
Stavolta tocca ad una band fiorentina L'ALBERO DEL VELENO col loro disco d'esordio: "Le radici del male".
Avete presente quella sensazione strana che si vive quando un film horror è decisamente reale?
Spesso questo accade perché nelle scene del film più misteriose, c'è sempre un momento in cui il volume della colonna sonora prende il sopravvento sul film ed è proprio in quell'istante che la musica, è il dialogo della scena che state vedendo.
Quando ho ascoltato per la prima volta questo disco della band fiorentina, ho pensato di essere decisamente stato trasportato in una vecchia sala cinematografica degli anni settanta... Sigarette accese del vicino di poltrona ed una strana sensazione di NON tranquillità.
Facendo ombra - a chi in maniera più evidente, a chi meno - alle menti di ogni essere.
Possiamo ignorare la sua esistenza o cercare di annientare la sua influenza,
ma i suoi frutti sono il nostro pane quotidiano.
Gli anni si susseguono e il suo tronco cresce a dismisura,
Facendo aumentare e la sua ombra e i suoi frutti.
No, non è una pianta come le altre, questo è l'Albero
E' l'Albero del Veleno
Gente come Fulci o Bava, si sarebbero presi a botte per accaparrarsi "L'albero del veleno".
Sei canzoni completamente strumentali, che colpiscono al cuore dell'ascoltatore, specie se amante del periodo prog anni 70, quello più oscuro, ad esempio i Goblin, potrebbero essere i padri spirituali dei nostri musicisti fiorentini.
Le atmosfere cupe, oniriche, si impossessano di ogni cosa che gli sta intorno.
Provate a chiudere gli occhi durante l'ascolto, non potrete che rimanerne affascinati, ma tenete l'occhio vigile perché non si sa mai....
Questa musica vive da se a metà tra una classica oscura ed un rock strumentale molto soft ed elaborato.
Quando ascolterete canzoni come: "Dove danzano le streghe", col suo rock di matrice "Balletto di bronzo", oppure "...E resta il respiro", una bellissima e varia cavalcata prog, capirete ciò che intendevo raccontarvi.
"Presenze dal passato", triste e malinconica, allo stesso tempo di una dolcezza che ti vien voglia di abbracciarla.
"Un altro giorno di terrore" ha un virtuosismo rock progressivo notevole, con cambi di tempo e le sonorità oscure che gli competono.
"Due anime nella notte" forse fra tutte la meno coinvolgente .. forse ...
"Al di là del sogno... L'incubo riaffiora" il giusto tributo a Lucio Fulci ed al suo genere cinematografico pieno di oscurtià.
Deliranti amici non vi resta che ascoltare per credere.
Buon ascolto.
Roberto Bruno