Hanno pubblicato la loro seconda “prova” su disco e colpiscono ancora.
Diciamo sinceramente che con "Suburbs of mind" danno una svolta al loro sound, lasciando quasi da parte l'inizio prog, per creare qualcosa di portentoso; un connubio tra i Muse e i Radiohead.
Devo specificare che tutto questo non vuol dire copiare, ma miscelare le idee con un suono già esistente.
D'altronde sappiamo tutti che i migliori cocktail, nascono da ingredienti già noti con una decisa aggiunta di personalità.
Dieci canzoni compongono "Suburbs of mind" con spessore rilevante.
L'inizio è affidato alla bella "The morning star" ma in "Bite the snake" l'adrenalina sale, invece "The way (I used to know)" vi consiglio di ascoltarla a luci spente. Credetemi da brividi!!!
Gran bel disco davvero e questi giovani virgulti fiorentini sono da tenere sott'occhio.
L'album è decisamente vario. La monotonia i Finister non sanno proprio dove abiti.
Canzoni come "A decadent story" affascinano, anche "My howl" è fra tutte la più complicata/sconvolgente dell’intero disco. "Levity" altro grande pezzo da 90 dell'album, riemerge nell'anima oscura progressive.
"Oceans of thrills" è una particolare ballad, non una classica mielosa.
"The key" sublime nei cambi di tempo che portano addirittura verso un doom inaspettato, con finale blues.
"Here the sun" è quell'incrocio Muse/Radiohead di cui parlavo precedentemente.
Il finale è affidato a "Everything goes back" che chiude degnamente il disco.
Questi ragazzi confermano tutto ciò che di buono avevo notato nel precedente Ep, anzi direi che il loro osare li ha portati anche oltre.
C'è ancora tanto da lavorare, ma qui ci sono basi per un futuro raggiante.
Unico neo ... l'inglese... ci vorrebbe qualche lezioncina di pronuncia.
Roberto Bruno