In pratica abbiamo pensato di accorpare in un’unica struttura
una serie di diverse professionalità e operatività legate al mondo della musica
prodotta, suonata, promossa e distribuita.
Intervista a Massimo Bonelli a cura di Roberto Bruno
1) Sabato 31 a Roma la presentazione del network iCompany, di cosa tratta precisamente il network?
iCompany è la realizzazione di un progetto che avevo già in testa da qualche tempo.
In pratica abbiamo pensato di accorpare in un’unica struttura una serie di diverse professionalità e operatività legate al mondo della musica prodotta, suonata, promossa e distribuita.
Attraverso iCompany saremo in grado di gestire complessivamente tutte le esigenze dei nostri artisti e di lavorare con loro sfruttando al massimo le nuove tecnologie ed i nuovi linguaggi della comunicazione e della diffusione della musica. Avremo anche modo di stringere importanti collaborazioni con altre realtà esterne ma molto vicine ad iCompany, professionisti ed aziende che abbiamo avuto modo di incontrare, conoscere ed apprezzare nel corso degli ultimi 15 anni.
2) A che tipo di cliente si rivolge precisamente iCompany?
iCompany si occuperà quasi esclusivamente dei suoi artisti.
Non mi sentirei di considerarli “clienti” ma piuttosto “pietre angolari” del nostro lavoro.
Le uniche attivazioni aperte a terzi saranno quelle legate alla comunicazione social e alla distribuzione.
La nostra struttura dedicata alla comunicazione social si chiama PopUp | Social Media Attacke nasce dalla voglia di imporre un approccio diverso alle strategie promozionali per il lancio di un artista. Per la distribuzione stiamo per partire con un progetto molto ambizioso e innovativo guidato dal nostro marchio “Italy Digital Music”.
Questo ramo d’azienda sarà l’ultimo ad essere completamente attivato e saràpronto al 100% entro la primavera.
3) Come vedi il mondo musicale italiano attuale?
E’ una domanda che mi viene posta abbastanza spesso e che mi pone ogni volta di fronte ad un dilemma: sarà il caso di dire tutto quello che penso senza peli sulla lingua oppure opto per una risposta misurata ed equilibrata?
Poi mi convinco che in mediastatvirtus. E dunque credo che la colonizzazione culturale che abbiamo subito negli ultimi 70 anni abbia generato un forte impoverimento dell’autenticità e della qualità della musica prodotta nel nostro paese; la crisi del disco e quella economica hanno fatto il resto. Il mio antidoto utopico a questo problema sta nell’idea che si debba ripartire dalla musica popolare, dai dialetti, dalle melodie e dalle ritmiche della nostra cultura popolare, contaminandole in modo credibile con “musiche altre”.
Non propongo certo il ritorno incondizionato al folk nudo e crudo, anzi. Credo però che la musica buona abbia bisogno di carattere, di autenticità, di ispirazione; questi sono elementi difficilmente riscontrabili in progetti artistici in cui si tenta di rincorrere ed imitare una musica che non fa parte del nostro DNA, o di trovare la melodia e l’arrangiamento giusti per il prossimo singolo dell’estate o peggio ancora il volto e la voce più carina da catapultare in un patinato piano bar televisivo a metà tra il karaoke e la corrida. La creazione di un’opera d’arte (ed una bella canzone lo è di certo) deve necessariamente viaggiare sconnessa dalle esigenze e dai tempi del mercato.
4) Il 31 oltre alla presentazione alla stampa di iCompany c’è stato anche il concerto della Med Free Orkestra con ospiti illustri come Eugenio Bennato. Ci presenti l'evento?
L’evento del 31 gennaio 2015 all’Auditorium Parco della Musica di Roma è stato il nostro battesimo di fuoco.
Sul palco c’era la Med Free Orkestra e tutto è andato davvero bene, oltre ogni aspettativa. E’ stata una grande festa, con la Sala Sinopoli gremita e tanti amici che sono venuti a festeggiare con noi. Ci hanno particolarmente onorati la presenza e le parole di Erri De Luca, un artista totale, un uomo che farà certamente parte dei libri di storia. La sua partecipazione al nostro evento mi ha sinceramente emozionato. Un grande onore è stata anche la conduzione di Gino Castaldo, un giornalista di grande livello, un eccezionale professionista ed un caro amico.
Eugenio Bennato, Andrea Satta dei Tetes de Bois e AmirIssaa hanno dato il loro straordinario contributo ad una serata che difficilmente dimenticherò. Resterà impressa tra i ricordi più belli della mia vita.
5) iCompany sarà un progetto globale unico nel suo genere in Italia. Quali benefici apporterà agli artisti che si rivolgeranno a voi?
Nel mettere a punto questo progetto, la bussola è stata sempre puntata sulla necessità di poter ragionare sui progetti artistici a 360°. Credo infatti che, nel 2015 e sempre più in futuro, un elemento irrinunciabile per lavorare con successo su un artista sia la “visione” complessiva del suo progetto e delle sue esigenze. Per ottenere il massimo è necessario integrare alla perfezione le diverse strategie d’azione (dal tipo di produzione al tipo di comunicazione, dalla scelta dei live e degli eventi da fare al come, dove, quando e quanto distribuire la sua musica).
Insomma, penso che ogni progetto artistico abbia bisogno di una sua specifica strategia operativa e che le strategie vadano consolidate e rivisitate anche quotidianamente se necessario. Questo tipo di necessità può essere soddisfatta soltanto se tutti i compartimenti operativi lavorano a contatto quotidiano e con un unico obiettivo comune. Con iCompany tutto questo sarà possibile.
6) iCompany si rivolgerà ad artisti multi genere o andrete verso una tipologia di sound ben precisa?
Come ti accennavo pocanzi, credo che resteremo radicati nella nostra intenzione di lavorare prevalentemente sulla musica popolare contaminata o, se vogliamo essere più vaghi, sulla world music made in Italy. Sono dell’idea che la musica italiana non abbia ancora vissuto la sua fase migliore e che ci sia ancora tanto spazio per sperimentare e produrre partendo della cultura musicale popolare del nostro paese, lavorando su nuove forme di contaminazione e linguaggi musicali innovativi. Nei prossimi anni scopriremo se questa visione abbia o meno degli elementi fondati.
Se così non fosse dovrò ammettere di essere stato ingannato da una delle mie utopie più affascinanti…staremo a vedere, anche se al momento credo proprio di averci visto giusto.
Roberto Bruno