Continuo a pensare e ad esserne sempre più certo che il rock italiano abbia un solo nome: Litfiba.
Non bastava l'afa e la calura di questo pazzo luglio, la band ci ha messo tutto l'impegno possibile per riscaldare la temperatura. Il gruppo ha vissuto metamorfosi importanti. Sono partiti dall'essere i numeri uno della New Wave, fino ad arrivare ad oggi, dove riportando sul palco "La tetralogia degli elementi" (composta da brani tratti dal primo periodo post trilogia), li vede trionfare in una versione decisamente più rock. Piero & Ghigo sono in forma e regalano una performance perfetta. Il pubblico parte, recependo il messaggio iniziale. Si inizia con "Resisti" (da El Diablo), in una veste nuova, più tosta ed importante e così anche "Africa". Pochi effetti speciali, solo vera musica. Una scaletta splendida avvolge Firenze, canzoni come "Linea d'ombra”, “Dimmi il nome”, conquistano i cornucuori infiammati. Sul palco il divertimento. Luca Martelli già presente nel tour precedente è la solita macchina da guerra, Federico"Sago" Sagona è un tastierista folle dalle grandi potenzialità, che sa suonare e dal forte impatto musicale ma in questo tour, l'uomo che più mi sorprende, è Ciccio Li Causi che col suo basso e il suo aspetto splendidamente selvaggio conquista. Devo ammettere che lo avevo visto suonare molte volte con i “Negrita”, ma nei Litfiba ha veramente trovato una linfa vitale incredibile. Il concerto continua imperterrito, e i cori per Piero e Ghigo si sentono, ma si canta e soprattutto si balla a tempo di rock. "Lo spettacolo”, “Tammuria”, “Ora d'aria”, “Siamo umani" non permettono di stare fermi. C'è anche tempo per pensare, ad un concerto dei Litfiba, il pensiero sociale non manca; la musica dei "ragazzacci" è anche questo. Il pugno di Terremoto sullo sfondo, metaforicamente rappresenta la forte roccia granitica dei Litfiba. All'ippodromo tutto ciò che è liquido è finito ma si continua a ballare, a pogare, a cantare ed a sognare. Nel frattempo vanno: "Sotto il vulcano”, “Dinosauro”, “Animale di Zona”, “El diablo”, “Dottor M". Fuoco e fiamme con le chitarre di Ghigo, sempre prodigo di sorrisi verso il pubblico, e in una forma eccezionale. Hanno sempre sostenuto di non voler essere una band da stadio, il loro rapporto diretto col pubblico volerebbe via. Finale coi classici, brani come: “Fata Morgana, Ragazzo, Spirito, Regina di cuori, Proibito, Gioconda e Ritmo2#” scatenerebbero chiunque. La chiusura ed i saluti arrivano con Cangaceiro, per uno dei migliori concerti dei Litfiba degli ultimi anni. E Firenze sogna col sound dei suoi figli e i Litfiba ringraziano, donando oltre due ore e mezza di abbondante sano rock/blues. Reportage fotografico a cura del direttore di Deliri Progressivi: Annamaria Dulcinea Pecoraro. Roberto Bruno |