Uomini, donne, giovani, vecchi... non c'è distinzione quando la vita è distorta e l'amore ridotto al minimo. Un amore come soprammobile, in alcuni casi, da esibire come status symbol.
Recensione a cura di Violetta Serreli

"I resti dell'amore", Compagnia LIVE THEATRE
Resti d'amore, briciole d'affetto, potremmo anche dire.
Scritta da Lorenzo Fusoni e interpretata dalla Compagnia Live Theatre, questa raffinata commedia vede il suo debutto sul palcoscenico del Teatro Nuovo di Milano, la pièce è stata selezionata tra 60 diverse sceneggiature per la VI edizione del concorso “Festival Amatoriale”, indetto annualmente.
La trama ruota intorno alla vicenda di una coppia che vive inconsapevolmente la sua stanchezza, la sopraggiunta incapacità di comunicare e di riconoscersi. Ted (Lorenzo Balducci) ed Emma (Lucia Maggi) sono travolti da una routine che diventa gabbia. Per lui lo stimolo a cercare altrove un po' di "refrigerio", per lei la rassegnazione al compiere i gesti quotidiani. Finché una mattina, il suono del campanello stravolgerà inesorabilmente questo noioso ménage familiare.
Tre inaspettate sorprese, che rispondono al nome di Charlotte (Francesca D'Oronzio), Roger (Diego Razionale) e Mrs. Pringle (Paola D'Oria), e che sembrano essere l'occasione di vivere finalmente nuove emozioni. Tra tradimenti, pianti di circostanza e vendette senza cuore, arriva anche l'omicidio, in un susseguirsi di brillanti battute e costruzioni sceniche che creano una precisa oscillazione tra il comico e il tragico. Si percepisce chiara la conoscenza della filmografia hitchcockiana, e della produzione di Harold Pinter, come lo stesso regista Fusoni ci fa notare. L'ambientazione ovattata e serena, tipica dei cliché cinematografici anni '40/'50, ne dà una connotazione ulteriormente grottesca, se consideriamo lo sviluppo della trama. Significativa l'assenza fisica della figlia di 5 anni, che sentiamo piangere e vediamo ignorata dalle attenzioni materne. La figlia è sempre uno strumento, un alibi, mai una priorità. Tristemente vicina alla realtà di molta cronaca.
Una prova d'attore notevole quella di Lorenzo Balducci, in scena defunto per due atti interi, vittima di un amore malato, che non lo abbandona neppure dopo la morte. Sono i sentimenti corrotti che viviamo tutti, costretti a curare la facciata di ogni rapporto, più che la sua sostanza. Sono le devianze dell'essere umano, consapevoli e ciniche se provocate dall'insoddisfazione del proprio ego. Uomini, donne, giovani, vecchi... non c'è distinzione quando la vita è distorta e l'amore ridotto al minimo. Un amore come soprammobile, in alcuni casi, da esibire come status symbol.
Determinante l'interpretazione di Paola D'Oria, vittima concreta di una storia che non le dà via di scampo. L'unico personaggio che brilla di luce propria: sincero, onesto, leale, rispettoso. La speranza che il bene trionfi, resta viva fino all'ultimo, proprio grazie a lei.
Nonostante qualche calo nel ritmo, lo spettacolo funziona, coinvolge, diverte e in alcuni momenti commuove.
Violetta Serreli