La storia ci ha lasciato memoria e vuoti, ma solo a noi sta la vera capacità di continuare a camminare e a testa alta. Giocare da protagonisti la carta magica, il jolly che abbiamo in mano e accostarci per divenire quello per cui siamo stati creati: “assi, re, regine o due di picche” o semplicemente testimoni innamorati.
Recensione a cura di Annamaria Pecoraro
regia di Alessandro Cevenini, collaborazione luci di Gianfranco Pedullà, costumi Alessandra Meigh

Mimì, personaggio scritto da Lina Prosa, (drammaturga siciliana), è la presenza costante. Un terzo occhio, che vede la realtà in tutte le sue sfumature. Testimone durante il delitto di Aldo Moro o durante la perdita di Pasolini. Vigile nei discorsi delle Brigate Rosse o attonita, durante il ventennio fascista con l’incontro di un camerata.
Giusy vive tante esistenze, corredate dalla consapevolezza dell’unicità di essere sempre lei stessa la vera protagonista. Ricerca continua in un mondo di maschere o fatto di mere apparenze, qui è sempre e solo Mimì, che vagabonda in un mondo che la ritiene straniera.
La forza e la debolezza, la voglia di piangere e di ridere, l’ingenuità con cui libera i pensieri scacciandoli via, come sassi lanciati nel mare, o testarda fidanzata, che sa il fatto suo, anche quando il pericolo di “incidenti”, può scuotere e cambiare il destino.
Essere italiana, sentirsi parte di un tutto che etichetta e emargina, manda in confusione e può sconfinare nella pazzia di non riconoscersi, e diventa facile cadere in errori o in blocchi.
Mimì spera, ama, è donna che sa affascinare. E’ la sensuale Fornarina (amata da Raffaello), è anima che corre su un filo di poesia, spesso troppo incompreso.
Il tempo è l’amico che consola e avvolge come una danza, aprendo la mente e trovando in incontri fortuiti, un nuovo slancio e nuove partenze. Proprio come accade in una stazione: carichi di valige e senza molte aspettative. Proprio allora si verificano le “stranezze” e bellezze della vita. Il movimento conduce i nostri cammini e come Mimì trova Zayra ( interpretata da Sabina Cesaroni – maestra del movimento), e segna il percorso, così noi stessi possiamo trovare le soluzioni, nei luoghi dove non avremmo mai immaginato.
Giusy Merli si rivela maestra – guida, nella semplicità di chi cammina e si veste di poche umili cose, attraversando scalzo anche i deserti e addentrandosi nei meandri di questo caotico tempo, ma ricco di determinazione e fame di conoscenza.
La storia ci ha lasciato memoria e vuoti, ma solo a noi sta la vera capacità di continuare a camminare e a testa alta. Giocare da protagonisti la carta magica, il jolly che abbiamo in mano e accostarci per divenire quello per cui siamo stati creati: “assi, re, regine o due di picche” o semplicemente testimoni innamorati.
Dulcinea Annamaria Pecoraro