Dice l’autrice:
Sì può acquistare ordinandolo in libreria oppure online.
Non ci saranno copie omaggio, i ragazzi che l'hanno prodotto non solo hanno impiegato tempo, cura, energie (tante), ma l'hanno fatto a loro spese, da amici e appassionati. Prenderò solo una copia per me.
Mi spiace perché vorrei regalarlo a tutti… è stupendo! Claudio ci teneva infinitamente: è il nostro poema a quattro mani… musica pura!
Susanna
«Credo molto in noi anche più di quanto già facciano in molti su te e me separatamente. Possiamo essere davvero una scintilla impazzita in reazione imprevista non omologabile di simbiosi energetico creativa. Per la serie "tutto quello che c'è stato prima porta qui? Eccoci."Visto che esiste solo il presente, caro collega».
Princess, così Claudio chiamava colei che da lì a breve sarebbe divenuta la mia compagna nella vita, è gemella monozigote. Spesso cerca di spiegarmi quanto sia speciale e unico il legame tra lei e la sua sorella gemella: un reciproco “sentirsi” quasi soprannaturale. A casa di Susanna rimettevo in ordine alcune cose di Claudio. Lui dal letto sorride e mi chiede se mi rendo conto di quanto il nostro rapporto sia prezioso, unico, speciale. Sono contento perché riesco a mettere ogni oggetto esattamente dove lo avrebbe messo lui, ma avrei voglia di piangere, di urlare, di abbracciarlo, di fuggire. Dopo quasi due anni usiamo, o almeno proviamo, ad usare le parole per dirci cose non dette ma da sempre sentite. Siamo oltre l’amicizia vero? Oltre l’amore? Non è meraviglioso? E per la prima volta vedo sul suo viso sorridente delle lacrime. Non riesco a dire altro se non: «Siamo come due gemelli, Claudio». A volte mi sono sentito fortunato per tutto ciò che Claudio mi raccontava di sé, della sua vita, dei suoi affetti… altre volte ho provato l’imbarazzo dell’intruso, talmente stretto, profondo, intimo era il nostro scambio. Pur non avendola letta, conoscevo l’Opera, la Rinascita sua e di Susanna. Il come e quando, i perché. Le gioie, le malinconie, le difficoltà, la pienezza che ti dona il grande Amore. Entrambi poi avevamo in comune l’Isola, la Musica, il Mutamento.
«Tu non eri nei miei giorni, eri altro da me, nemmeno nei dintorni. Tu non eri nei miei giorni, eri altro da me, nemmeno nei dintorni. Come avevo intuito ti avrei trovata al di là del mare, era negli esagrammi dei mutamenti la grande acqua da attraversare».
Anche il mio gemello Claudio conosceva e sentiva i miei accadimenti. Troppo affini pur nelle logiche differenze. Un social network come luogo luogo comune da cui ripartire. Appuntamenti al buio densi di quella Luce che abbaglia, scalda il cuore, pacifica la mente, rende un senso alla nostra vita terrena. Aerei, traghetti, mare, musica, notti a scrivere, telefonarsi, conoscersi, scoprirsi. Intrecci innumerevoli, coincidenze che fanno sorridere e che d’incanto rendono possibile 1+1=UNO. E il tempo, il poco tempo che abbiamo avuto a disposizione, diventa una Vita. Una Vita desiderata, conquistata, difesa, coltivata, custodita contro tutto e tutti.
«Te lo immagini vero cosa potrebbe significare aggiungere a dolori, stampelle, nausea e fatica quotidiane anche il peso di sfiducia e scoraggiamento? Quindi, olè, qui parte un pomeriggio di lavoro fuori casa a cogliere nella pioggia la poesia, nel freddo lo stimolo, nelle grane la sfida, nella vita il dono. Ti abbraccio Marok. Ti fai un caffè al paese con me prima di partire per la tua giornata?». Nella casa ai piedi del Monte Arci, si parla di Amore. Si creano note e parole, ma l’Amore regna incontrastato in ogni gesto, in ogni silenzio, in ogni suono che segnala l’arrivo di un SMS. Ormai conosciamo tutto di noi, siamo gemelli, no? Dalla scelta di cosa preparare per cena o di quale camicia indossare. Da che disco viene messo sul piatto, dal buongiorno o dalla buonanotte, “sento” cosa accade, percepisco l’Amore di Claudio per Susanna, il loro Amore. E lui sa di mostrarsi nudo più che mai ai miei occhi così come io so di esserlo ai suoi. Empatia che a volte dilania ma che sostiene, ci sostiene in una sorta di mutua assistenza esistenziale, umana. Abbiamo freddo insieme e senza una parola il bollitore dell’acqua è sul fuoco… così pure quando sono i nostri cuori ad avere freddo o è la Luce a riempirci di gioia quando guardandoci capiamo che tutto va bene.
«Sai come mi sento? Finalmente sereno».
La serenità finalmente raggiunta da Claudio ha un solo nome: Susanna.
Io lo so.
Resta freddo a Masongiu, ma non piove più.
Gianni “Marok” Maroccolo
Conosco Susanna dai tempi del liceo e nonostante i distacchi, le assenze talvolta prolungate, lei in qualche modo è sempre rimasta dentro i miei giorni.
Per Claudio è diverso, era un’artista che stimavo, ma che guardavo da lontano, fino al nostro incontro di qualche anno fa.
Una conoscenza diretta arrivata troppo tardi, che pure mi ha dato l’opportunità di avvicinarmi alle sue ultime iniziative, così lontane dalla piatta “normalità” della vita.
Forse anche per tale ragione si era interessato a Campi di Carta.
Dunque, perché questa raccolta epistolare?
Non bastavano già Celan, Bachman, Glattauer, Tammuz ed una folla di altri?
No, non potevano bastare, c’è altro in questo incontro, fra milioni di incroci possibili fatti di pensieri e di anime, perché i messaggi che si scambiano Susanna e Claudio formano veri e propri torrenti, talvolta fiumi in piena, capaci di travolgere l’ostacolo della distanza.
Eppure, nonostante questo impeto, definirei entrambi degli abili cesellatori della parola.
Le parole nascono dall’esigenza di ricordare qualcosa o qualcuno quando questi sono lontani da noi, ci sopravvivono. E c’è una cosa su cui, incredibilmente, sembriamo non riflettere mai abbastanza: il nostro nome, scritto o sussurrato, sarà il modo in cui verremo ricordati un giorno, quando non ci saremo più. Le parole scritte, poi, scavalcano temporalmente il momento in cui sono state pensate, lasciando la possibilità di essere lette anche dopo; per questo, a volte, provocano una sorta di stordimento: non rispettano più il tempo in cui sono state pensate. E le nostre storie, soprattutto quelle che conserviamo nelle stanze più nascoste della nostra anima, come questa di Susanna e Claudio, che fine farebbero se continuassero a restare segrete? Serve qualcuno che ne custodisca la memoria, che sopravviva e diventi un giorno a sua volta il narratore, perché ogni storia, per esistere, ha bisogno di essere trasmessa, non importa a quanti, basta anche un altro essere soltanto.
Serve un testimone che possa a sua volta raccontare, permettendo in tal modo a quella storia di esistere, anche dopo di noi, tramandando ciò che avevamo dentro il cuore.
Marcello Loprencipe
Fonte: https://www.blogger.com/profile/14298830876918864196