
Intervista di Silvia Calzolari
all'attrice e cantante SANDRA ZOCCOLAN
Al termine dello spettacolo "Per una donna" al Teatro Ringhiera (produzione Atir, testo di Letizia Russo, regia di Manuel Renga, supervisione artistica di Serena Sinigaglia, con Sandra Zoccolan), l'attrice e cantante protagonista del monologo, Sandra Zoccolan, mi riceve in camerino con solarità e simpatia. Sono ancora sorpresa e avvolta dall'emozione interiore che si è sprigionata assistendo alla rappresentazione, ma domande e risposte si alternano a riflessioni e dialogo in modo spontaneo e naturale, rivelando Sandra nella sua generosità, gentilezza, umiltà e apertura. Una professionista di grande intensità, umanità e abilità comunicativa.
Sandra Zoccolan: "Sono nata a Milano da genitori veneti e ho sempre vissuto prima in provincia poi in città. La mia iniziale intenzione era diventare veterinaria, gli animali sono la mia seconda passione e, ancor oggi, mi dedico alla loro cura. L'esperienza alla Scuola D'Arte Drammatica Paolo Grassi, l'incontro con gli amici dell'associazione è stata determinante e con loro ho fatto la mia scelta che si è rivelata fortunata, dedicarmi alla recitazione. Con i compagni di sempre abbiamo dato vita ad Atir nel 1996 (dal 2008 siamo al Teatro Ringhiera). Abbiamo fatto moltissime esperienze, forti ed intense. La nostra è una famiglia. Stare insieme, pur molto diversi fra noi come carattere, ci ha insegnato a convivere, rispettarci, litigare, ascoltare, imparare ed essere comunicativi. E' stata una crescita che ci ha insegnato la relazione anche con gli altri".
- Quanta improvvisazione ed intervento personale c'è nella tua recitazione di questo splendido monologo?
Sandra Zoccolan: "Si è fedeli al testo e alla sua struttura, solo qualche piccolo taglio del regista e interventi musicali. Il lavoro è studiare uno schema, una sequenza di azioni, intenzioni, cambi di posizione e cercare di farle rivivere ogni volta come fosse la prima volta. Ogni spettacolo non è mai uguale. Ho curato le registrazioni esterne, il canto e le scelte musicali, a cui mi dedico da sempre con la compagnia Atir. Il canto crea suggestione ed atmosfere"
- È stato il tuo percorso con Gabriele Vagis a rivelarti come cantante e compositrice?
Sandra Zoccolan: "Studiando pianoforte ho sempre sentito la musica vicina. Non mi ero mai dedicata al canto, è stato Gabriele Vagis, con il suo lavoro nel coro e d'improvvisazione corale, a scoprire e stimolare questa mia potenzialità e ho quindi dato spazio anche a questo aspetto."
- "Per una donna" pone al centro il femminile nelle sue paure, nelle sue ansie, nel suo contesto di "normalità" e di conflitto di fronte al desiderio. Cos'è la "normalità" secondo il tuo punto di vista?
Sandra Zoccolan: "La normalità, in questo caso, è avere tutto sotto controllo, una realtà in cui le cose sono sempre uguali, ripetitive, abitudinarie e conformi (simbolicamente in scena il ronzio del frigorifero). Normalità è credere di avere tutte le sicurezze, come, ad esempio, nel rapporto, in apparenza perfetto, con il marito e che invece manca di qualche spinta vitale e sensuale, d'energia e d'inaspettato. Non a caso questa donna s'innamora di una sconosciuta. Un desiderio travolgente.
Da qui il conflitto interiore e tutto ciò che implica, anche legato all'educazione, ai giudizi dei parenti e della gente. L'altra parte di sè forte, preme e prosegue da mesi".
- Nella molteplicità d'essere di ognuno, quale soluzione o non soluzione possibile?
Sandra Zoccolan: "Dipende da ognuno, ci possono essere soluzioni attraverso un percorso personale: cambiare totalmente la propria vita o, anche solo per un incontro, stravolgerla. Nel caso della protagonista, non si sa, il finale è aperto. Importante è essere reattivi e in ascolto di se stessi".
- Quanto si può essere se stessi in questo mondo? È utopia?
Sandra Zoccolan: "Fatico a rispondere in assoluto. Personalmente vorrei essere più aperta possibile, cerco di ascoltarmi molto e vedere cosa succede, nei cambiamenti e conflitti. Fondamentale è non mentirsi. Lavorare molto su se stessi. Io non ho mai somatizzato, ho il desiderio di essere sempre sincera in tutto, anche di fronte alla morte. Non sfuggire la realtà anche se dolorosa, preferisco sapere la verità. Mi sento fortunata in questo processo sia a livello umano che professionale."
- Nell'analisi vita/morte la protagonista esprime tutte le sue ansie, paure, angosce, esplosioni liberatorie e si guarda finalmente allo specchio.
Sandra Zoccolan: "Sì nel pensiero di arrivare alla morte senza aver realizzato cose importanti. Ripete spesso che giorni, mesi e anni passano senza lasciare traccia, nei figli mai avuti, nel timore di arrivare alla fine e non aver lasciato niente. Va bene così, si deve è inevitabile… afferma e riafferma… ma è qualcosa che non smette di logorarla".
- Dubbi, paranoie (i fili presenti in scena rendono perfettamente l'intrigo della mente) spingono la protagonista persino a temere di divenire seriale. Simbolo di cambiamento e consapevolezza di non poter mai più essere uguali a prima?
Sandra Zoccolan: "Spinta vitale, emotiva e viscerale. Ci vuole tanto coraggio per affrontare. Tutte le esperienze forti, dolorose o no, cambiano e fanno crescere. Non si è più come prima…per fortuna".
- Un altro aspetto dominante di questo spettacolo è l'ironia. Quanto l'ami e la vivi nei tuoi spettacoli e nella vita?
Sandra Zoccolan: "In generale mi piace anche se sono 'tragicona'. Cerco di sdrammatizzare e di vedere il lato positivo e sorridente delle cose. Questo testo ha tanti momenti ironici. Ci sono frasi che spiazzano: nei momenti più tragici, se ci guardassimo da fuori, ci vedremmo comici. Il tragicomico. L'ironia ci può aiutare bilanciando le due componenti. Anche se a volte non siamo consapevoli di esserlo".
- La tua visione del teatro: l'importanza il gesto e/o della parola.
Sandra Zoccolan: "Nel teatro di prosa che noi facciamo la parola è importante. Il corpo nella sua unicità di mente ed anima, fatto di emozioni di azioni fisiche, deve procedere in maniera organica. Tutto insieme dalla testa ai piedi. Quando insegno sottolineo che il canto si deve sentire sino alla punta dei piedi, non solo dalla testa in su. Manuel Renga, regista, durante questo lavoro mi ha detto: 'devi pensare che ogni parola ogni frase sia questione di vita o di morte…come i gatti quando dormono…è tanta roba…".
- Esperienza teatrale classica (Euripide ad esempio) e ricerca. Tu personalmente ove ti trovi meglio? Inoltre, Atir è ampiamente impegnato nell'ambito reale e sociale, me ne vuoi parlare?
Sandra Zoccolan: "Mi immergo in entrambi. Atir spazia in vari ambiti. Facciamo laboratori in cui ognuno ha il suo ruolo, io mi occupo della voce, chi training, chi altro. Ci sono momenti dedicati ad esempio all'esperienza 'Voli di cartone' che si occupa di costruire scenografie, ma anche oggetti personali per la casa. Un bel gruppo in movimento".
- Come vedi il teatro oggi: quali le difficoltà e le necessità?
Sandra Zoccolan: "La difficoltà più grossa ora è la questione economica, per la cultura in generale. I contributi vengono distribuiti in maniera spesso diseguale. Per esempio strutture che già hanno soldi, costantemente li ricevono, mentre altre meritevoli vengono dimenticate. Poi ci sono altri aspetti, rappresentazioni ormai stantie che si ripetono costantemente, e anche molto altro… difficile il cambiamento…".
- Dopo Roma ,al Teatro Due, quale il prossimo progetto in corso?
Sandra Zoccolan: "Il prossimo spettacolo di Atir sarà il 3 marzo. Riprendiamo 'Italiani anni 10' con testo del grande Edoardo Erba, scrittore contemporaneo. La tematica è il nostro tempo, la crisi e le difficoltà di un imprenditore, di una madre e sua figlia…le troppe e tante difficoltà. Poi saremo in tournée primavera-estate".
Grazie Sandra per accoglienza, emozione ed ampiezza. Buon lavoro e successo a te, e a tutti voi.
Silvia Calzolari
Sandra Zoccolan, diplomata nel 1996 alla Scuola D’Arte Drammatica Paolo Grassi, ha lavorato con Thierry Salmon, Silvio Soldini, Gabriele Vacis (con quest’ultimo ha lavorato ne Gli uccelli di Aristofane). A scuola ha conosciuto Serena Sinigaglia e i futuri soci dell' ATIR con i quali lavora. A parte letture e performances teatrali occasionali, dirige laboratori in varie scuole di Milano. Negli anni passati, hoùa fatto parte di cori diretti dal maestro Oskar Boldre. L'ultima sua partecipazione è stata nel 2009, in occasione di una tournèe con Anna Oxa, come solista e un coro di 12 elementi, guidati da Oskar Boldre, che ne ha curato anche gli arrangiamenti.
http://www.atirteatroringhiera.it/