
- We shall overcome. È un pezzo spiritual portato al successo da Pete Seeger e Joan Baez, inno delle battaglie civili e del movimento pacifista americano e diffusosi rapidamente in tutto il mondo. È un brano di grande spessore poetico ed evocativo, ricolmo di speranze e sogni (“cammineremo mano nella mano, vivremo in pace, nel profondo del cuore, io lo credo”).
- War. Scritta da Edwin Starr, cantante soul della scuderia Motown, è arrivata al successo nel 1970 e costituisce una vibrante protesta contro la guerra in Vietnam con la sua domanda incalzante, ripetuta più volte (“La guerra a cosa serve? Assolutamente a nulla”) e che si chiude con una supplica accorata (“dicono che si deve combattere per la libertà, ma ci deve essere un modo migliore della guerra”).
- Give peace a chance di John Lennon è stata scritta nel 1969. La forza del brano è nel ritornello scandito in maniera ossessiva (“tutto ciò che noi diciamo è: date una possibilità alla pace”) diventando in tal modo uno slogan corale delle marce pacifiste.
- Imagine è un altro pezzo di John Lennon che non ha bisogno di grandi presentazioni, a tal punto è conosciuto. La speranza di un sognatore è quella di vivere in un mondo nel quale non ci sia “niente per cui uccidere o morire”, un sincero spirito di fratellanza universale che supera le divisioni e unisce.
- Masters of war di Bob Dylan è un feroce atto di accusa verso i signori della guerra, che costruiscono armi di distruzione di massa e assistono impassibili, al riparo nei loro palazzi di potere, alla conta dei morti provocata dai loro strumenti. La canzone, un vero e proprio pugno nello stomaco, si conclude con una maledizione rabbiosa verso i signori della guerra (“spero che moriate e che la vostra morte giunga presto”).
- Blowin’ in the wind è una tra le più famose canzoni pacifiste del repertorio di Bob Dylan. Fu pubblicata nell’album The free wheelin nel 1963. Rivolgendosi all’intera umanità, Bob Dylan si sofferma su aspetti di natura sociale ed esistenziale, ponendosi molte domande sul tema della Vita, interrogativi che trovano risposta nella celebre frase “la risposta sta soffiando nel vento” che chiude ogni ritornello.
- Gimme shelter dei Rolling Stones compare nel disco Let it bleed del 1969. È un brano ossessivo, magnetico, inquietante, nel quale Mick Jagger racconta la paura di chi si sente indifeso e cerca un rifugio, in un’epoca di guerre e tensioni come fu quella che vide la composizione del pezzo (“la guerra, bambini, è lontana solo uno sparo”).
- Fortunate son di John Fogerty. Questa canzone fu scritta nel corso della guerra in Vietnam dai Creedence Clearwater Revival capitanati da John Fogerty. È un’invettiva pungente ed ironica nei confronti dei figli dei politici, dei militari e dei ricchi in genere che riuscivano ad evitare di andare al fronte. Per questo motivo divenne anche un manifesto contro le ingiustizie sociali. Un’altra canzone di protesta contro il conflitto in Vietnam è Who’ll stop the rain.
- Where have all the flowers gone, inno pacifista per antonomasia, è stata portata al successo da Pete Seeger e Joan Baez. Anche in questo caso il testo è costituito da una serie di strofe contenenti delle domande che trovano risposte via via più drammatiche (“dove sono finiti fiori? Li hanno presi le ragazze. Dove sono finite le ragazze? Le hanno presi i ragazzi. Dove sono finiti i ragazzi? Tutti quanti soldati. Dove sono finiti i soldati? Tutti dentro alle tombe”).
- Sunday bloody Sunday degli U2 racconta con angoscia l’incredulità di chi assiste alla violenza e alla repressione, rappresentata da ciò che è realmente accaduto a Derry nel Nord Irlanda domenica 30 gennaio 1972, quando un plotone di soldati britannici sparò su una folla di manifestanti, uccidendone tredici.
Eugenio Nascimbeni