
Grazie mille! La band si è formata tra il 2011 e il 2012 quando al nucleo originario (io ed il bassista Massimiliano Masciari) si è aggiunto prima il tastierista/seconda voce Marco Antonio Cerioli poi il batterista Francesco Meles. Ci conoscevamo già tutti per collaborazioni in altri progetti musicali. Il nome è venuto fuori in maniera abbastanza casuale, molti anni fa, con un'altra formazione, prima di iscriversi ad un concorso musicale. Penso l'abbia ispirato un articolo di un giornale che parlava di arte e follia. Ci è subito piaciuto. Sui significati poi ognuno si può sbizzarrire. La follia, comunque, fa sicuramente parte del nostro bagaglio...
2) Il vostro omonimo album d'esordio è un percorso molto vario tra tanti generi, mai banale e soprattutto molto raffinato nell'esecuzione. vi ha impegnato a fondo la registrazione?
L'idea alla base del disco è stata quella di lavorare sul materiale che avevamo scritto negli anni, registrarlo tutto e sceglierne il meglio per farne un disco d'esordio che rappresentasse la sintesi dei nostri percorsi, provare a creare un nostro linguaggio, contemporaneo ma molto contaminato.
Tra la fase di pre-produzione e la produzione vera e propria ci abbiamo messo circa due anni! Ci è servito molto tempo per rendere uniforme il sound, fondere le varie influenze e scremare i brani più adatti a creare un lavoro coerente. Inoltre diciamo che siamo una band iper-democratica, quasi anarchica...insomma...si discute sempre tanto, troppo su tutto!
3) Ascoltandolo, vengono in mente artisti di vario genere, ma devo dire che dopo vari ascolti ho sentito forti influenze di PFM o dei giovanissimi Pooh. Ma per voi quali sono gli artisti che più vi hanno ispirato in questo disco?
Tutti e 4 abbiamo ascolti molto vari e molto diversi fra loro. Forse in questo disco però emergono di più le mie influenze, essendone l'autore ed il produttore: Jeff Buckley, Ben Harper, Dave Matthews, Pink Floyd, Led Zeppelin, Genesis, Yes, Porcupine Tree, PFM, Lucio Battisti, Muse...
Elencare gli ascolti di tutti credo sia impossibile...dal jazz al death metal, passando dai Red Hot, dal grunge e dal prog... (i Pooh credo li ascolti solo il tastierista...)
4) Fare prog oggi in Italia è molto difficile, spesso gli artisti si devono rivolgere ad un mercato straniero che riceve meglio queste sonorità, voi avete avuto questa sensazione oppure il vostro progetto è stato subito accolto positivamente?
Partiamo dicendo che noi non siamo prettamente un gruppo prog, forse siamo meno di nicchia di quello che crediamo. Forse il “prog” nella nostra musica sta più nell'approccio, nella sperimentazione, nel cercare di fondere gli stili e crearsi un proprio linguaggio, nel lavoro di arrangiamento curato maniacalmente. Ma il prog “vero” è lontano da quello che facciamo; prog-pop rende bene l'idea... un pop sperimentale, progressivo ma pur sempre “pop” che cerca la melodia e l'immediatezza (poi, alla fine, le etichette di genere lasciano un po' il tempo che trovano...).
“Prog” a parte, il momento storico per la musica inedita (per la musica e la cultura in generale) in Italia non è sicuramente dei migliori, per usare un eufemismo. In giro nei pochi locali dove si fa ancora live (karaoke e djs la fanno da padroni) ormai dominano tributi e cover-band e il pubblico sembra impigrito e con sempre meno voglia di scoprire musica nuova e sconosciuta, forse anche un po' “lobotomizzato” dal mainstream.
Sicuramente il grosso del lavoro è da fare sulla cultura musicale degli italiani e sarà un percorso lungo e tortuoso. Insegnando musica, tra l'altro, lo viviamo in prima persona ogni giorno.
È però vero anche il contrario...Per fortuna esiste ancora una piccola nicchia di pubblico curioso che va a cercarsi gruppi nuovi, va a vedersi i live di inediti e anche locali che danno ancora spazio ai brani originali (sempre meno purtroppo). È su di loro che vogliamo puntare. Sicuramente “Non è facile” ma ci proviamo...
La speranza è quella di ritagliarsi nel tempo una nicchia di pubblico che ami davvero ciò che facciamo e come lo facciamo. Con questo primo disco stiamo solo iniziando il cammino, cercando di fare la sintesi dei nostri 4 percorsi artistici al meglio possibile.
Comunque finora stiamo ricevendo ottimi feedback da pubblico e critica e ciò ci fa ben sperare anche se siamo consapevoli che ci vorrà del tempo, tanta pazienza e costanza per vedere dei risultati concreti qui in Italia. Intanto ci proviamo parallelamente anche all'estero promuovendo i 3 singoli in inglese “It's not easy”, “Shot in the dark” e “A better day tomorrow” (le ultime 3 tracce del disco).
5) I testi sono legati tra loro come un concept, oppure ogni canzone vive di luce propria?
In realtà ogni canzone vive di luce propria e non hanno un concept comune. L'essere “concept” di questo disco sta più nella sua stesura: ogni canzone porta morbidamente a quella successiva, spesso senza interruzioni, accompagnando l'ascoltatore in un viaggio sonoro attraverso tutte le sfumature di genere della band. È uno di quei dischi che è meglio ascoltare dall'inizio alla fine, come quelli di una volta, senza interruzioni e senza skippare le tracce “riempitive”.
6) Avete in programma un tour per il 2015?
Le date sono in via di definizione e speriamo di toccare tutta l'Italia piano piano. Per ora abbiamo fatto la data zero domenica 1 febbraio al Blues House di Milano ed è stato un vero successo! Per restare aggiornati seguiteci sempre su www.lefolliarie.com e su tutti i nostri social.
7) Lorenzo Cazzaniga è decisamente un produttore di grido in Italia, come siete arrivati a lui e che consigli vi ha dato?
Sono davvero contento di aver lavorato con lui. È stato un piacere e un onore immenso. L'ho conosciuto tramite il mio caro amico e collega chitarrista Gianluca Del Fiol. Si è subito rivelata una grandissima persona! Super-professionale (ha un curriculum davvero impressionante) e molto disponibile dal punto di vista umano. Si vede subito che ama da matti il suo mestiere e che mette la stessa passione e lo stesso impegno sia nel lavoro con la band emergente che con la superstar. I mix sono durati il tempo che serviva (parecchio) e non ha mai lesinato su nulla per ottenere il miglior risultato artistico possibile. Quando mixa tiene sempre d'occhio la canzone e l'equilibrio emozionale del brano come non ho mai visto fare a nessun altro in precedenza. Mixa in maniera molto artistica diciamo; insomma si vede che ha lavorato con tutti i più grandi artisti e ne ha fatto tesoro. Lavorare con lui per me è stato davvero illuminante dal punto di vista della produzione artistica (amo anche produrre altri artisti e band) oltre che dal lato tecnico. Inoltre mi ha permesso di capire meglio i nostri punti di forza e di debolezza come band su cui poter lavorare in futuro. Spero che per i prossimi lavori collaboreremo ancora perché i risultati raggiunti in questo disco sono davvero notevoli come impasto sonoro.
8) Volete mandare un saluto ai lettori di Deliri Progressivi?
Certo che sì! Un abbraccio a tutti i lettori di Deliri Progressivi! Continuate ad essere curiosi e cercarvi nuova musica e nuove band; supportatele, seguitele live e comprate i loro dischi. Senza di voi la musica indipendente italiana ha poche chance di sopravvivere!
Se siete interessati al nostro progetto seguiteci su www.lefolliarie.com e sui nostri social (fb, twitter e youtube). Alla prossima! ;)
Roberto Bruno