MARE E MINIERE 2017 Decima Edizione A Monserrato il progetto speciale “Scavi… Storie di Miniera” di Mariangela Sedda e con le musiche si Mauro Palmas Monserrato Sabato, 30 Settembre ore 21,00 Sede Associazione Pauly Onlus, Via del Redentore 216 Scavi… Storie di Miniera di Mariangela Sedda Musiche originali di Mauro Palmas Con Simonetta Soro, voce narrante Mauro Palmas, liuto cantabile Silvano Lobina, basso Chiuso con grande successo di pubblico il cartellone della decima edizione, festeggiata ad Iglesias con il concerto del 5 luglio scorso, che ha visto protagonisti tra gli altri Raiz, Elena Ledda, Nando Citarella, Alessia Tondo, Mare e Miniere torna con un gustoso fuori programma, portando in scena a Monserrato, il prossimo 30 settembre alle ore 21,00, presso la sede dell’Associazione Pauly Onlus, il progetto speciale “Scavi. Storie di Miniera”. Simonetta Soro (voce narrante), Mauro Palmas (liuto cantabile), e Silvano Lobina (basso), proporranno un recital di grande suggestione su musiche originali dello stesso Palmas e testo di Mariangela Sedda. L’idea produttiva nasce dall’esigenza di rappresentare sotto forma di concerto le vicende e le storie umane della gente di miniera. La vicenda è ancorata solidamente alla storia delle miniere sarde, alla descrizione minuziosa dei territori negli anni in cui le miniere furono protagoniste di benessere e sviluppo economico. Lo spettacolo si articola attraverso brevi scene, presentate da una narratrice ormai adulta come una sorta di memoria collettiva, che raccontano storie di miniera attraverso le vicende umane e i cambiamenti che gli anni e il lavoro hanno prodotto nelle comunità dagli anni trenta fino agli anni cinquanta, al culmine dello sviluppo delle città minerarie. Sullo sfondo la grande Storia filtrata attraverso la quotidianità di piccole esistenze. I flash – back accendono singole storie individuali, storie comuni, private, che fanno rivivere il clima di quegli anni. Ogni ricordo si porta dietro storie di lavoro, di lotte, di amori e di feste, che hanno riempito di vita e di fervore villaggi oggi desolati dall’abbandono. La musica, strettamente legata alla narrazione e che di quel mondo cattura suoni, voci e sentimenti, renderà possibile il dialogo tra realtà diverse, transitando fra tradizione e innovazione e incontrando tempi musicali che daranno vita a vividi orizzonti sonori. L’evento è realizzato in collaborazione con l’Associazione Pauly Onlus. Mare e Miniere 2017 è organizzato da Elenaledda vox con il contributo di Fondazione di Sardegna, Regione Autonoma di Sardegna - Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport - Sardinia Ferries, Museo Archeologico “Ferruccio Barreca”, Società di Mutuo Soccorso di Iglesias e la media partnership di Blogfoolk e del Giornale della Musica.
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CEFALO E PROCRI DOPO OLTRE 80 ANNI L'OPERA DI KRENEK TORNA IN UN NUOVO ALLESTIMENTO AL TEATRO MALIBRAN Eccessivo è il dolor quand’egli è muto Ciò che resta musica di Silvia Colasanti Cefalo e Procri - una moralità pseudo-classica musica di Ernst Krenek libretto di Rinaldo Küfferle direttore Tito Ceccherini regia di Valentino Villa Orchestra del Teatro La Fenice nuovo allestimento fondazione Teatro La Fenice prima esecuzione: Venezia, Teatro Malibran | venerdì 29 settembre 2017, ore 19 repliche: 1, 3, 5 e 7 ottobre 2017 Con Cefalo e Procri, Valentino Villa firma la sua prima regia d’opera in un nuovo allestimento della fondazione Teatro La Fenice, al Teatro Malibran di Venezia il 29 settembre in prima assoluta (repliche 1, 3, 5 e 7 ottobre). Composta da Ernst Krenek su libretto di Rinaldo Küfferle, Cefalo e Procri, una «moralità pseudo-classica», condensa tutta la forza di un dramma della gelosia e dell’incomprensione tra i due amanti narrati da Ovidio ne Le Metamorfosi. Andata in scena al Teatro Goldoni di Venezia nel 1934, l’opera viene riproposta al Teatro Malibran, con la direzione di Tito Ceccherini, dopo oltre ottantanni anni dal debutto e affiancata da due brani della compositrice Silvia Colasanti: Eccessivo è il dolor quand’egli è muto dal Lamento di Procri di Francesco Cavalli e presentato in prima assoluta, e Ciò che resta, un ideale dittico incentrato sul mito ovidiano. «In Krenek la morte di Procri a opera di Cefalo è stata cancellata. Procri sopravvive grazie all’intervento della dea Diana» spiega Villa, già regista di molte opere di drammaturgia contemporanea «Al contrario Eccessivo è il dolor quand’egli è muto di Silvia Colasanti si nutre di questa morte il cui lascito è, nella mia visione, tristemente raccontato in Ciò che resta. Abbiamo quindi una doppia immagine del mito e di conseguenza una doppia immagine di Procri. E se i brani di Colasanti sembrano nutrirsi di un sentimento angoscioso e quasi tragico, Krenek ci dà una diversa indicazione della sua opera definendola “una moralità pseudo-classica”». Questa indicazione ha portato Villa a privare la storia di Cefalo e Procri della sua aura mitica: se ci devono essere degli dei allora questi non saranno dissimili da ogni uomo. L’Olimpo diventa una comoda dimora dove gli dei rivaleggiano tra loro, e un laboratorio in cui i due protagonisti costituiscono un semplice divertissement, vivendo all’interno di un diorama. «Questo dispositivo, racchiude la loro intera storia come ricostruzione di un frammento di mondo classico» commenta il regista. «Una pseudo-classicità appunto; una classicità finta, di plastica, simbolica. Qui il mito vive nelle sue molteplici interpretazioni, cristallizzato nel tempo eppure soggetto a ripetizioni e alterazioni. Cefalo e Procri sono esistenze fittizie manovrate da una mano esterna che ne scrive e riscrive la storia, come pedine in un parco giochi dei sentimenti. In un certo senso il loro mondo potrebbe somigliare a quello di Westworld, il film di Michael Crichton recentemente rivisitato nella serie di HBO». Valentino Villa Regista. Diplomatosi all’Accademia Nazionale Silvio d’Amico, segue il corso di perfezionamento per attori diretto da Luca Ronconi e si diploma come insegnante del metodo Linklater, Freeing the Natural Voice. Dal 1999, come attore, lavora con Ronconi in produzioni del Teatro di Roma e del Piccolo di Milano. Dal 2006 le sue regie indagano la drammaturgia contemporanea e il rapporto tra prosa e teatro musicale. Dopo Party Time di Harold Pinter, Orlando di Virginia Woolf, A single Man di Christopher Isherwood e altri testi inediti per l’Italia, affronta l’opera di Jean-Luc Lagarce mettendo in scena per la prima volta in Italia Noi, gli Eroi e, per RAI Radio3, Music-hall con l’attrice Premio Ubu Daria Deflorian. Nel 2009, su invito dell’Italian Restyle Festival di Berlino, elabora un progetto dal Castello di Barbablù di Béla Bartok; dal 2012 è insegnante di recitazione presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico e membro del suo Consiglio Accademico, e dal 2013 è interprete dello spettacolo Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni di Deflorian/Tagliarini. Nel 2017 i rapporti fra la lingua alfieriana e Giuseppe Verdi sono al centro del suo Oreste (da Vittorio Alfieri). Cefalo e Procri segna in Fenice il suo debutto nella regia lirica. Ufficio stampa Valentino Villa Francesca Venuto, +39 349 5780211, [email protected] GDG PRESS +39 334 1949036, [email protected] Info e biglietti: http://www.teatrolafenice.it/site/index.php?pag=21&ban=&spettacolo=25027&lingua=ita CEFALO E PROCRI Eccessivo è il dolor quand’egli è muto Ciò che resta musica di Silvia Colasanti Cefalo e Procri musica di Ernst Krenek libretto di Rinaldo Küfferle direttore Tito Ceccherini regia di Valentino Villa scene Massimo Checchetto costumi Carlos Tieppo cast Cefalo Leonardo Cortellazzi Crono William Corrò Procri Silvia Frigato Aurora Cristina Baggio Diana Francesca Ascioti Orchestra Teatro La Fenice nuovo allestimento fondazione Teatro La Fenice prima esecuzione: Venezia, Teatro Malibran | venerdì 29 settembre 2017, ore 19 repliche: 1, 3, 5 e 7 ottobre 2017 NOTE DI REGIA Valentino Villa Considero il teatro d’opera un naturale approdo nel mio percorso di ricerca scenica e per il mio processo creativo. La musica è sempre stata presente nei miei lavori non come sfondo ma come struttura e modello di riferimento. La mia attrazione per la musica è un’attrazione per l’astrazione e per la matematicità e per l’emersione del materiale emotivo che prescinde dal racconto e dal linguaggio. Naturalmente, sono molto emozionato all’idea di aver ricevuto questo invito da un’istituzione come il teatro La Fenice’’. Ogni autore accresce e assottiglia il corpo delle storie e così il mito continua a respirare, secondo una suggestione di Roberto Calasso. È in questi termini che guardo a Cefalo e Procri di Ernst Krenek e Eccessivo è il dolor quando egli è muto di Silvia Colasanti. I due universi musicali sono poli di uno stesso percorso al centro del quale si colloca un secondo brano di Silvia Colasanti, Ciò che resta, che, pur non composto in stretta relazione con il mito raccontato, si offre come ponte tra l’una e l’altra visione. Tra l’opera di Krenek e le composizioni di Colasanti c’è un importante incongruenza tematica, quasi uno stridio, un attrito, che chiedeva di essere sottolineato: in Krenek la morte di Procri ad opera di Cefalo è stata cancellata. Procri sopravvive grazie all’intervento della dea Diana. Al contrario Eccessivo è il dolor quand’egli è muto di Silvia Colasanti si nutre di questa morte il cui lascito è, nella mia visione, tristemente raccontato in Ciò che resta. Abbiamo quindi una doppia immagine del mito e di conseguenza una doppia immagine di Procri. Ancora, se i brani di Colasanti sembrano nutrirsi di un sentimento angoscioso e quasi tragico, Krenek ci dà una diversa indicazione della sua opera definendola “Una moralità pseudo-classica”. È a partire da questa indicazione che ho deciso di privare la storia di Cefalo e Procri della sua aura mitica: se ci devono essere degli dei allora questi non saranno dissimili da ogni uomo. Li vediamo mentre rivaleggiano tra loro in un Olimpo che è comoda dimora, un laboratorio in cui dare vita ai loro giochi, ai loro esperimenti con il simulacro di altri uomini. Cefalo e Procri, i due protagonisti, non sono altro che un divertissement per loro: vivono all’interno di un diorama. Questo dispositivo racchiude la loro intera storia come ricostruzione di un frammento di mondo classico. Una pseudo-classicità appunto; una classicità finta, di plastica, simbolica. Qui il mito vive nelle sue molteplici interpretazioni, cristallizzato nel tempo eppure soggetto a ripetizioni e alterazioni. Cefalo e Procri sono esistenze fittizie manovrate da una mano esterna che ne scrive e riscrive la storia, come pedine in un parco giochi dei sentimenti. In un certo senso il loro mondo potrebbe somigliare a quello di Westworld, film del 1973 scritto e diretto da Michael Crichton e rivisitato in una recente serie televisiva prodotta da HBO. Questa operazione acquisisce per me senso solo in relazione ai due brani composti da Silvia Colasanti. Procri ne diviene protagonista: il suo Lamento ci fa conoscere il suo dolore, è il canto di una morte a venire o di una morte già accaduta in un altro tempo e in un altro racconto. Ciò che Resta ci permette di raccogliere il lascito di questa esistenza e di innalzarla ad una riflessione più ampia e soffusa sul senso della perdita. L’afflato umano ed emotivo, sottotraccia in Krenek, è magistralmente condensato nei lavori di Silvia Colasanti. Così i due finali possibili si ricollegano in scena e il lieto fine confezionato da Krenek, così meccanico nel suo rivelarsi all’interno del diorama, si sovrappone alle dolorose immagini della morte di Procri: una vittoria retorica sulla morte, della quale, nonostante tutto, permane un’ombra, il ricordo di un’immagine, di un suono. DALLE NOTE DI SALA DI SILVIA COLASANTI L’opera di Krenek offre una visione ‘edulcorata’ del mito, con un singolare lieto fine che si allontana dal racconto delle Metamorfosi di Ovidio. Io invece ho voluto affrontare questa storia privilegiando il suo originario aspetto tragico, dove si incontrano gelosie insinuate da terze figure che portano a tradimenti che altrimenti non si sarebbero mai consumati, fino a culminare nella terribile morte di Procri. L’autrice spiega come la sua musica s’intrecci con le sonorità antiche di Cavalli: “sono partita proprio dall’antico, cioè dalla struttura tipica del lamento barocco, dove Procri piange la perdita del suo amato, aggravata dal fatto che il tradimento di cui è accusata è stato provocato e risulta sforzato. Il titolo del brano riprende letteralmente le ultime parole del testo musicato da Cavalli. La linea vocale è rimasta pressoché intatta rispetto a quella seicentesca, tranne nel fatto che ho modificato alcuni tempi, allargando alcune parti per farle diventare più liriche, mentre altre sono più mosse perché hanno un carattere maggiormente recitativo. C’è dunque un lavoro sul tempo e sulla scansione metronomica. Prima dell’ingresso di Procri, tuttavia, ho collocato una lunga introduzione orchestrale che presenta un linguaggio estremamente aspro e tipico del nostro tempo. In essa è raccontata una grande inquietudine, che mano a mano fa presagire le armonie che poi arriveranno con il lamento di Procri. Nei movimenti tellurici dell’orchestra ci sono dei piccoli frammenti, molto lavorati timbricamente, di queste armonie che giungeranno in seguito. Tutta questa prima parte ‘inquieta’ ha una sua direzionalità che esplode in un fortissimo finale per poi sfociare nell’ingresso del soprano. Pur distinguendosi nitidamente il linguaggio di Cavalli, al tempo stesso, come è naturale, quello stesso linguaggio viene riattualizzato. Mi capita d’utilizzare questo tipo di procedimento anche in composizioni che non hanno una partenza così chiara ed esplicita. Lavorare su contesti armonici e centri modali del passato per poi interpretarli e ‘velarli’ con lo sguardo della modernità è una modalità che mi appartiene e a cui ricorro anche nei pezzi che scrivo abitualmente. Quindi in questo caso mi sono trovata a casa nell’affrontare quest’operazione. Le parti un po’ più mosse molto spesso sono accompagnate solo da un quintetto di fiati (flauto, oboe, due clarinetti e un fagotto), che punteggiano le zone destinate ai ‘recitativi’. Invece per quelle più liriche subentra l’intervento degli archi, in una sorta di orchestra da camera che prevede anche due corni, tromba, trombone e percussioni. Si stabilisce dunque una sorta di dialettica tra musica d’oggi e tradizione. In determinati momenti drammaturgici, che costituiscono come delle pause, ritornano le ‘bolle’ di inquietudine iniziali, che si vanno a inserire nel tracciato antico con un linguaggio invece composto di cluster ed elementi più tipici del nostro passato più recente. La nostra epoca presenta una peculiarità che la differenzia da quelle che l’hanno preceduta: noi stringiamo un rapporto con tutto il nostro passato, rispetto agli autori di centocinquant’anni fa abbiamo un respiro più largo, che da una parte è un po’ angoscioso, perché il peso della tradizione è schiacciante, dall’altra, però, poter guardare Cavalli ed Henze quasi con la stessa distanza è davvero bellissimo, e il nuovo pezzo mi ha permesso di esprimere appieno questo sentimento. BOLOGNA – A SANTO STEFANO ARRIVA LO SHOW DALAI NUUR Il 26 Dicembre al Teatro Il Celebrazioni lo spettacolo “Dalai Nuur – Suggestioni d’Oriente” farà rivivere al pubblico la storia millenaria di terre esotiche e lontane Parte da Bologna la tournée Italiana di “Dalai Nuur – Suggestioni d’Oriente”, uno spettacolo unico nel suo genere, capace di portare sul palcoscenico tutte le atmosfere e suggestioni del lontano Oriente. Questa produzione mozzafiato, sospesa tra danza e arte circense, continua a richiamare il pubblico di tutto il mondo. Uno show carico di spiritualità che fonde grazia e energia attraverso coreografie travolgenti e acrobatiche. Dalle ninfe di Bali al suono dei tamburi Giapponesi, passando per il Bodhisattva dalle mille braccia e per i ventagli e i pugnali della danza Coreana, rivelerà miti e leggende dei popoli dell’Asia Orientale in un caleidoscopio di epoche e culture diverse. Con suoni divini, giochi di luci e oltre 500 splendidi costumi, impreziositi da gemme, oro e broccato, Dalai Nuur accompagnerà lo spettatore in un viaggio emozionante, capace di trasmettergli tutta la magia e il fascino dell’Oriente. Dopo Bologna, lo show sarà a Prato (30 Dicembre), Vicenza (1 Gennaio) e Assisi (3 Gennaio). Maggiori informazioni su www.dalainuur.com, Don Milani prima di Barbiana. L’esperienza del prete scomodo a Calenzano nello spettacolo che chiude Avamposti Festival Sabato 23 ore 21,30 e domenica 24 settembre ore 16,30 e 21.30 Teatro Manzoni - via Mascagni 18 - Calenzano (Fi) - – biglietti 13/10/7/5 euro IL DISOBBEDIENTE Don Milani a San Donato Testo e regia Eugenio Nocciolini con GABRIELE GIAFFREDA e Niccolò Balducci, Enrico Ballini, Noemi Cappellini, Virginia Milani, Giada Raffaelli, Matilde Vannucchi della CalenzanoTeatroFormazione NEL 50° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI DON MILANI Avamposti Festival 2017 si chiude sabato 23 e domenica 24 settembre al Teatro Manzoni di Calenzano con “Il disobbediente - Don Milani a San Donato” (sabato ore 21,30 e domenica ore 16,30 e 21.30 – biglietti 13/10/7/5 euro) produzione del Teatro delle Donne realizzata nel 50esimo della scomparsa del “prete scomodo”. Qui è raccontata la straordinaria esperienza della scuola popolare che Don Milani fondò proprio a San Donato, alle porte di Calenzano, dove accolse insieme bambini e operai, prima del trasferimento a Barbiana: un pericoloso “straniero” ai suoi superiori e a molti altri. Scritto e diretto da Eugenio Nocciolini, “Il disobbediente” vede Gabriele Giaffreda nel ruolo di protagonista, completano il cast Niccolò Balducci, Enrico Ballini, Noemi Cappellini, Virginia Milani, Giada Raffaelli, Matilde Vannucchi di CalenzanoTeatroFormazione. È un’anonima giornata di ottobre, anno 1947. Piove a dirotto. Poche persone sono lì ad accogliere il nuovo cappellano. Un cappellano che in poco più di sette anni cambierà parecchie cose, incluso se stesso. Figura di rottura, eppure estremamente rigido. Incredibile precursore dei tempi e al contempo severo, categorico. Don Lorenzo Milani, erroneamente definito “il cattocomunista”, è ricordato soprattutto per il periodo vissuto a Barbiana. Eppure il suo trasferimento a Barbiana, avvenne in conseguenza di ciò che stava facendo come Cappellano di San Donato a Calenzano, borgo a metà strada tra Firenze e Prato, composto prevalentemente da famiglie operaie e contadine. “Il disobbediente” torna al Teatro Manzoni di Calenzano - dove pochi mesi addietro è stato presentato in prima nazionale nel 50° anniversario della morte di Don Milani – dopo numerose repliche estive. “In quanto a S. Donato, io ho la suprema convinzione che le cariche di esplosivo che ho ammonticchiato in questi cinque anni non smetteranno di scoppiettare per almeno 50 anni sotto il sedere dei miei vincitori” . (Don Lorenzo Milani) Avamposti CalenzanoTeatroFestival 2017 è realizzato con il sostegno di Comune di Calenzano, Comune di Firenze, Città Metropolitana di Firenze, Regione Toscana, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, Unicoop Firenze, Residenze Artistiche Toscane. AVAMPOSTI - CalenzanoTeatroFestival LO STRANIERO - edizione 2017 - 15/24 settembre 2017 – Firenze/Calenzano Con il sostegno di Comune di Calenzano Comune di Firenze Città Metropolitana di Firenze Regione Toscana Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze Unicoop Firenze Residenze Artistiche Toscane Ingresso spettacoli Teatro Manzoni Via Mascagni 18 - Calenzano (Fi) Interi 13 € ridotti 10 € (over 60, under 25, Coop, Arci, ATC) Ridotti 7 € per i residenti nel Comune di Calenzano Ridotti 5 € per gli iscritti ai corsi di formazione Info, prenotazioni e prevendite Il Teatro delle Donne www.teatrodelledonne.com - [email protected] Tel. 055 8877213 / [email protected] prevendita: Circuito Box Office e www.boxol.it orario biglietteria teatro: dalle ore 18.00 Ufficio stampa Avamposti Festival: Marco Mannucci Inaugurazione Romaeuropa Festival XXXII Edizione 20 settembre - 2 dicembre 2017 prima italiana SASHA WALTZ & GUESTS Kreatur Regia e Coreografia: Sasha Waltz Costumi: Iris van Herpen Musica: Soundwalk Collective Luci: Urs Schönebaum Teatro Argentina | 20 – 23 settembre 2017 | ore 21 (sabato 23 ore 19) durata: 95’ Community 21/09 | Sasha Waltz dialoga con Andrea Penna e con il pubblico per Post-it, ciclo d’incontri al termine degli spettacoli realizzati in collaborazione con RAI RADIO3. 23/09 | Masterclass con Sasha Waltz & Guests al D.A.F – Dance Arts Faculty (iscrizione aperta ai professionisti fino ad esaurimento posti Per info: https://romaeuropa.net/news/masterclass-d-a-f/ ) È la prima italiana di Kreatur, l’ultimo spettacolo creato a Berlino nel Giugno 2017 dalla coreografa tedesca Sasha Waltz, ad aprire il 32esimo Romaeuropa Festival il 20 Settembre in collaborazione con il Teatro di Roma, in replica fino a sabato 23 al Teatro Argentina. Una visione esaltante e raffinata che fonde la sofisticata eleganza dei costumi della stilista Iris Van Herpen alle luci di Urs Schönebaum e alle musiche di Soundwalk Collective. «Kreatur racchiude alcuni dei temi che saranno attraversati da questa edizione del Festival» spiega il Direttore Generale e Artistico della Fondazione Romaeuropa Fabrizio Grifasi «ed è quindi il punto di partenza ideale per costruire un racconto sulle complessità del presente con tutte le sue difficoltà e con tutta la sua bellezza». Un racconto che continua nel primo mese del festival – tra teatro, danza e musica - con lo spettacolo immersivo e senza attori Nachlass della compagnia Rimini Protokoll (dal 21 al 23 Settembre al Teatro India in un passaggio di testimone con Short Theatre), Fractus V di Sidi Larbi Cherkaoui (il 26 e il 27 Settembre all’Auditorium della Conciliazione), Giselle della coreografa sudafricana Dada Masilo (dal 28 Settembre all’1 Ottobre al Teatro Olimpico), il Libro Ottavo – Canti Guerrieri di Monteverdi messo in scena da Muta Imago (il 29 Settembre e l’1 Ottobre a La Pelanda) e un doppio appuntamento con Jan Fabre, presente con la sua nuova creazione BELGIAN RULES/BELGIUM RULES (dal 30 Settembre all’1 Ottobre al Teatro Argentina) e protagonista del film Surrender diretto da Phil Griffin e incentrato sul racconto del mastodontico Mount Olympus (proiezione gratuita fino ad esaurimento posti il 27 Settembre sempre al Teatro Argentina), per finire con il Live Set di Jeff Mills e Tony Allen (previsto per l’1 ottobre nella Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica). Tutto il programma del festival è online sul sito romaeuropa.net. In occasione del 25esimo anniversario dalla fondazione della sua compagnia Sasha Waltz & Guests, la celebre coreografa tedesca, tra i nomi che maggiormente incarnano la storia della danza contemporanea, continua a stupire il pubblico affrontando nuove sfide e sperimentando percorsi inediti, affidati in questo caso a quattordici danzatori in scena. Con Kreatur, infatti, Sasha Waltz sembra lasciarsi alle spalle il sapore geometrico e architettonico delle sue più recenti collaborazioni per trovare una nuova carnalità e umanità. Fondamentale in questo senso è la collaborazione con artisti d’eccezione con i quali la coreografa ha costruito un vero e proprio ensemble artistico dal cui scambio è nato un nuovo linguaggio unico e condiviso. A creare gli abiti scultorei e fantascientifici indossati dai danzatori e ispirati al mondo primitivo e alla tecnologia più avveniristica è la visionaria fashion designer olandese Iris Van Herpen le cui creazioni sono state indossate da star come Björk, Tilda Swinton, Scarlett Johannson, Beyoncé e Lady Gaga. Il contrasto tra oscurità e luce in forme rigorose e taglienti («Inizialmente – rivela Sasha Waltz –avrei voluto chiamare lo spettacolo Darkness») è il frutto del lavoro di Urs Schönebaum, vero e proprio prestigiatore della luce che ha collaborato, tra gli altri, con Marina Abramovic, Robert Wilson, William Kentridge, Michael Haneke, prendendo parte a più di 130 produzioni allestite nei più importanti luoghi di spettacolo. Al trio Soundwalk Collective, impostosi nella scena musicale anche attraverso recenti collaborazioni con Patti Smith, il compito di creare un vero e proprio “ambiente sonoro” attraverso le proprie competenze antropologiche, etnografiche e naturalistiche per permettere ai 14 danzatori in scena di tuffarsi in un universo di suoni naturali e sintetici, sequenze minimali e percussive. In equilibrio tra vulnerabilità e violenza, tra potere e fragilità, tra rigore e indisciplina, tra solitudine e folla, tra caos e armonia, la grande coreografa tedesca arricchisce le certezze geometriche della sua poetica precedente, affondando l’ispirazione nell’articolazione mutevole di nudità corporea e fashion futuribile, intensità avvolgente e contaminazione magmatica. Con la sua fusione di artigianalità e tecniche innovative, di habitat sonori per nuove visioni e fragili e spinosi involucri per corpi inermi, Kreatur s’inabissa nei fenomeni dell’esistenza, esaminando il background di una società deteriorata: il potere e la sua assenza, il dominio e la debolezza, la libertà e il controllo, la collaborazione e l’isolamento. Sasha Waltz nasce a Karlsruhe, in Germania. Ha studiato danza e coreografia ad Amsterdam e New York. Nel 1993 insieme a Jochen Sanding ha fondato a Berlino la sua compagnia Sasha Waltz & Guests. Nel 1996 ha aperto l’acclamato Sophienæle. Dal 2000 al 2004 è stata nominata tra i direttori artistici della Schaubühne am Lehniner Platz di Berlino. Nuovamente indipendente dal 2005, con la sua compagnia ha dato vita ad un vero e proprio nuovo genere che definisce “coreographic opera” in cui si inseriscono alcune delle nuove produzioni come Dido & Aeneas (2005), Medea (2007), Roméo et Juliette per il Ballet de l’Opéra national de Paris (2007), Matsukaze (2011). Negli stessi anni Sasha Waltz s’interessa fortemente al dialogo tra danza, architettura e design dando vita al suo Dialoge-project di cui fanno parte Dialoge09 realizzato al Neus Museum di Berlino, Dialoge09-MAXXI realizzato su commissione del Romaeuropa Festival per l’inaugurazione del nuovo museo romano disegnato da Zaha Hadid. Nel 2013 la Sasha Waltz & Guests è stata riconosciuta dall’Unione Europea quale Ambasciatrice Culturale in Europa. TUTTA LA PROGRAMMAZIONE DEL REf17 su romaeuropa.net www.facebook.com/Romaeuropa Roma Fringe 2017: finale e premiazioni il 21 settembre. Ospiti Gabriele Mainetti e Lillo Petrolo9/18/2017 Roma Fringe Festival 2017 Finale e Premiazioni il 21 settembre Ospiti: Gabriele Mainetti e Lillo Petrolo In scena i 3 finalisti del Roma Fringe Festival 2017, insieme ai corti del pluripremiato regista di Lo Chiamavano Jeeg Robot A partire dalle 19.30, Villa Mercede, Via Tiburtina 113 – 115 (Zona San Lorenzo) Il Roma Fringe Festival 2017 si concluderà il 21 settembre con una serata all'insegna del Teatro e del Cinema: a partire dalle 19.30 andranno in scena i 3 spettacoli più apprezzati da pubblico e critica di questa edizione, per poi proseguire con l’appuntamento cinematografico guidato da uno dei registi del momento, Gabriele Mainetti insieme a Lillo Petrolo, per finire con le premiazioni, che vedranno lo stesso autore di Lo Chiamavano Jeeg Robot assegnare il premio al vincitore. Giunto alla sua sesta edizione, guidato da Davide Ambrogi, anche quest'anno il Fringe capitolino ha intercettato alcune delle più interessanti proposte teatrali indipendenti dello stivale, raccontando l'Italia sul palcoscenico, attraverso inedite versioni di grandi classici, veri e propri momenti poetici e nuove drammaturgie, con performance, visual art, comicità, non sense e teatro civile. Tra i finalisti del Roma Fringe Festival 2017: Il Circo Capovolto del Teatro delle Temperie (Bologna) di Andrea Lupo e A Sciuquè, di Ivano Picciallo, Malmand Teatro/i Nuovi Scalzi (Barletta). Insieme ai tre spettacoli finalisti, alle 22.30 salirà sul palco in compagnia di Lillo Petrolo (di Lillo e Greg) il pluripremiato regista di Lo chiamavano Jeeg Robot, Gabriele Mainetti, che presenterà una serie di corti in cui ripercorrere la sua poetica artistica dal poliziesco al noir, con Basette (2008 con Valerio Mastandrea, Daniele Liotti, Marco Giallini, Luisa Ranieri, Flavio Insinna, Lidia Vitale, Santa De Santis, Alessandro Tavanti), Tiger Boy (2012 con Francesco Foti, Lidia Vitale e Simone Santini), la serie di Ningyo (2016). L'iniziativa è parte del programma dell'Estate Romana promossa da Roma Capitale Assessorato alla Crescita culturale e si svolge con il Patrocinio delle Biblioteche di Roma. Appuntamento con il Roma Fringe Festival dal 30 agosto al 21 settembre a Villa Mercede, Via Tiburtina 113 – 115 (Zona San Lorenzo). Ingr. gratuito, spettacoli 6 euro – 8 euro. Sconti con Bibliocard. Media Partner: Periodico Italiano Magazine, Gufetto, Saltinaria, Media e Sipario, Persinsala, Recensito, La Platea, Roma Tre Radio - Radio ufficiale dell’Università degli Studi di Roma Tre”. Per info e programma: www.romafringefestival.it “La cura” con Elena Arvigo chiude il primo week-end di Avamposti Festival Nuovo testo teatrale di Gherardo Vitali Rosati Domenica 17 e lunedì 18 settembre 2017 – ore 21,30 Teatro Manzoni - via Mascagni 18 - Calenzano (Firenze) – biglietti 13/10/7/5 euro Il Teatro delle Donne/Fondazione Dramma Popolare San Miniato LA CURA Testo e regia Gherardo Vitali Rosati con ELENA ARVIGO, ROBERTO ANDRIOLI DALILA REAS, LUCA TANGANELLI musiche Tommaso Tarani illustrazioni Federica Rugnone animazioni Arianna Bellucci Lo straniero – tema al centro di Avamposti CalenzanoTeatroFestival – può essere anche qualcosa di estraneo che cresce dentro il nostro corpo. Domenica 17 e lunedì 18 settembre al Teatro Manzoni di Calenzano va in scena “La cura”, nuovo testo di Gherardo Vitali Rosati, che firma anche la regia, interpretato da Elena Arvigo, Roberto Andrioli, Dalila Reas e Luca Tanganelli. Lo spettacolo si dipana attraverso la storia di Laura, ricercatrice farmaceutica che all’improvviso scopre di avere una grave malattia. Crede nel potere della scienza e per lei il lavoro è una missione. In questo turbine ha smarrito da anni un marito, e ha lasciato che i suoi due figli – Mathieu e Chiara, quasi trentenni – scivolassero tranquillamente a Parigi, con la scusa dello studio. Ma quando finalmente la sua equipe scopre un farmaco rivoluzionario, le viene diagnosticato un tumore. Inizierà così un percorso fra ospedali, esami, chirurghi e oncologi che la farà vagare fra varie città, allontanandola sempre più dalle sue mansioni. Intanto si riaffacceranno nella sua vita i figli, alternandosi per aiutarla, e in una sala d’attesa incontrerà anche Marco, un orchestrale torinese affetto dalla sua stessa malattia. Un testo intenso che nasce da una storia vera. “Qualche anno fa, mia madre scoprì di avere un tumore – spiega Gherardo Vitali Rosati – iniziò un percorso difficile per noi e purtroppo noto alle tantissime persone che hanno avuto storie analoghe in famiglia. Ma fra visite, esami, viaggi e operazioni non sono mancati momenti felici. Una cena fuori casa aspettando la visita di un luminare, lunghe chiacchierate nelle sale d’attesa. Come se quel male ci costringesse a reagire, dando un peso nuovo ad ogni momento che trascorrevamo insieme, annientando d’un tratto tutte le banali preoccupazioni del quotidiano. Mi sono ispirato a questo per costruire una storia di finzione, immaginando una famiglia inizialmente disgregata e costringendola ad affrontare insieme questa situazione. È nato poi di conseguenza il personaggio di Marco, con una storia ribaltata rispetto a quella di Laura. Solo, inesorabilmente ottimista, apparentemente meno fortunato”. “La cura” si avvale delle illustrazioni originali di Federica Rugnone, che evocano, con un tratto semplice e stilizzato, i numerosi ambienti della pièce. Non manca una scena dove queste immagini si animano, grazie alla collaborazione di Arianna Bellucci. Presentato in anteprima alla Festa del Teatro di San Miniato 2017, lo spettacolo è prodotto dal Teatro delle Donne Centro Nazionale di Drammaturgia in collaborazione con Fondazione Istituto del Dramma Popolare di San Miniato. Prima degli spettacoli libreria e cena al buffet sulla terrazza del teatro. In programma fino a domenica 24 settembre Avamposti CalenzanoTeatroFestival 2017 è realizzato con il sostegno di Comune di Calenzano, Comune di Firenze, Città Metropolitana di Firenze, Regione Toscana, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, Unicoop Firenze, Residenze Artistiche Toscane. PROSSIMO APPUNTAMENTO – Giovedì 21 settembre al Teatro Manzoni “Andy Warhol Superstar”, spettacolo scritto e diretto da Laura Sicignano e interpretato da Irene Serini. A confronto la biografia intima e quella pubblica del grande artista americano: trasgressioni e fede cattolica, soldi e potere, sesso e castità. La fiaba sinistra di un bambino nato povero oppure quella di uno straordinario self made man? In ogni caso uno “straniero” per i suoi contemporanei. AVAMPOSTI - CalenzanoTeatroFestival LO STRANIERO - edizione 2017 - 15/24 settembre 2017 – Firenze/Calenzano Con il sostegno di Comune di Calenzano Comune di Firenze Città Metropolitana di Firenze Regione Toscana Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze Unicoop Firenze Residenze Artistiche Toscane Ingresso spettacoli Teatro Manzoni Via Mascagni 18 - Calenzano (Fi) Interi 13 € ridotti 10 € (over 60, under 25, Coop, Arci, ATC) Ridotti 7 € per i residenti nel Comune di Calenzano Ridotti 5 € per gli iscritti ai corsi di formazione Info, prenotazioni e prevendite Il Teatro delle Donne www.teatrodelledonne.com - [email protected] Tel. 055 8877213 / [email protected] prevendita: Circuito Box Office e www.boxol.it orario biglietteria teatro: dalle ore 18.00 Ufficio stampa: Marco Mannucci Avamposti Festival 2017 – Lo straniero Festa d’inaugurazione al Teatro Manzoni di Calenzano Letture e film – presentazione corsi Calenzano Teatro Formazione Sabato 16 settembre 2017 – ore 21 Teatro Manzoni - via Mascagni 18 - Calenzano (Firenze) – ingresso libero Festa d’inaugurazione - Lo Straniero ELENA ARVIGO letture da Lo straniero di Albert Camus Presentazione del progetto AMY di Francesco Niccolini e Valerio Nardoni liberamente ispirato al racconto “Amy Foster” di Joseph Conrad studio a cura di DANIELA MOROZZI Film LO STRANIERO di Luchino Visconti, con Marcello Mastroianni Libreria e cena al buffet sulla terrazza del teatro Dopo l’anteprima fiorentina, da sabato 16 settembre il festival “Avamposti 2017” organizzato dal Teatro delle Donne e dedicato al tema “lo straniero” approda nella sua sede storica, il Teatro Manzoni di Calenzano, dove svolgeranno i prossimi spettacoli. Inaugura una serata-festa a ingresso libero di letture sceniche e cinema, ma anche di aperitivi e buffet sulla terrazza. Tra i protagonisti l’attrice Elena Arvigo, con un reading tratto da “Lo straniero di Albert Camus, romanzo ricordato per le tematiche esistenzialiste che affronta. A seguire la presentazione del progetto teatrale “Amy” di Francesco Niccolini e Valerio Nardoni, a cura di Daniela Morozzi, liberamente ispirato al racconto “Amy Foster” di Joseph Conrad. La serata si chiude con la proiezione del film “Lo Straniero” di Luchino Visconti, con Marcello Mastroianni. Sempre sabato 16, alle 19 sulla terrazza del Teatro Manzoni, aperitivo-presentazione dei corsi 2017/18 di Calenzano Teatro Formazione, insieme al direttore Andrea Nanni e ai docenti Amanda Sandrelli, Giulia Aiazzi, Eugenio Nocciolini, Roberto Andrioli, Antonio Fazzini, Annibale Pavone e Gherardo Vitali Rosati. I corsi si svolgeranno intorno al tema del “desiderio”: da Shakespeare fino ai nostri giorni. L’intreccio tra pratica scenica e drammaturgia rende l’offerta formativa della CTF unica nell'area metropolitana fiorentina. Improvvisazione, dizione, tecniche di movimento, costruzione del personaggio, cenni di storia del teatro, analisi del testo e tecniche di scrittura, compresa la tecnica di scrittura seriale per fiction televisive, sono queste le discipline che scandiscono i corsi. In programma fino a domenica 24 settembre Avamposti CalenzanoTeatroFestival 2017 è realizzato con il sostegno Realizzato con il sostegno di Comune di Calenzano, Comune di Firenze, Città Metropolitana di Firenze, Regione Toscana, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, Unicoop Firenze, Residenze Artistiche Toscane. PROSSIMO APPUNTAMENTO – Domenica 17 e lunedì 18 settembre al Teatro Manzoni di Calenzano va in scena “La cura”, nuovo testo di Gherardo Vitali Rosati - presentato lo scorso luglio al Festival di Spoleto - interpretato da Elena Arvigo, Roberto Andrioli, Dalila Reas, Luca Tanganelli. La storia di Laura, che scopre di avere una grave malattia. In questo caso lo “straniero” ha la faccia di un tumore sconosciuto e temuto, ma che darà a una famiglia l’occasione per riflettere sul proprio futuro. AVAMPOSTI - CalenzanoTeatroFestival LO STRANIERO - edizione 2017 - 15/24 settembre 2017 – Firenze/Calenzano Con il sostegno di Comune di Calenzano Comune di Firenze Città Metropolitana di Firenze Regione Toscana Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze Unicoop Firenze Residenze Artistiche Toscane Info, prenotazioni e prevendite Il Teatro delle Donne www.teatrodelledonne.com - [email protected] Tel. 055 8877213 / [email protected] prevendita: Circuito Box Office e www.boxol.it orario biglietteria teatro: dalle ore 18.00 Ufficio stampa: Marco Mannucci Attitude en plein air Quando la creatività valorizza luoghi inusuali per la danza “La danza è la verità di ciò che è, ma, nel modo più immediato, la verità di ciò che vive". (W. F. Otto) Si terrà il prossimo 16 settembre alle ore 18 nella sede del Centrodanza Spazio Performativo di Perugia l'inaugurazione di Attitude en plein air. Quando la creatività valorizza luoghi inusuali per la danza, mostra fotografica di Samuele Ercolanelli volta a valorizzare con la delicatezza della danza alcuni luoghi insoliti del nostro territorio. La figura umana è un soggetto ancora misterioso e arcano, nonostante la facilità e la disinvoltura estrema con cui il corpo viene oggi invece presentato e proposto. La danza, suprema celebrazione della fisicità umana, rappresenta da sempre un’esigenza istintiva dell’uomo per trasmettere i desideri, raffigurare la propria identità culturale, esprimere se stesso e, alla fine, avvicinarsi al divino. Di pari passo l’arte ha interpretato questa esigenza primordiale, partendo dagli antichi graffiti, pitture rupestri, statuette votive, passando per le arti figurative e la scultura, fino ad arrivare alla fotografia e alla rappresentazione in video. Danzatori, figure leggiadre dai corpi eterei d’acciaio, frutto di tenace volontà, dedizione, passione ma anche fatica e sudore, che sono la base per arrivare alla perfezione, alla sublimazione ultima. Le fotografie in mostra provano a catturare il magico flusso, il segreto di un pensiero, l’impercettibile gesto che sottende l’intera armonia, la perfetta simmetria di un gesto e la grazia di una silhouette accennata utilizzando spazi inusuali per la danza. Crediti: progetto a cura di Centrodanza Spazio Performativo (via Pievaiola 166/h5, 06132 Perugia), fotografie di Samuele Ercolanelli, danzatrici Martina Chiattelli, Margherita Ciccarelli, Sara Dozzini, Adele Falcone, Penelope Galmacci, Jasmine Longetti, Anna Portali,Vanessa Ricci, Letizia Rossetti, Naomi Segazzi, Margherita Simonacci. L'inaugurazione sarà accompagnata da una piccola performance. |
Deliri progressivi
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