spesso infatti la timidezza è indotta proprio dall’essere estroversi,
e quindi cercare conferma di sé attraverso l’ambiente circostante.
Intervista a CHIARA DELLO IACOVO a cura di Roberto Bruno

Incredula? Stranita? Incosciente? Di sicuro queste sensazioni sono presenti in me in maniera pressoché equivalente, ma da una parte sento come se tutto questo fosse solo parte di uno svolgersi naturale e necessario di eventi…Hegel sarebbe fiero di me.
Ascoltandoti, trovo che tu abbia una voce molto particolare, e devo dire che anche le tue canzoni sono molto interessanti. Insomma mi toccherà guardare il Festival per fare il tifo per te... Ci presenti "Introverso" il brano col quale parteciperai nella Sezione Giovani del Festival?
“Introverso” è la proclamazione della consapevolezza di sé, il che non deve indurre a pensare all’arroganza o alla supponenza. Essere consapevoli di sé significa infatti avere la coscienza anche di tutti i propri limiti, e quindi mettersi continuamente in discussione. Una persona introversa non è da confondersi con una persona timida: spesso infatti la timidezza è indotta proprio dall’essere estroversi, e quindi cercare conferma di sé attraverso l’ambiente circostante. Un introverso è semplicemente rivolto verso l’interno. Questa canzone è nata durante quella che si è poi rivelata essere la mia ultima settimana di The Voice ed è stata indotta proprio da quell’ambiente, dove ci si sente continuamente in dovere di dimostrare a se stessi e agli altri che si meritavano di essere lì, e che ha sortito in me l’effetto opposto, facendo emergere il mio lato più schivo e riflessivo.
Si può ancora sognare prima della partecipazione sanremese, poi tra poco ci sarà la realtà. Ma intanto la notte cosa sogni?
Le mie notti sono spesso e volentieri più faticose delle ore di luci. Da quando ho tredici anni ho sempre fatto sogni lunghissimi e decisamente intricati, per un certo periodo mi ero anche decisa a metterli per iscritto perché ci si potrebbero ricavare degli sceneggiati. Ora per fortuna il mio cervello ha innescato un meccanismo di difesa per cui tendenzialmente li scordo in fretta, se no mi servirebbe come minimo un hard-disk collegato all’ippocampo per avere memoria disponibile per altro.
La tua partecipazione a The voice che esperienza è stata e cosa ti è rimasto dentro?
È stata sicuramente travagliata, perché più che sull’effimera onda dell’entusiasmo ho deciso di viverla sfiorando con la pancia il suo fondale. Ho sicuramente messo molto più a fuoco chi sono e chi ho intenzione di diventare. E poi mi ha fatto partorire la canzone che ora mi porterà sul palco dell’Ariston per cui non posso proprio lamentarmi.
Durante Sanremo uscirà il tuo album d'esordio "Appena sveglia". Ci anticipi qualcosa?
Raccoglie tutti i brani che ritengo i più significativi da quando ho iniziato a scrivere in italiano, ovvero a diciassette anni. È una discreta carta d’identità. Il sound che abbiamo scelto è molto naturale, a tratti con sfumature più folk e a tratti più pop. C’è anche una canzone registrata piano e voce in presa diretta: quello che ci eravamo prefissati era di mantenere tutta la mia “verità” e direi che ci siamo riusciti.
6) Vuoi mandare un saluto ai lettori di Deliri Progressivi?
Basta che da progressivi non diventino ossessivi, dopodiché viva i deliri!
Ti faccio il mio più grosso in bocca al lupo e ti giuro che guarderò il festival e tiferò per la tua originalità.
Roberto Bruno