“Sogna fino a quando il sogno non si avvererà”, una sorta di evocazione che ci porta al compimento della missione di Solomon. Non ha versato il suo sangue, per il suo desiderio, ma di sangue si è nutrito, firmando una condanna per l'intera umanità, in cambio della sua soddisfazione.
Recensione e servizio video a cura di Violetta Serreli E20WebTv

Così potremmo definire il lavoro di LODS “Le sette vite di Solomon Phillips.
Alla domanda su cosa abbia guidato la realizzazione del film non ha dubbi sulla risposta: assolutamente l'Amore.
Una sintesi del bisogno umano, sia esso consapevole o meno, di vivere il più grande amore della propria vita, perpetuando la propria gioia nel volto di una fanciulla (Silvia Coppola) che incarna la bellezza eterna.
Solomon (Lods) viaggia tra le epoche, fisico asciutto e una magrezza volutamente esposta quasi a volerla esaltare nel rispetto di un personaggio immortale che si nutre del nulla, sulla schiena tatuato il Tempus Fugit. Disposto a tutto, in cerca di una melodia che sia in grado di cantare il vero Amore. Ironizza sul destino, o forse lo racconta e basta. Ma le anime gemelle finiscono sempre per trovarsi, e anche dopo mille difficoltà, possono coronare il loro sogno d'amore.
Lieto fine non proprio dietro l'angolo. Si passa sopra a più lutti (anche metaforici), si cammina sulle spine di dolori sempre vivi, si stringono patti con la propria anima, pur di arrivare fino in fondo.
Un film a episodi, omaggio al cinema muto, di cui è riconoscibile il tratto sia dell'aspetto romantico che della silent comedy. Qualcuno a tavolino (Andrea Pinketts) decide, sostenuto da un muto servitore, che il film si può produrre. E' la storia del mondo, in fondo. Molto romantica ma si sa: “la gente va matta per queste cazzate”
Ecco perché “Le sette vite di Solomon Phillips” ha dei risvolti che, se analizzati con attenzione, offrono ottimi spunti, non solo di riflessione, ma di studio. L'Amore in sé è una sfida, non solo una grande gioia. E la scelta del cinema muto prende valore, se pensiamo che non ci sono mai le parole adatte per definire Amore.
La regia è affidata a Stefano Poletti (noto regista di videoclip musicali), che dell'Amore esalta la natura frammentaria, episodica, a fiammate violente ma rassicuranti. O vampate mortali. Con l'intensità di una musica tormentata da litanie. Scenari occulti e misteriosi. Le simbologie si susseguono sempre più fitte, accompagnate da una colonna sonora originale e bellissima. Ma sorge il dubbio che oltre all'Amore ci sia un altro messaggio da veicolare. Quasi opposto.
Il personaggio di Solomon, illuminato da un'aura di luce che - da sola – non riesce a pacare il suo tormento, non ha scrupoli. Neppure per sé stesso.
“Sogna fino a quando il sogno non si avvererà”, una sorta di evocazione che ci porta al compimento della missione di Solomon. Non ha versato il suo sangue, per il suo desiderio, ma di sangue si è nutrito, firmando una condanna per l'intera umanità, in cambio della sua soddisfazione.
Le sette vite di Solomon Phillips è presentato come un mini kolossal, forse un po' pretenzioso. Paragoni azzardati, non tanto perché il film non sia all'altezza, quanto perché vive di una propria personalità che ha alcuni elementi in comune con gli autori citati.
Abbastanza debole la figura della narratrice (Missi Cavelli) che, attraverso continui flashback sulla vita di Solomon, si esprime al meglio con mimica e presenza più che col recitato. Sarebbe stato interessante affidarle esclusivamente il muto, che ne avrebbe valorizzato l'espressività. Senz'altro prodotto interessante, sicuramente sensibile a molti ampliamenti e miglioramenti.
Mi riserverei la possibilità di vederne una long version che possa confermare o smentire le intuizioni percepite in questi brevi episodi. Un merito importante è assolutamente la bellezza della colonna sonora originale di LODS. Musica e testi di grande impatto.
Violetta Serreli
riprese video E20WebTv