico. Le ultime quattro sonate a loro volta hanno strutture ritmiche speculari e, per stessa ammissione di Cage, dovrebbero rappresentare la tranquillità, unico riferimento diretto ai “rasa”, e in particolare al nono.
Il risultato di queste relazioni interne è dare una unitarietà all’intero ciclo a livello profondo, e quella che a tutta prima può apparire come una gabbia strutturale è costruita con estrema libertà. Invece che giocare di forza con la grande forma, Cage con olimpica calma modella i mattoni che danno forma all’intero edificio. Più che basarsi su contrasti netti, dipinge con colori soffici, talvolta soffusi, esaltando le possibilità del pianoforte preparato che diviene uno strumento di percussioni liriche. Invece di attirarne l’attenzione strillando, vuole che l’ascoltatore scivoli dentro questo labirinto, fatto di infinite “nuances” e sottili modulazioni. Info:
Palazzo Altemps - Museo Nazionale Romano
Piazza di Sant'Apollinare, 46, 00186 Roma
Inizio visita guidata: ore 20.00
Inizio concerto: ore 21.00
Biglietti da 13 a 15 euro
www.romaeuropa.net
Ufficio stampa musica Romaeuropa festival 2015
Giulia Di Giovanni
Ufficio stampa Romaeuropa Festival 2015
Francesca Venuto, Matteo Antonaci