ROMEO E GIULIETTA FIRENZE: ” ROMEO&GIULIETTA - AMA E CAMBIA IL MONDO”
Avvincente, coinvolgente, esilarante si annunciava da mesi questa opera, e non ha deluso nessuna aspettativa. Questo "Romeo& Giulietta", si fa davvero amare, lasciando quella sana dose di energia per (almeno provare a) cambiare il mondo. La versione italiana, rivista nei minimi dettagli da Vincenzo Incenzo, è notevole e irresistibile. Shakespeare, sarebbe soddisfatto nel vedere tale trama, rivivere. “La poesia è il miracolo dell’essere”, e questo spettacolo ne è la prova concreta. La tecnologia è unita alla medievale scenografia, disegni, trame, che si alternano in frazioni di secondo, costruendo con proiezioni luci e video la storia, con i 45 artisti. La sinossi è la stessa, tragedia ancora attuale, di come le incomprensioni posso solo soffocare la bellezza di vivere i propri sogni e lasciarsi andare alle emozioni che nascono dal cuore. L’odio, il potere, il non ascoltare le inclinazione dei figli o le nostre, possono portare alla degenerazione. La vanità e i pregiudizi, non sono mai buone compagne e condannano a morte sicura. La ribellione dell’Amore, che volge il suo appello al mondo “AMA E CAMBIA IL MONDO”, è la sfida che dobbiamo cogliere. Mercuzio, Tebaldo sono la prova di quanto il restare sordi e ciechi, porta alla follia e alla paura. Sul palco, lo spettatore segue ogni salto, caduta, sorriso o sguardo fugace. Il canto, il sospiro,ogni sorta di dubbio o rischio dei personaggi che diventano cantanti, ballerini, acrobati, diventa unico. Il ritmo incalzante delle musiche, segue i sentimenti: si passa dal batticuore, alla perdita della morale, dalla disperazione,alla gioia. Evidenti cammini psicologici che attraversano la nostra quotidianità. La drammaticità risuona bene e Verona, alla fine, può essere identificata in ognuna delle nostre città o dei nostri paesi o con la nostra cara Italia. Aspramente colpita dalla voglia di prevaricare anche disperdendo sangue. L’odio è il male a cui seguono i sogni osceni, i deliri, la repressione, l’abbandono, l’impotenza di fronte al mistero della vita e della morte. La fedele stesura originale tratta da Gérard Presgurvic, lascia di stucco. Il cast è vocalmente e scenograficamente potente, coadiuvato anche da costumi colorati e sontuosi. Fondamentale la mano del regista Giuliano Peparini, che è l’ideatore e creatore dello spettacolo e quindi figura fondamentale nella realizzazione del musical. Peparini ne ha curato la regia, la direzione artistica e la stesura dell’edizione italiana insieme a Vincenzo Incenzo ed è con il suo team internazionale che sono state realizzate le scenografie, i costumi, i trucchi, le coreografie. Davide Merlini è Romeo .Classe 92, dopo l’avventuta a X Factor è notato da Giuliano Peparini Giulia Luzi è Giulietta. Classe 94, talentuosa sia come attrice che cantante solista. Luca Giacomelli è Mercuzio. Strepitoso e con timbro vocale degno di nota. Riccardo Maccaferri è Benvoglio, classe ’91, presente nel cast di Notre Dames de Paris di Riccardo Cocciante Gianluca Merolli è Tebaldo, attore e cantautore dal potente timbro vocale Leonardo Di Mimmo è il Principe, è stato alunno di “Saranno Famosi” di Maria dei Filippi. Barbara Cola è Lady Capuleti: versatile interprete Roberta Faccani è Lady Montecchi, cantante e cantautrice scelta anche dai “Matia Bazar” Vittorio Matteucci è il Conte Capuleti, attore toscano e cantante, presente in molte opere musicali Silvia Querci è la nutrice, voce toscana dal grande temperamento, apprezzata anche all’estero. Giò Tortorelli è Frate Lorenzo. Cantante, musicista e attore. Autore anche di canzoni di musical. “ A quale stella a quale Dio devo il suo sguardo d’amore che cosa è mai un nome proibito amore mio Tra i padri regna l’oblio tra i figli solo amore sorrideranno in cielo Per Giulietta e Romeo” Possa anche in terra, risuonare ancora la magia del vero sentimento, e perdonare quanti ancora non hanno capito come l’Amore sia il solo valore che non pretende di cambiare nessuno, ma migliora chiunque lo lascia entrare. Zard ha sicuramente con questo, firmato un altro grande capolavoro. Dulcinea Annamaria Pecoraro
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Gli artisti intervistati sono Italiani doc. ![]() Una nuova avventura cinematografica dopo “Mi chiamava Valerio”, anche se questa si presenta un’esperienza totalmente diversa. Raccontaci Il film “Mi chiamava Valerio”, dedicato a Valeriano Falsini, gregario di Fausto Coppi, ha aperto un sacco di porte. Tra queste, la “festa anni ‘50” e il book fotografico pubblicato, ha girato mezzo mondo ed è stato visto e notato anche dall’actor-producer Daniele Favilli, che nel 2008 ha lasciato l’Italia per andare in America in cerca di fortuna. E l’ha trovata! Ha appena finito di girare come produttore e autore un film “Swelter” (un film già venduto in anticipo in tutto il mondo, dalla Francia al Sudamerica. Nel great cast: LENNIE JAMES, ALFRED MOLINA, JEAN-CLAUDE VAN DAMME, CATALINA SANDINO MORENO, JOSH HENDERSON e con Regia di Keith Parmer), e ci ha voluto conoscere. Dall’incontro è nata questa nuova avventura insieme. Di nuovo valorizzate il territorio toscano. Si perché Daniele, come me, è dovuto “emigrare dalla sua terra”, e capisce l’importanza di lavorare sul territorio. Ha visto il lavoro che con "Fresnel" abbiamo fatto nel film “Mi chiamava Valerio” e essendo anche lui di Firenze, ha notato la nostra capacità produttiva innestata nel luogo. Ha quindi proposto di realizzare una storia ottocentesca, a Firenze, sfruttando le bellezze di Reggello. “Da cosa nasce cosa” e da qui, basatosi sulle potenzialità “naturali” e autoctone offerte, ha voluto scommetterci. C’è questa nomea dell’Italia all’estero, che non è quella corretta e ci fa apparire come “vecchi”. Invece c'è “ fame” di spirito e conoscenza e Daniele, ha visto in noi un’opportunità per portare la macchina produttiva americana, lavorando con le Maestranze italiane, sul territorio italiano. Qui noi siamo nel Castello di Sammezzano (costruzione eclettica in stile moresco ed è stata edificata nel 1605 per volere degli Ximenes D'Aragona Successivamente è passato in eredità a Ferdinando Panciatichi Ximenes che lo riprogettò tra il 1853 e il 1889. Nel corso del 1878 ospitò anche il Re d'Italia Umberto. "(365 sale come i giorni dell’anno, tra cui la Sala Bianca, la Galleria, la Sala degli Specchi, l’ottagono del Fumoir, la sala dei Pavoni, la sala dei Gigli, la sala delle Stalattiti, dei bacili spagnoli, degli Amanti, sono solo alcune, a cui poi fanno da corredo ben 17 camere da letto. Sono una diversa dall’altra, non esistono ripetizioni, se non l’unica incisione posta in vari punti delle sale, “non plus ultra”, a dimostrazione della straordinaria unicità e originalità del castello e del suo costruttore.”). Preso sotto d’occhio anche da altri registi come Dario Argento o vari spot tra cui “Alien” di Thierry Mugler girato in gran segreto o il celeberrimo videoclip “Vattene Amore” di Amedeo Minghi e Mietta o il nuovo progetto del regista Matteo Garrone, “The tale of tales” che vedrà protagonisti Salma Hayek e Vincent Cassel. Vedi poi "La vita di Oriana Fallaci" miniserie tv della Rai, diretta da Marco Turco e prodotta da Fandango, che vede protagonista Vittoria Puccini o"Una vacanza bestiale" del 1980 di Carlo Vanzina con "I gatti di vicolo miracoli", Diego Abatantuono e Teo Teocoli. Lo stesso Vittorio Sgarbi sembra abbia preso a cuore la sorte di questo castello. Il luogo non è un’idea nuova è il modo di lavorare che è nuovo. Chi produce il film (Fresnel) è di Reggello e lavora sul territorio reggellese, valorizzandolo. Qui, noi ospitiamo chi viene da fuori e lavoriamo attivamente con loro. Mettiamo a disposizione la conoscenza e la rete di comunicazione sociale che permette il tutto. Loro portano il loro bagaglio “industriale”, noi il nostro “artigianale”. Alla base del nostro progetto c’è la riproducibilità. In questo caso il “Rinascimento italiano”, parte (secondo me) dalla Provincia e questo è uno stile da proporre in tutto il mondo artistico. Iniziare a carpire le potenzialità “singole” dal territorio in cui vive. ![]() Perché puntate molto su questo castello? C’è un’analogia. La storia parla di Girolamo Segato: egittologo, medico, biologo, alchimista fiorentino. La sua storia è legata a particolari intriganti scritti nella storia. Ximenes stesso, ha giocato su ambiguità e ricorse alla ricerca dell' immortalità”. Questa è ben presente nell’architettura stessa del castello. Segato, l’ha ripercorsa nei suoi modelli anatomici. Analogie di concetto; importanti sia in spirito che per date storiche. Quando Daniele Favilli, ha chiesto una location dove poter girare le scene di un ballo in maschera, la soluzione è giunta immediata e ritrovata a Sanmezzano. Il titolo del film si può dire? “Il Mercante d’ossa”: film Thriller-horror, diretto al mercato internazionale, con scene quasi tutte girate in notturna, per ricreare l’atmosfera noir di Firenze. Una sorta di “Jack lo squartatore” ma a Reggello invece che a Londra. Cosa vi aspettate? Di produrlo. Diamo una linea “visiva” al produttore, al finanziatore, e al distributore. Il copione è già scritto ed è opera ideata da Daniele Favilli e da Keith Palmer che è il regista e lo sceneggiatore. Io sono l’aiuto regia, ma sono il “testimone” nell’attesa del suo arrivo previsto per i primi di maggio. ![]() Daniele Favilli personalita' eclettica: attore, musicista, sceneggiatore e produttore. Nato a Firenze, hai lavorato in TV e teatro in Italia, Inghilterra, Spagna, Grecia, Svezia e Stati Uniti e in quest’ultima nazione hai trovato la tua fortuna nel 2008. Nel 2013 hai co-prodotto il nuovo film di Keith Parmer "SWELTER", in cui è anche sei uno dei protagonisti, accanto ad Alfred Molina, Jean-claude Van Damme e la candidata all'Oscar Catalina Sandino Moreno. Il film e' stato venduto in tutto il mondo e tutt'ora presentato in America. Cosa ci fai qui in Italia? Sei ritornato indietro da Los Angeles a Firenze, e per giunta da oggi al 1800? Tutto nasce dalla mia passione per alcuni alchimisti che sono ancora coperti di mistero come Raimondo di Sangro che visse a Napoli nel 1700 e forse il più famoso di questi pseudo scienziati che studiavano il corpo umano, fino a scoprire tecniche di mummificazione e pietrificazione, è Girolamo Segato. Nato a Belluno, ma vissuto e morto a Firenze. La cosa affascinante di Segato, è essere riuscito a pietrificare tessuto umano. Nonostante si sia provato a replicare l’esperimento, nessuno è riuscito ad arrivare ai suoi risultati, in quanto lui stesso, prima di morire ha distrutto tutte le carte. Tu lo sai che qui in questo castello, vi è la “leggenda dei leoni piangenti”? Si narra che le spoglie del Marchese dovessero essere custodite in una cripta del Castello, a guardia di queste vi erano due leoni in pietra. Le opere dei leoni dovevano ancora essere finite quando il Marchese morì; per questo, l’artigiano che le stava scolpendo decise di dare loro non l’espressione seria e maestosa come era uso fare, ma un aria triste e malinconica. Si narra di una maledizione di una fattucchiera fatta proprio sui leoni, affinché nessuno potesse disturbare il sonno eterno del marchese. Nel 2005, fu rubato uno di questi leoni, la maledizione si è allora abbattuta su i ladri i quali hanno subito lo stesso destino del marchese (morto per strana malattia): condannando chiunque avesse profanato le statue dei leoni, a soffrire della stessa morte del marchese Ferdinando. Sembra però che la maledizione non si sia fermata con la morte dei ladri, ma abbia colpito anche un mercante d’arte in un Umbria e una ricca signora lombarda, e tutti in punto di morte sembra abbiano confessato di essere stati proprietari del “Leone Triste”. Ad oggi il leone di Sammezzano non è stato ritrovato, ad aspettarlo al castello c’è però l’altro esemplare. Eccezionale, c’è un collegamento che non sapevamo. Fighissimo!! Magari e' stato SEGATO a pietrificarli!! Ci facciamo il secondo film su questa storia. La nostra storia si svolge a Firenze nel 1815, anche se giochiamo molto con la storia e Segato all’epoca era molto giovane e in Egitto per cercare questi misteri della “mummificazione” nelle Piramidi. Si narra che sia stato tre giorni a cercare formule e sia uscito quasi morto da lì senza mangiare e bere. La storia ha un colpo di scena con un personaggio famoso a livello intenzionale e che lavora “dietro le quinte”. Non riveliamo perchè forse, ha anche più valore di Segato, poichè ha che fare con lui e con i suoi esperimenti. Tutto nasce dalla mia passione, dai miei contatti e dalla collaborazione con il regista Keith Palmer, con cui abbiamo scritto la sceneggiatura e con cui contiamo di presentarlo a maggio a Cannes. Io mi sono innamorato delle location toscane e di Igor Biddau; che è un professionista favoloso e della sua troupe "Fresnel". Quindi abbiamo pensato di girare tutto qui, realizzando un teaser trailer che invogli visivamente, mostrando il look che avrebbe il film. Il cast sarà italiano? No dovrebbe essere internazionale stiamo puntando a nomi grossi come Emma Watson, James Franco, John Malkovich. Nomi grossi, e budget con standard hollywoodiani. ![]() Di questa location cosa ne pensi? Sono letteralmente sbalordito, non c’è niente di simile che io abbia mai visto in Toscana o nel mondo. E’ una location naturale unica. Io vorrei mostrare che esistono posti, dove si può mostrare come e dove poter far rinascere il cinema. Non c’è bisogno di costruire nulla. E dimostrare che troupe italiane, non sono solo quelle di Roma. Le riprese saranno prevalentemente in notturna, per valorizzare le abilità di direttore della fotografia di Igor e della sua troupe "Fresnel". Io sono stato fortunato per aver trovato persone valide. Mi auguro di mettere nel progetto quanti più attori possibili, oltre a quelli legati per leggi di “mercato”. Fino a quando girate? Fino a maggio e precisamente dal 4-8 maggio. Sarà presente anche Keith Palmer che girerà le scene recitate. Ci sarà anche un seminario di Regia e Film Making” da Hollywood a Firenze”: il 9maggio a Reggello e 11 Maggio a Firenze. Per info www.seminario-filmmaking.com. Le scene che inseriremo saranno in inglese, per rivolgerci al mercato internazionale. La mia idea è di “costruzione” : basata su una buona sceneggiatura, una bella storia e qualcuno in grado di realizzarla … e qui c’è! Nel mondo c’è voglia e consapevolezza d’eccellenza dell’Italia. Siamo “leggenda” in ogni campo. E’ ora di mostrare che tutto questo è concreto e possibile anche oggi!!! Allora come si dice in bocca al lupo o “ in culo alla balena”. Crepi! ********** Igor Biddau: film- maker. Nasce a Sassari nel 1974, studia all’istituto d’Arte, grafica pubblicitaria e fotografia, quindi all’Accademia delle Belle Arti di Sassari. Si trasferisce a Firenze per terminare gli studi, e dal 1999 al 2002 realizza spot diffusi nelle reti nazionali. Nel 2003 realizza il lungometraggio "Fantasy Story", vincendo il premio della giuria al NIFF. Nel 2004 dirige il cortometraggio "Nero", e nel 2007 il mediometraggio "Giovanna dArco". Dal 2003 al 2009 firma come autore e regista numerosi programmi televisivi e documentari. Nel dicembre 2010 fonda la Fresnel Multimedia e lavora al lungometraggio "Cosmetica" e al cortometraggio "Sala d’attesa", nel 2012 realizza il lungometraggio "Sul Confine" tratto dall'omonimo spettacolo teatrale di Carrozzeria Orfeo. Nel 2013 realizza come produttore e regista il lungometraggio "Mi chiamava Valerio" sulla storia di Valeriano Falsini, unico gregario toscano di Fausto Coppi. Daniele Favilli: diplomato presso l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio D'Amico" di Roma. Fondatore della compagnia teatrale "Teatro Sottratto" e conosciuto per il ruolo del mefistofelico Federico Reali nella trasmissione televisiva "Un Posto al Sole”. Nel 2007 ha vinto il "Best Acting" Premio al 48 Hour Film Project di Roma in "Satisfaction (i can get)", film diretto da Giampaolo Bucci. Hai interpretato il ruolo di Giacomo, l'antagonista in "Ένας ήρωας στη Ρώμη ..." (2006) (Un eroe ... a Roma "), del regista greco Angelopoulos. Il film ha vinto il Premio del Pubblico al Film Festival Internazionale di Cipro 2007. Ha collaborato con la BBC (UK) nei ruoli di Grifonetto Baglioni in" Raphael : “un Dio mortale "(2004) diretto da J. Holdsworth, Pietro Torrigiano in" The Divine Michelangelo "(2004) diretto da Tim Dunn e Lorenzo di Pierfrancesco de Medici in" The Private Life of a Masterpiece "(2003). Nel film "Olivier Rising (2007) recita accanto a Vincent Gallo e Ernest Borgnine. Hai lavorato TV e teatro in Italia, Inghilterra, Spagna, Grecia, Svezia e Stati Uniti e in quest’ultima nazione hai trovato la sua fortuna. Nel febbraio 2008 trasferito a Los Angeles ed è stato scelto subito per interpretare il ruolo principale di Sal nel film "Mob Rules", diretto da Keith Parmer, accanto a Lennie James ("Snacth", "Jericho" ). Il film ha vinto il Premio del Pubblico per il Miglior Film e il Premio della Giuria per il miglior cast al Method Fest 2010 a Los Angeles oltre ad aver ricevuto tre nomination per Miglior Film, Regia e sceneggiatura. Recentemente Daniele ha ricevuto recensioni entusiastiche per il suo ruolo guest star di Angelo Colasanto nella serie Starz "Torchwood: DAY MIRACLE" ed e' stato tra gli ospiti VIP al HUB 7, la Convenzione internazionale di Torchwood a Londra, Regno Unito, alla fine del 2011 e a Gallifrey Science Fiction Convention a Los Angeles nel Febbraio 2012. A Luglio 2012 ha ricevuto il “Premio Internazionale Attore Rivelazione” al Mompeo Film Festival. Nel 2013 ha co-prodotto il nuovo film di Keith Parmer "SWELTER", in cui è anche uno dei protagonisti, accanto ad Alfred Molina, Jean-Claude Van Damme e la candidata all'Oscar Catalina Sandino Moreno. Il film e' stato venduto in tutto il mondo è tutt'ora presentato in America. Dulcinea Annamaria Pecoraro "Ho iniziato per gioco, ma ho avuto la fortuna di avere trovato dei grandi maestri e un po’ me li sono anche cercati. Ora, guardando indietro, c’è un filo conduttore che li lega tutti. Tutti mi hanno insegnato a non recitare, ma a essere vera." ![]() 1) Che emozione si prova, sapendo di aver sostenuto un ruolo così importante come la “Santa”, nel film oscar “La Grande Bellezza”? E’ tanto che faccio teatro, cinema poco, però come dicono sono sempre un pò nell’ombra (mai stata famosa, anche se sanno chi sono). Questa per me è stata una bella fortuna. La prima volta che mi hanno chiamata per fare il provino con Paolo Sorrentino, pensavo: “Figurati!!!”…, però ci sono comunque andata. Ero tranquilla e soprattutto non avevo l’ansia da prestazione che a volte mi prende. Ero contenta di conoscerlo. Il nostro incontro è stato (senza scherzi) del cuore e dell’anima. Lui aveva in mente una donna molto vecchia: una centenaria, per lui ero giovane e non sapeva se prendermi o meno, finché qualcuno gli ha suggerito l’idea del trucco. Ci siamo visti tre volte e la prova trucco, durata quasi 5 ore, è stata decisiva. Ho indossato l’abito e così ho iniziato a lavorare con lui e con l’aiuto regista al personaggio. Io sono entrata molto in sintonia e con poco, Paolo, ti fa capire cosa vuole. Mentre giravo ero molto felice, un ottimo rapporto con la troupe, mi sentivo coccolata, tranquilla e stranamente sentivo che mi veniva tutto naturale. Ogni proposta era accettata. Io sapevo cosa Paolo volesse, e dove cercare dentro di me. Mi sono ispirata a mia madre, per certi aspetti della vecchiaia. Paolo diceva: “Questa è una santa inconsapevole, dice cose così profonde, ma con la stessa leggerezza di dire – Passami il sale –“. A me questo ha fatto venire in mente un racconto di Buzzati: “I santi”. C’era un santo in particolare: San Gancillo, che era il santo inconsapevole. Ero presa dalla concentrazione e da cosa facevano gli altri. La vera emozione del personaggio, io l’ho avuta a Cannes e nella “Sala Lumiere” dove, ho visto tutto il film. Fino ad allora avevo visto solo gli spezzoni. Paolo poi, non mi aveva mai dato tutto il copione per intero. Capivo che il ruolo era importante, che faceva parte di un momento di transizione nella vita di Jep Gambardella, ma non avevo capito fino a che punto. Sono rimasta io stessa stupita, poiché quasi non mi riconoscevo. 2) In Italia “La Grande Bellezza” è stato molto criticato, anche non benevolmente. Cosa pensi in merito? Si, ho visto e letto. Il grande successo è stato in America. Riuscire a guardare dentro è difficile. Ci sono molti scorci di immagini e poche parole. Va metabolizzato. La mia stessa parte è piccolissima ma importante. Decisiva per un cambiamento. 3) Tu, ti senti come la “Santa”? No! (sorrisi). Anche se devo dire che c’è un film :“Pulce non c’è”, (uscirà nelle sale il 3 aprile 2014), girato tre anni fa, tratto dall'omonimo libro di una giovane scrittrice: Gaia Rayneri e diretto dal regista Giuseppe Bonito, ove interpreto i panni di una barbona, che in qualche maniera è portatrice di un cambiamento, di buona novella. E’ strano che faccio queste cose. Io sono buddista. Mi sono avvicinata tardi avevo già 40 anni. “Credere che la legge dell’universo è dentro di te e la vita è per te”. Detta così è facile. Tu devi sviluppare il cuore verso gli altri, perché non puoi diventare felice da solo. “Se ti preoccupi del tuo benessere, devi occuparti anche del benessere dei quattro angoli del paese” . Sicuramente l’interesse e questa forma di “cura”, probabilmente in queste due parti : la “Santa”(La Grande Bellezza), la “barbona” (Pulce non c’è), hanno messo in evidenza la mia parte spirituale. ![]() 4) Nel 2014, è uscito un altro film: “Mi chiamava Valerio” diretto da Patrizio Bonciani e Igor Biddau con la collaborazione di Ara Solis, Gruppo della Pieve e Fresnel Multimedia. Liberamente ispirato alla vita di Valeriano Falsini, il pentolaio gregario e amico di Fausto Coppi. [www.michiamavavalerio.it ] Come ti sei trovata? Beh bene! Loro sono Amici miei. Io sono la zia di Maria Pia. Vi è Roberto Caccavo (Fausto Coppi) con cui ho lavorato in “Re Lear” e mi ha diretto in “Mario”, Igor Biddau (scenografo da un bell’occhio), Riccardo Sati (Valeriano Falsini) e Sofia Bigazzi (Maria Pia). Sono ragazzi talentuosissimi. Stare con loro è come essere a casa. 5) Preferisci fare cinema o teatro? Sono due realtà diverse che richiedono due diverse concentrazioni. Fare cinema non mi mette ansia come nel teatro. E’ una cosa cui inconsciamente penso che posso rifare. Nel teatro sento quello che i francesi chiamano: il “crack”, che passa quando poi sono sul palco. 6) Tra i tanti tuoi progetti, ce ne uno in particolare che colpisce: “ Re Lear” con Gianfranco Pedullà. Come sei riuscita a catapultarti in un personaggio maschile e forte, come quello di un re? Faccio parte della sua compagnia. Beh questa è una bella domanda. Sin da quando ero giovane, ho sempre fatto personaggi maschili. Sarà per il viso androgeno, scavato. Quando Gianfranco, mi ha proposto questo ruolo, io sorrisi, perché quando avevo quarant’anni, dicevo che da vecchia avrei fatto il “Re Lear”, cosa che si è realizzata. Io sono minuta, piccina, ma quello che si è voluto fare vedere è la fragilità del potere. Ho cercato, nonostante la preoccupazione iniziale, di mettere in scena i “guazzabugli interiori". La parte della follia mi è venuta bene e per il resto sono stata aiutata anche da Marco Natalucci (il buffone) e da tutti gli attori, con cui mi sono divertita. 7) La tua esperienza nelle carceri? Bellissima, soprattutto nel carcere di Arezzo (ora chiuso). Lì c’era una compagnia (non fissa), facevamo un laboratorio, portando avanti una certa idea. Gianfranco Pedullà, è molto bravo nel dirigere. Queste persone, hanno una grande energia compressa, non utilizzata. Chi faceva il laboratorio teatrale, aveva già una predisposizione. Riuscivano a essere così veri, “più di un attore”, da portare sulla scena tutta la loro storia. Mi ricordo di un ragazzo cileno di 30 anni, di una bravura a capacità incredibile. Uno dei personaggi più belli che ho fatto in carcere oltre a “Woyezeck” è stato “Calibano” nella “Tempesta” di Shakespere ma tradotto in napoletano del ‘600-700 con un testo di Eduardo de Filippo. L’umanità di questa gente spacca il cuore e esce l’arte. ![]() 8) E con i laboratori per ragazzi? Con loro ho avuto poca esperienza. Non quanto in carcere. Ho lavorato con le medie di Arezzo. E’ difficile, con loro. Mi ricordo di una seconda media. Dovevamo mettere in scena la “La Gabbianella e il gatto che le insegnò a volare” di Sepulveda. Ragazzi che durante il laboratorio si scatenavano. Io urlavo, fino a dire basta e me ne andai. Poi tornai, e mostrai come adulto le mie "impotenze", trattandoli allo stesso pari, dicendo le difficoltà di lavorare con loro. Questo mio "sfogo", li ha poi portati a fare uno spettacolo bellissimo, e a superare anche inconvenienti tecnici, da veri professionisti. Sono entrati in scena alla perfezione. Anche il timido della classe, che interpretava il gatto, si è esibito alla grande. 9) A aprile 2014 porterai a Lastra a Signa (FI) uno spettacolo: “La partita di Mimì”, un quasi monologo, scritto per te dalla drammaturga palermitana Lina Prota. Ci puoi anticipare qualcosa? Lina Prosa, l’ho conosciuta lavorando al progetto Satirycon 2000 di Massimo Verdastro. Massimo ha avuto un’idea geniale, ha dato vari pezzi a drammaturghi contemporanei, affinchè riscrivessero il Satyricon. Ne abbiamo messi in scena 5. L’ultimo di questi , il “Naufragio”, è stato proprio scritto da Lina. Questa drammaturga sta avendo un grande successo ed è ha anche diretto una trilogia “Lampedusa Beach” per la Comédie-Française. Io mi sono “innamorata” di questa donna e della sua scrittura. Quando eravamo al “Piccolo”al Milano io le dissi, “Quanto mi piacerebbe che scrivessi qualcosa per me … e aggiunsi: “uhm, e scusami come faccio a pagarti?”- lei rispose: “Ah, non ti preoccupare, a noi scrittori, ci pagano poco”. “Anche a noi attori” – aggiunsi io. Io pensavo fosse finita lì. Poi mi chiama e mi dice: “Non mi dici cosa vuoi?”. A gennaio del 2013, mi è arrivata per mail “La partita di Mimi”. L’ho letta e l’ho trovata bellissima. Sarà presentata dal 9 al 13 aprile 2014 a Lastra a Signa, ci sarà una rassegna di teatro di nuova drammaturgia, diretta da Alessandro Cevenini e con me ci sarà una danzatrice (maestra del movimento) Sabina Cesaroni (Zayira). C’è anche la storia dell’Italia del ‘900 in “flash”, da Moro, Brigate Rosse, Pasolini. 10) Tu hai iniziato a 29 anni a recitare. Sono 40 anni che reciti. Quale è il ruolo più difficile che hai rappresentato, quello che hai sentito più tuo e quello più lontano da te? Lo sai che è difficile risponderti??! Difficile è stato “Aspettando Godot”. Facevo Lucky, non capivo bene cosa dovevo fare. Ne ho amato più di uno: sicuramente “Calibano”, in carcere e in napoletano (lingua che mi insegnato Bartolo Incoronato, lavorando insieme). Poi tanti anni fa, insieme a Marisa Fabbri e Franco Piacentini, ho imparato tanto. Nelle “Baccanti” con traduzione di Sanguineti, io facevo due personaggi: “Tiresia” e “Cadmo”. Questo è stato un bellissimo lavoro. Il teatro greco insegna moltissimo. 11) Hai mai pensato di scrivere un libro? Non so scrivere io. Non ci ho mai pensato. 12) Hai mai pensato di fare la registra? Per quello ho una capacità. Sono una brava regista d’attore, una “coach”. Non perché mi vanti, ma perché l’ho fatto. 13) Per fare l’attore/trice cosa consiglieresti? A un attore/trice giovane direi di non perdere tempo. Di fare una scuola, ma non di basarsi solo su questa. Di fare esperienze. Io non ce l’ho una scuola, ho iniziato per gioco, ma ho avuto la fortuna di avere trovato dei grandi maestri e un po’ me li sono anche cercati. Ora, guardando indietro, c’è un filo conduttore che li lega tutti. Tutti mi hanno insegnato a non recitare, ma a essere vera. C’è bisogno di inventarsi, di creare. Sicuramente ci vuole forza, tanta determinazione, senza bisogno di scappare dall’Italia. Dulcinea Annamaria Pecoraro |
Deliri progressivi
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