Appena ho l’impressione di volermi sedere per tirare il fiato, ecco che subito riparto di nuovo,
con questa tensione dentro del fare. In questo senso, mi vedo quella di sempre.
Se sono cambiata è nella rotta. Adesso ho una bussola in mano.
Intervista a Irene Ghiotto a cura di Roberto Bruno
Sono violentemente felice. Un sottile ma stringente filo d’ansia mi rende l’equilibrista di me stessa. Più che una tensione alla stabilità, la mia direi che è una spinta al salto. Sono qui, sono pronta.
Il titolo è relativo al tuo pensiero sul tuo disco, oppure c'è un'altra motivazione?
Il titolo è in effetti didascalico. ‘Pop simpatico con venature tragiche’ è un’espressione che ho utilizzato per descrivere il disco quando dovevo riferirmici prima che avesse un titolo definitivo. Mi ci sono affezionata poi a questa definizione descrittiva e ho considerato la possibilità di farla diventare esecutiva. Non è un titolo evocativo, lo ammetto.
E’ però calzante e suggerisce senza troppi giri di parole ciò che il disco è.
Collaborazione con la violoncellista Valentina Cacco. Come nasce l'idea di lavorare insieme per l’album?
Valentina ed io, ci conosciamo da tempo e abbiamo cominciato a suonare assieme più di sette anni fa, con un repertorio di cover beatlesiane. Fra di noi c’è un grande feeling musicale; amiamo suonare assieme. E’ una strumentista di formazione classica ma votata alla musica moderna, soprattutto quella cantautorale. Mi ha già accompagnato nei live dell’Ep del 2013 e mi sembrava più che giusto farla partecipare alla stesura e alla registrazione del nuovo disco. Molti dei temi, anche vocali, presenti nelle tracce del disco sono di sua composizione. Non è una a cui bisogna dire cosa fare: lei prova, sperimenta, suggerisce. Ed è devota alla causa, non è una mercenaria. Questo mi è sempre piaciuto di lei.
Tentennamenti, strade a senso unico, inversioni di marcia, sterrato con scarponi e pantofole su parquet, mi piace come definisci il tuo "passato artistico", oggi in attesa dell'uscita del tuo album come ti vedi?
Mi vedo sempre alla ricerca di qualcosa. Appena ho l’impressione di volermi sedere per tirare il fiato, ecco che subito riparto di nuovo, con questa tensione dentro del fare. In questo senso, mi vedo quella di sempre. Se sono cambiata è nella rotta. Adesso ho una bussola in mano. Le esperienze vissute si sono sedimentate. Mi sento più consapevole e più sicura. Più vecchia, insomma.
Parlando della produzione del disco è stato detto che: è costruita attraverso il meccanismo del loop ritmico, maggiormente composto da schiocchi di dita, mani, labbra, lingua e soffi e sbuffi d’aria.
Vuoi spiegarci meglio?
Ho costruito gli arrangiamenti basandomi su dei loop vocali: i rumori della bocca, soprattutto, ma anche quelli delle mani e degli oggetti della mia scrivania, compongono lo scheletro ritmico dei brani. A cui ho aggiunto una spalmata massiva di cori polifonici, che sostituiscono le parti che in un’orchestra verrebbero affidate agli archi e ai fiati.
Ci sono poi degli arpeggi di piano e un po' di strumming chitarristico ma direi che maggiormente il disco si compone del suono della mia voce.
Anche la cover del disco avrà una elaborazione molto particolare, si parla di "glitch art".
Spiega come funziona e cosa accade ai profani come noi.
L’immagine di copertina è stata creata processando la foto attraverso un editor di file audio. Quella distorsione che vedete sulla parte bassa della copertina, quei pixel colorati non sono altro che la mia voce che ha preso le sembianze di un colore e di una forma. E’ una irrealtà, un errore, una magica contraddizione.
Vuoi mandare un saluto ai lettori di Deliri Progressivi?
Vi invito ad ascoltare il mio disco, se non altro per scoprire che le tracce sono esse stesse dei ‘deliri progressivi’. Fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo! Un grande saluto a tutti!
Grazie Irene ed in bocca al lupo per il tuo: "Pop simpatico con venature tragiche".
Roberto Bruno