Mercoledì 8 luglio 2015, ore 21.30 Bologna, Giardino della Memoria
spazio antistante il Museo per la Memoria di Ustica Parco della Zucca - via di Saliceto 3/22 nell’ambito di bè bolognaestate 2015 il cartellone estivo promosso e coordinato dal Comune di Bologna TRINCEA scritto e interpretato da Marco Baliani regia Maria Maglietta scene e luci Lucio Diana musica e immagini Mirto Baliani visual design David Loom costumi e elementi di scena Lucio Diana, Stefania Cempini produzione MARCHE TEATRO in coproduzione con Festival delle Colline Torinesi rassegna teatrale DEI TEATRI, DELLA MEMORIA VII Edizione Dedicata a Judith Malina Direzione artistica di Cristina Valenti 1-29 luglio 2015 XXXV Anniversario della Strage di Ustica Dopo il recente debutto al Festival delle Colline Torinesi, Marco Baliani con “Trincea” arriva mercoledì 8 luglio (ore 21.30) al Giardino della Memoria, antistante il Museo per la Memoria di Ustica (Parco della Zucca, via di Saliceto 3/22). Lo spettacolo, da lui scritto e interpretato, diretto da Maria Maglietta, con scene e luci di Lucio Diana, musica e immagini di Mirto Baliani, visual design David Loom, costumi ed elementi di scena Lucio Diana, Stefania Cempini, prodotto da Marche Teatro in co-produzione con Festival delle Colline Torinesi, ha ricevuto il logo ufficiale delle Commemorazioni del Centenario della prima guerra mondiale dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Struttura di Missione per gli anniversari di interesse nazionali. Lo spettacolo è il secondo appuntamento della rassegna teatrale “Dei Teatri, della Memoria”, diretta da Cristina Valenti, parte de ‘Il Giardino della Memoria’, il programma di iniziative promosse dall’Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica in occasione del XXXV Anniversario della Strage, inserite nel cartellone di bè bolognaestate 2015, il cartellone estivo promosso e coordinato dal Comune di Bologna e che si realizza anche grazie al sostegno di Unipol. Il corpo di un soldato nelle trincee della Prima guerra mondiale. Lo spettacolo teatrale di Marco Baliani è uno scavo dentro la disgregazione spirituale di quel singolo corpo umano. Movimento, suono, immagini, parole cercano di mostrare l’indicibile di quella guerra, la follia, la paura, la perdita di identità, la trasformazione di esseri umani in ingranaggi di un’enorme fabbrica produttrice di morte. E su tutto la fame, di cibo, di acqua, di umanità, di relazioni. Uno spettacolo aspro, crudo, a tratti grottesco, un viaggio dentro la notte della nostra Modernità. Sono trascorsi cento anni dal primo conflitto mondiale. Ci saranno celebrazioni, pubblicazioni, conferenze, riflessioni, e altro ancora. Io vorrei provare a toccare un piccolo punto di quell’immensa catastrofe, un solo corpo, quello di un qualsiasi soldato, anonimo, non appartenente ad una precisa nazionalità, e toccare quel corpo nel luogo più emblematico di quella guerra, la trincea. Vorrei tentare di essere laggiù, in quel punto di una trincea di molti anni fa, ed esserci prima di tutto fisicamente, come corpo, in una forma di mimesi totale, in modo da essere così immerso nella dimensione dell’orrore e della sua gratuità da percepire almeno per un istante “il tipo di esistenza” di quel soldato. Per il soldato in trincea il tempo si assolutizza in un puro denso presente, un tempo inceppato nella minuta quotidianità della sopravvivenza, fatto di gesti folli divenuti normali, di azioni compiute per inerzia, senza speranza di cambiamenti. La percezione del tempo, impedisce alla parola di farsi discorso, essa gira in un flusso vegetativo o semidormiente, si etilizza, ubriaca di terrore o di fame o comunque di mancanze. La narrazione non può più espletarsi in un flusso temporale continuo lineare e accertato da un inizio e una fine, ma viene spezzata, impossibilitata a compiersi, gli improvvisi vuoti dell’anima non sono più ricomponibili né colmabili in parole, il vivere diviene un inarrestabile fluire di frammenti, come frammentato appare il Tempo per chi in ogni istante è sottoposto alla casualità di un morire inutile e atroce. L’individuo perde la coscienza della propria individualità, il singolo soldato diviene ingranaggio di una immensa fabbrica produttrice di morte, è un pezzo di ricambio, un pezzo di artiglieria fatto di carne umana. La prima guerra mondiale sperimenta su larga scala una forma di totale assoggettamento dell’uomo, la sua riduzione ad automa, fantoccio, cosa. E’ da qui, da quel momento storico che si inaugura in occidente la possibilità di un controllo biopolitico del corpo umano, in forma industriale, di massa. Aprendo la strada ai tanti totalitarismi del terrore del nostro Novecento. Marco Baliani La scena è una grande pagina bianca, uno spazio sospeso, un luogo che attende di vivere. E’ anche una delle “gabbie” di Francis Bacon, artista a cui ci siamo ispirati nella ideazione dello spettacolo. La gabbia permette di isolare uno spazio tempo astratto in cui poter “dissezionare” le presenze umane che la agiscono. In questo spazio il corpo di un soldato inizia a muoversi e allora, come grattando nella scorza del tempo, riaffiorano schegge di vita, luoghi, azioni, sempre in una forma materica, concreta. Il soldato è un corpo narrante, tragico baluardo di un disperato istinto di sopravvivenza, e non racconta di un solo uomo, ma ci restituisce i diversi istanti di vita di uomini “comuni” nelle condizioni disumane della prima guerra mondiale. Le immagini si susseguono a volte sollecitate da un suono, a volte create dalle parole, altre volte ancora guidano il corpo del soldato o ne sono guidate, in una tessitura di linguaggi l’un l’altro compenetranti, senza mai cedere a una descrizione illustrativa. I tanti corpi che appaiono e si dissolvono nello spazio ci restituiscono la frammentarietà dell’esistenza umana in trincea, lo spaesamento, la solitudine, la perdita di individualità. Non c’è una storia, non c’è un unico racconto, ci sono squarci di esistenze che la “gabbia” rende precarie, in bilico, sempre in procinto di perdersi e annullarsi. In quella terra di nessuno il soldato scopre che il proprio sentirsi ancora un essere umano non serve più, anzi diviene drammaticamente un limite, un peso. La gigantesca macchina industriale della guerra ha scardinato i valori che fino allora avevano governato la vita degli esseri umani. Maria Maglietta 15/18, guerra di TRINCEA. Guerra per me lontana, “il Piave mormorava…” cantata alle elementari e i ricordi dei nonni ancora bambini...La Grande Guerra...cosa c'è di “grande” nella guerra?...Guerra di baionette, bombe, cannoni, gas, maschere improvvisate, filo spinato, trincee, fame, freddo, acqua, fango, sangue, volti sfigurati, deformati, mutilati, intimità violate...Di “grande” nella guerra c’è il dolore, c’è la distruzione, c’è la ricerca della sopravvivenza. La Grande Guerra è un piano inclinato, alcune botole, una parete/schermo, un argine/trincea, invalicabile, una superficie per agire, correre, cadere, trovare, nascere, celare, proiettare. Una gabbia di luci, lame e tagli, sul corpo, sul volto... filo spinato di luci...TRINCEA. Lucio Diana Il tessuto sonoro della mia Trincea nasce dagli echi dei grammofoni fatti suonare nel fango delle trincee per allietare il morale delle truppe tra un assalto e l'altro; mette le sue radici nel suono del tempo che fu, nel secolo che ci si era da poco lasciati alle spalle, uguale per molti aspetti a tutti quelli precedenti, era la voce di un mondo antico, naturale, fatto di belare di pecore, voci, campane e pioggia. Con L'avvento della prima guerra mondiale la modernità piomba sulla vita degli uomini con una violenza assordante. I decibel aumentano, le orecchie fischiano, la natura si ammutolisce. Così i soldati al fronte sono costretti, in una manciata di giorni, a doversi creare una nuova percezione sensoriale, sia sonora che visiva, a cercare un nuovo vocabolario per descrivere immagini fino ad allora mai viste, per riuscire a raccontare nelle lettere un fragore mai udito prima, inimmaginabile. Si vive alla giornata, si sopravvive aggrappandosi ad ogni ricordo come ad una boa in mezzo al mare, il suono della voce amata, il cigolare del cancello, i raggi di sole attraverso il prugnolo, la nenia cantata così tante volte ai bambini per farli addormentare, lo starnazzare delle galline nel pollaio… Di colpo tutto questo mondo sonoro finisce. Quello che lo sostituisce è il caos, quegli alberi all’orizzonte, quel paesaggio diventano immagini da incubo, la musica si è accartocciata su se stessa e ora vedo solo un uomo, è solo, è quel che resta di un uomo, di un soldato…di un suono. Mirto Baliani Marco Baliani Attore autore e regista. Con lo spettacolo Kholhaas del 1989 attraverso un originale percorso di ricerca, dà vita al teatro di narrazione, che segna la scena teatrale italiana. Dal 1996 al 2000 dirige il progetto artistico I Porti del Mediterraneo (Ente Teatrale Italiano) producendo spettacoli corali con attori provenienti da diversi paesi dell'area mediterranea. Con Maria Maglietta conduce una ricerca sulla drammaturgia narrativa con spettacoli - evento per molti attori, sulle memorie dei soldati della prima guerra mondiale Come gocce di una fiumana (premio IDI per la regia), sulla strage di Bologna del 2 agosto Antigone delle città. Nel 1999 cura la regia de La Crociata dei Bambini con le musiche di Goran Bregović ed i bambini del coro delle voci bianche del Teatro Massimo di Palermo. Nel 2002 firma la regia dell'opera Ellis Island con le musiche di Giovanni Sollima sull'epopea dell'emigrazione negli Stati Uniti. Come attore cinematografico è diretto da Mario Martone, Francesca Archibugi, Cristina Comencini, Roberto Andò e Saverio Costanzo. Col figlio Mirto, musicista, crea il libro per bambini Il signor Ventriglia (ed. Orecchio Acerbo). Per la Rizzoli pubblica Corpo di stato, testo dello spettacolo teatrale trasmesso in diretta televisiva nel maggio 1998 per i vent'anni dalla morte di Aldo Moro. Sempre per la Rizzoli esce il romanzo Nel Regno di Acilia e il diario dell'esperienza teatrale con i ragazzi di strada di Nairobi Pinocchio Nero (premio teatrale Ubu 2005). Nel 2006 sempre con la Rizzoli il libro L'amore buono, cronaca diario dell'omonimo spettacolo sul tema dell'aids con altri ragazzi dello slum di Nairobi. Nel 2007 è uscito, sempre per la Rizzoli, il libro di racconti La metà di Sophia e nel 2013 il romanzo L’occasione. Nel 2014 è autore e regista dell’opera lirica Il sogno di una cosa, in occasione dei quarant’anni dalla strage di piazza della Loggia a Brescia. Mauro Montalbetti firma la composizione musicale. Nel 2013 scrive e dirige il Furioso Orlando e nel 2014 Decamerone, entrambi con Stefano Accorsi, prime due tappe del Progetto Grandi Italiani. Link sito www.marcobaliani.it www.marcheteatro.it IL GIARDINO DELLA MEMORIA è realizzato da Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica e Museo per la Memoria di Ustica, con il sostegno di: Regione Emilia-Romagna, Assemblea Legislativa Regione Emilia-Romagna, Assemblea Regionale Siciliana, Comune di Bologna - bè bolognaestate 2015, Istituzione Bologna Musei/MAMbo, Quartiere Navile, Fondazione del Monte di Bologna, Una città per gli Archivi. Media partner: Rai Radio 3. Patrocini: Dipartimento delle Arti per Dei Teatri, della Memoria, Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica per La notte di San Lorenzo. Main sponsor: Gruppo Unipol. Si ringrazia: TPER; Legacoop Bologna, Gruppo Hera, Coop Adriatica. Progetti realizzati in collaborazione con: Cronopios, Officina Immagine, Associazione Scenario. VISITARE IL MUSEO PER LA MEMORIA DI USTICA L’ingresso è gratuito e gli orari di apertura estivi (3 luglio-6 settembre 2015) sono: venerdì, sabato e domenica dalle 17 alle 20. Nella data dell’Anniversario, il 27 giugno, il Museo sarà aperto al pubblico dalle 10 alle 24. Nei giorni della rassegna ‘Il Giardino della Memoria’ (1,8,15,22,29 luglio e 10 agosto) il Museo resterà aperto dalle 20 alle 24. Nelle stesse giornate il Dipartimento Educativo del MAMbo propone una visita guidata alle 20. Info: Museo per la Memoria di Ustica, via di Saliceto 3/22, 40128 Bologna, Tel.+39.051.377680 - www.museomemoriaustica.it Info: Cronopios T.051.224420 - [email protected] Programma e materiali stampa nei siti: www.ilgiardinodellamemoria.it - www.bolognaestate.it Ufficio Stampa Il Giardino della Memoria Raffaella Ilari Ufficio Stampa Comune di Bologna Raffaella Grimaudo [email protected]
0 Comments
|
Deliri progressivi
..... Archives
Ottobre 2024
Categories
Tutti
|