LIBRO NUOVO, SPETTACOLO NUOVO Cari amici, ci tengo a segnalarvi che tra poco meno di un mese uscirà il nuovo libro “Nessuna voce dentro – una estate a Berlino ovest”, pubblicato nella collana I Coralli da Einaudi. Un viaggio d’iniziazione nella tumultuosa Berlino del Muro e delle case occupate, un mix irripetibile di intensità e fragilità. Un racconto di formazione, una ostinata ricerca del senso da dare alla propria vita in una fase di grande cambiamento personale, all'ingresso in una epoca che avverte i primi segnali del crollo simultaneo di tutti i regimi oltrecortina e dell'intero equilibrio mondiale. Dal libro è stato tratto lo spettacolo teatrale “Nessuna voce dentro – Berlino millenovecentottantuno”, con Massimo Zamboni, Angela Baraldi, Cristiano Roversi, dove si alterneranno letture dal libro alle canzoni di quegli anni: Lou Reed, Nico, DAF, Kim Carnes, The Doors, Einsturzende Neubauten, Ideal. Lo spettacolo verrà presentato in anteprima nazionale al teatro Laura Betti di Casalecchio (BO) il 17 maggio ore 21:00. Vi ricordiamo che i posti sono limitati e che il biglietto di ingresso – posto unico a 10 € - deve essere prenotato su Vivaticket al link www.vivaticket.it/ita/event/nessuna-voce-dentro/96078 Vi aspettiamo, di là dal Muro. www.massimozamboni.it
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La presentazione del libro “Le parole accanto” da Mondadori Point Roma Gandiglio Sabato 6 maggio 2017 alle ore 18.30 da Mondadori Point Roma Gandiglio in via Gandiglio 121 a Roma si terrà la prima presentazione ufficiale del nuovo libro di Michela Zanarella “Le parole accanto” edito da Interno Poesia. Dialogano con l'autrice lo scrittore e giornalista Giuseppe Lorin e l'editore Andrea Cati. Le letture sono a cura degli attori: Chiara Pavoni, Giuseppe Lorin e Corrado Solari. Riprese video di Nonsolophoto. “Le parole accanto” di Michela Zanarella rappresentano l’apice di un percorso che non è soltanto poetico, e dunque di ricerca stilistica, ma racchiude l’impronta di un’esistenza che si fa matura e sa accogliere e raccontare la gioia e i dolori del proprio percorso di vita. L’ingresso all’evento è libero. Info e prenotazioni: 3456851084 o [email protected]. In libreria ‘Il giardino di Mattia’ il primo romanzo di Daniela Ippoliti “La morte di qualcuno può dare inizio alla nascita di qualcun altro”. In questa frase è racchiusa tutta la profondità di questo romanzo, che segna l’esordio nel mondo editoriale di Daniela Ippoliticon Bibliotheka Edizioni. Può la vita di un giovane interrompersi all’improvviso? Purtroppo succede ed è realtà attuale e tristemente diffusa.Un incidente stradale la spezza per sempre, e cambia quella di chi resta. Con una scrittura semplice, molto descrittiva ed avvolgente l’autrice ci proietta addosso tutto il dolore per la scomparsa di un ragazzo che era amato dagli amici, dalla famiglia, dalla comunità. Il vuoto che ha lasciato è evidente e viene raccontato attraverso le azioni e i pensieri di Chiara ed altri compagni che con lui hanno condiviso momenti di vita e spensieratezza. Un luogo diventa il simbolo per mantenere vivo il ricordo: un giardino. E’ meta di incontro dei ragazzi per restare uniti e trovare un po’ di conforto. Si intrecciano storie, prendono forma situazioni nuove ed emozioni e dal buio appare una flebile luce di speranza. Daniela Ippoliti riesce a coinvolgere il lettore, a trascinarlo con forza in una dimensione drammatica, che può evolvere e trasformarsi in qualcosa di diverso, più luminoso e positivo, dove tutto può avere un colore, se si ha la volontà di crederci. Il libro Mattia è un ragazzo di diciannove anni come tanti, con una vita normale, degli amicinormali ed una famiglia altrettanto normale, fino a quando tutto tragicamente si interrompe per sempre perché Mattia muore in un incidente stradale con il suo scooter. Per cercare di sopportare il dolore per la perdita del loro amico e nel tentativo di trasformare un posto dove è arrivata la morte in un luogo dove poter ritrovare un po’ di vita e di allegria, gli amici di Mattia decidono di creare un piccolo ma attrezzato giardino nella piazza dove il ragazzo ha avuto l'incidente mortale. Andando a scomodare la teoria sociologica sui ‘sei gradi di separazione’, il libro racconta di come l'esistenza di ognuno di noi sia spessolegata, tramite un filo invisibile, all’esistenza di un altro individuo e come l'aiuto che ci serve possa giungere da ogni direzione, anche la più impensabile. L’autrice Daniela Ippoliti è nata a Roma nel 1964, dove vive attualmente insieme a suofiglio. Laureata in medicina e chirurgia presso l'Università di Roma La Sapienza e specializzata in dermatologia, lavora da molti anni presso un famoso istituto dermatologico della capitale. “Il giardino di Mattia” è il suo primo romanzo. Il giardino di Mattia di Daniela Ippoliti, Bibliotheka Edizioni pagg. 160, 11 euro "I Giardini Incantati" è un rifugio, un ambiente circoscritto dentro di noi, nell'anima. è quel luogo ove il nostro passato ed il nostro presente, si unisce, prende vita. E lì, lì solo possiamo rivivere tutto ciò che è nostro: amori passati, domande irrisolte, dubbi, paure, incertezze. Scelte sbagliate, percorsi e sentieri dell'animo umano Intervista a Stefano Labbia a cura di Roberto Bruno Ciao Stefano ben trovato tra le pagine di Deliri Progressivi. Come nascono le tue poesie e cosa liberi di te stesso mentre lo fai? Grazie mille per questa fantastica opportunità! Provo a mettere emozioni su carta, a fermare il tempo. Siano esse emozioni e sensazioni positive che... meno positive, diciamo. Istanti di vita, polaroid dell'anima, di un'esistenza, la nostra, a tratti più "semplice" e leggera rispetto ai secoli passati e che invece ha le sue "pecche", le sue domande senza risposta. I suoi istanti di buio. "I giardini incantati" è la tua nuova silloge poetica, ti va di presentarla ai nostri lettori? "I Giardini Incantati" è un rifugio, un ambiente circoscritto dentro di noi, nell'anima. È quel luogo ove il nostro passato e il nostro presente, si uniscono, prendono vita. E lì, solo lì possiamo rivivere tutto ciò che è nostro: amori passati, domande irrisolte, dubbi, paure, incertezze. Scelte sbagliate, percorsi e sentieri dell'animo umano... Siamo tutti molto più simili, tra noi di quanto pensiamo. Le emozioni in poesia. La vita in rima. Ecco, cos'è "I Giardini Incantati". Siamo noi. Poeta, sceneggiatore, giornalista come ti dividi fra queste tre attività? La poesia è la mia vita: nasco poeta e credo resterò per sempre tale. La poesia mi fa stare bene, mi mette in pace col mondo. E vedo, durante i vari reading cui partecipo, alle presentazioni dei miei libri, che ha lo stesso effetto su ognuno che l'abbraccia, che la accoglie dentro. La sceneggiatura invece è un'arte a cui mi sono da poco tempo affacciato: ho molte idee e mentre paradossalmente, la stesura di un romanzo a me risulta assai più complessa, ho visto che in certi casi, lo scrivere una sceneggiatura ha per me più fluidità. Ovvio, prima di proporre rileggo, valuto, pondero e aggiusto il tiro, se credo sia il caso. Fear - in origine The Fear -, ad esempio, è stato fatto cuocere a fiuoco lento: è una storia che ho ideato nel 2003. Per quanto concerne il mio lavoro di articolista (non sono ancora pubblicista e men che mai, ahimé, giornalista), è un diletto che, sinora, è stato dagli altri apprezzato e ne sono contento. Dico diletto perché a me la settima arte piace, così come la seconda. Ho avuto l'opportunità, grazie ai portali con cui collaboro, di poter visitare mostre e spettacoli in anteprima e ne sono stato veramente onorato. Tra l'altro ho da poco iniziato una nuova collaborazione con un brillantissimo magazine free press "Il Nostro" in distribuzione a breve. Prendendo in prestito il titolo del tuo libro: quali sono oggi i tuoi "Giardini incantati"? "I Giardini Incantati" sono la somma di quello che sono. Sono il passato che collima col presente e getta un occhio al futuro. Sono gli amori di ieri e quelli di oggi. Sono le storie finite, le "amicizie" chiuse, i cambi di passo, le scelte siano esse sbagliate o... "giuste". I Giardini Incantati sono ieri, oggi... e domani. Quali saranno i tuoi progetti futuri sia come poeta che come sceneggiatore? La mia terza raccolta è pronta e con essa anche il mio primo romanzo ed una raccolta di racconti. Ho in cantiere uno spettacolo teatrale da me scritto e ideato, un film che spero a breve andrà in pre-produzione - sto dialogando con alcune realtà italiane - e c'è Fear, la mia serie originale (un teen drama) per cui dovrò a breve volare a Londra - c'è l'interesse da parte di due importanti Broadcast inglesi. Vuoi mandare un saluto ai lettori di Deliri Progressivi, magazine, tra l'altro diretto splendidamente dalla poetessa Annamaria Dulcinea Pecoraro? Più che volentieri! Un ringraziamento speciale alla Dott.ssa Annamaria Dulcinea Pecoraro ed un saluto a tutti i lettori di Deliri Progressivi! Grazie ancora per questa fantastica opportunità! Roberto Bruno In libreria il libro-inchiesta “L’Honda anomala” di Pietro Ratto Pietro Ratto è giornalista, autore di diversi libri, ha alle spalle un percorso professionale notevole. Ora si presenta ai lettori con un saggio ben documentato sul delitto di Aldo Moro, presidente della DC, personaggio centrale della politica italiana, riaprendo così una delle ferite più gravi della storia del nostro paese. Tanti i punti ancora oscuri di questa vicenda, troppi i depistaggi: una lettera anonima mai protocollata porta alla luce tutta una serie di intrecci inaspettati e drammatici. Servizi segreti, CIA, politica americana fanno intuire che dietro alla strage di via Fani ci sia un complotto internazionale. Qualcosa che va oltre ciò che si conosce ed è stato detto. L’autore è in grado di affrontare con competenza l’argomento, entra preparato elencando fatti e citando personaggi veri, riuscendo a rievocare segreti, domande senza risposte certe, e lo fa utilizzando un linguaggio semplice adatto a tutte le tipologie di lettore, garantendo una fluidità narrativa, un ritmo che avvolge e che crea curiosità in chi si avvicina a queste pagine. Un ispettore cerca di sbrogliare la fitta trama per arrivare alla verità: da quel 9 maggio 1978 l’uccisione di Moro è ancora oggi un mistero oscuro, un mosaico da ricomporre. Ratto con una attenta analisi e approfondita ricerca, ci accompagna a riflettere, a non dimenticare una delle vicende più torbide del nostro tempo, consapevole che quella Honda ‘anomala’ è uno degli infiniti tasselli da chiarire tra le molteplici contraddizioni. Il libro Dicembre 2010, Questura di Torino. Un ispettore della Digos scopre, tra i documenti in possesso del suo sovrintendente, una lettera anonima mai vista prima. Poche righe su un foglietto che alludono a responsabilità quanto meno scomode, e che delineano scenari davvero inquietanti, relativamente alla Strage di via Fani. L’ispettore Rossi decide di vederci chiaro e di cominciare a indagare, senza lasciarsi spaventare dalle prevedibili difficoltà che lo attendono. Riportando così sotto i riflettori una pista troppo spesso lasciata in ombra da Procure, Commissioni parlamentari e mass media. E regalando al lettore una nuova occasione per riflettere sugli innumerevoli retroscena di quella tragica mattina del 16 marzo 1978. Un saggio “raccontato”, che si legge tutto d’un fiato e che intreccia le avventurose fasi dell’indagine dell’ispettore, con l’accattivante rassegna di alcuni dei molti fatti e dei moltissimi dubbi, relativi all’agguato Moro. L’autore Pietro Ratto è saggista, giornalista e scrittore. Laureato in Filosofia e Informatica, è professore di Filosofia, Storia e Psicologia. Ha vinto diversi premi letterari di Narrativa e Giornalismo. Oltre a questo libro, ha pubblicato La Passeggiata al tramonto. Vita e scritti di Immanuel Kant (2014), Le pagine strappate (2014), I Rothschild e gli Altri (2015), Il Gioco dell’Oca (2015) e BoscoCeduo (2017). Da parecchi anni amministra il sito “BoscoCeduo.it” (www.boscoceduo.it) - che raccoglie molte delle sue riflessioni filosofiche - nonché l’Archivio di ricerca contro-storica “IN-CONTRO/STORIA” (www.incontrostoria.it). L’Honda anomala di Pietro Ratto, Bibliotheka Edizioni pagg. 96, 11 euro Uff. stampa Michela Zanarella Alessandro Bellomarini ha incontrato e intervistato per noi lo scrittore Dylan Moriarty, che ha appena edito il suo primo romanzo dal titolo: "Se ripenso a quegli anni". Da questo incontro ne è nata una bella chiacchierata. Dylan Moriarty: parlaci un po’ di te e di come è nata la voglia di scrivere questo romanzo dal titolo “Se ripenso a quegli anni”? Beh, diciamo che secondo me, ognuno possiede un libro dentro di sé. Io ce l'avevo da tempo, ma mi preoccupavo sempre di come avrei dovuto strutturarlo. Per cui sono partito da google, scrivendo: come si scrive un libro? Quando poi ho scoperto tutte le complicazioni che ne uscivano fuori, tutti i paletti legati alla struttura, al testo, alla caratterizzazione dei personaggi etc, ho compreso che c'erano troppi ostacoli e ho lasciato perdere. Ho pensato che avrei rischiato di andare avanti per un po' e che poi sarei rimasto stritolato dalle lacune, da quello che poi non tornava tra pagina 15 e pagina 164, dalle contraddizioni che c'erano nei vari capitoli e da personaggi che avevano identità discordanti da pagina a pagina. Insomma, tutto un minestrone di paranoie che mi portavano a pensare che avrei potuto fare la fine del creatore di Lost, che si addentra in una trama così complicata che poi non sa più come uscirne e fa finire la serie a ca**o, lasciando tutti con la bocca di sbieco. Poi, un giorno mi sono semplicemente messo lì a buttare giù qualcosa senza avere la minima idea di nulla, nemmeno di quello che avrei scritto nel rigo successivo. Da quel momento non mi sono più fermato e ho finito un libro in cui alla fine tutto torna. O almeno credo. Di che tratta la storia? La storia tratta di due amici d'infanzia, che crescono insieme e in età adolescenziale conoscono la droga. Da quel momento in poi, per loro inizia un percorso ad ostacoli che getta i due in situazioni pericolose. Attorno ruotano i complicati rapporti famigliari, la difficoltà nella scuola, il velo che impedisce di vivere una normale storia d'amore a causa della dipendenza. Non mancano comunque moltissimi episodi divertenti, tanta leggerezza adolescenziale e la semplicità degli anni 90. Cavalcare l’onda della nostalgia e il tempo che fu, secondo me, nasce dal fatto che in questo nuovo millennio c’è molto poco di interessante e, soprattutto, poco che valga la pena ricordare in futuro. Nel tuo romanzo, gli anni ’90 sono narrati come un periodo in cui si stava meglio o il tuo protagonista desidererebbe una vita migliore? Gli anni 90 visti da me sono stati anni fantastici, poiché riguardano la mia giovinezza. Sono consapevole però del fatto che ognuno sia convinto che gli anni in cui era giovane fossero migliori di quelli che sono venuti dopo. Chi ha vissuto gli anni 60 dice che a loro batteva il cuore. Come se noi fossimo androidi. Quelli degli anni 70 se la tirano dicendo che in quegli anni il mondo è cambiato. E forse non hanno nemmeno tutti i torti. Quelli degli anni 80 hanno tirato giù il muro di Berlino e mettici una pezza. E noi che abbiamo vissuto gli anni 90, cosa abbiamo da ricordare, a parte il servizietto di Monica Lewinsky a Clinton? Io però non ci casco. Penso che ogni epoca ha i suoi lati positivi. Per esempio, anche se ho amato gli anni 90 posso dire che in quegli anni non avrei mai potuto pubblicare un libro da solo. Che sarei comunque diventato sordo col ticchettio della macchina da scrivere e mia moglie mi avrebbe mollato, sempre a causa del ticchettio, e per via del fatto che ero diventato sordo e non la ascoltavo più. Senza contare che, se avessi dovuto fare tutte le ricerche su un'enciclopedia, ci avrei messo vent'anni per trovare tutto. Facendo un rapido calcolo, avrei comunque finito il libro nel 2017. Quindi viva gli anni 2000. Essendo Deliri Progressivi una rivista che tratta molto spesso di rock, una domanda in tal direzione è d’obbligo: affermi che il tuo protagonista, Rudi, sia un fanatico della musica, dell’Inghilterra e delle droghe pesanti. Quali sono le principali colonne sonore di questa storia? Tale colonna sonora rispecchia anche il vissuto di Dylan? La colonna sonora del libro non si limita ad un genere specifico. A seconda dei momenti che i due ragazzi vivono, c'è una canzone appropriata che li accompagna. Certo, gli spunti musicali del libro si fermano chiaramente a prima del 2000, essendo ambientato a cavallo tra il 98 e il 99. Chiaramente quella più ridondante è quella del filone brit-pop dei Blur e degli Oasis. Rudi, spesso nel libro riflette con una canzone btit-pop che l'accompagna dallo stereo. Chiaramente io ho amato quel genere di musica, quindi quelle che vengono citate nel libro sono di un gusto puramente personale. Nel mondo del cinema si chiama “semina e raccolto” quel processo in cui se, in un certo momento della narrazione, inserisco un elemento che poi in momento di spannung o nella fase finale, mi può tornare utile per la chiusura di un cerchio. Tale elemento è secondo me fondamentale per sviluppare una storia con numerose sotto-trame, così come è la tua, anche se parliamo di un romanzo o non di sceneggiatura. Ci sono, appunto, degli elementi decisivi e fondamentali per la struttura della tua storia? Nel mondo della musica alcuni artisti avevano l'abitudine di mettere nei propri lavori, delle ghost tracks. Ovvero dei minibrani di durate che variavano in genere dai 3 ai 30 secondi, generalmente inserite verso la fine dell'album. In questo modo, se si lasciava scorrere il nastro nello stereo, dopo averlo ascoltato fino alla fine, con grossa sorpresa, si poteva improvvisamente sentire una qualsiasi traccia, seppur breve, che fosse totalmente inedita. Magari un pezzo che facesse da preludio a qualcosa su cui si stava lavorando per un nuovo disco o semplicemente un momento in cui ci si stava divertendo in sala prove. Anche io, prendendo spunto da questa idea, ho disseminato nel libro alcuni elementi apparentemente futili, ma che poi saranno determinanti nel finale. Il libro stesso ha un titolo per ogni capitolo. Apparentemente il titolo sembra rivelare quello che poi accadrà all'interno dello stesso capitolo. In realtà, molto spesso, solo quando si è finito il capitolo, si capisce cosa volesse realmente intendere il titolo. All'interno dei capitoli stessi ci sono altri piccoli sottotitoli, dove in alcuni casi mi sono letteralmente divertito a confondere il lettore sul perché lo avessi intitolato così. Solo dopo aver letto tutto il libro, scorrendo indietro nelle pagine si scoprirà il senso di alcuni sottotitoli. All'interno dello stesso libro poi, è stato divertentissimo inserire numerosi riferimenti a film che ho amato. Riferimenti però assolutamente non lampanti, ma che solo persone molto attente riusciranno ad identificare come tali. Anche per questo nella trama che è stata recensita, si è fatto riferimento alle scatole cinesi. Oltre all’eventuale esperienza personale, che tipo di ricerca e documentazione hai fatto per lo sviluppo e l’approfondimento psicologico dei personaggi e dei molteplici ambienti che frequentano? Per la psicologia dei personaggi mi sono semplicemente affidato ai due protagonisti. Quando ho cominciato a pensarci, mi sono impersonato in loro e ho cominciato a ragionare con le loro teste. Dopo ho cominciato a vedere l'uno con gli occhi dell'altro e il contrario. Infine ho ragionato su quali potessero essere i personaggi più adatti a girare intorno ad essi. In alcuni casi la narrazione in prima persona passa da Rudi a Tony. In questo modo sono riuscito ad usare una psicologia a specchio, così da regalare al lettore anche un altro punto di vista oltre a quello di Rudi. Nei molti monologhi interiori dei due ragazzi, il lettore riesce a comprendere anche quello che realmente pensano l'uno dell'altro ma che nascondono all'amico per paura di ferire. Spesso i due hanno opinioni negative rispetto al compagno, ma tendono a non esternarle, tenendole opportunamente per sé. Il lettore può così visualizzare come uno, agendo, abbia un'idea molto buona di sé, mentre l'altro trova lo stesso atteggiamento quasi ai confini del ridicolo. Lasciando lo spettatore che legge, giudice su chi dei due la veda nella maniera giusta. Spesso atteggiamenti canzonatori rasentano i confini del fanciullesco, riportando i due agli stessi giochi della loro infanzia. Per quanto riguarda invece le ambientazioni, ho dovuto compiere numerose ricerche e sopralluoghi. Questo per far sì che geograficamente tutto corrispondesse al narrato. Operazione resa notevolmente difficile dal passare degli anni. Infatti alcuni luoghi sono cambiati a livello architettonico e ho dovuto scavare in archivi, chiedendo anche a persone del posto quando avessero deciso di ristrutturare un determinato ambiente. Mi ha aiutato spesso anche una buona memoria. Alcuni luoghi sono invece totalmente di fantasia. Lo stesso quartiere dal quale provengono i due ragazzi, per esempio, non si riesce a comprendere realmente. Vengono citati alcuni quartieri limitrofi, ma non si capirà mai dove vivono i due protagonisti. Tony, un altro protagonista, ha la particolare caratteristica di parlare con scarafaggi inesistenti. Come è nata l’idea di sviluppare questa particolare quanto originale sfaccettatura psicologica e caratteriale? Nelle dipendenze da droga possono esserci dei giorni in cui si fa fatica a trovare la dose necessaria. Vuoi per un periodo di vacche magre in cui c'è penuria di droga, vuoi per mancanza di soldi. Dopo lo sballo iniziale, la droga dà dipendenza e non se ne può più fare a meno. Nel momento in cui, come dicevo, la droga viene a mancare l'organismo ne avverte la mancanza e va in crisi d'astinenza. La crisi si può manifestare in mille modi diversi e spesso sfocia anche in deliri di allucinazione. Ecco perché Tony in alcuni momenti vede scarafaggi ma anche tanti altri insetti in genere e addirittura ci si affeziona talmente tanto da parlarci ed entrare in confidenza con loro. I due ragazzi, nei vari capitoli, provano un po' tutte le droghe del mondo. Ogni droga dà un tipo di astinenza diversa. Per esempio l'alcol, insospettabilmente, crea un' astinenza che viene considerata tra le più feroci che esistano. Le stesse sigarette, seppur in maniera lieve, portano a crisi coloro che ne rimangono sprovvisti per un lungo periodo. Affermare di scrivere liberamente e senza censura obbliga ad una certa sincerità con il lettore. Credi di aver partorito un romanzo neo-neo realista o alle volte la fantasia ha preso il sopravvento? Non saprei proprio come definire il mio stile. In realtà abbraccio mille argomenti: musica, cinema, scuola, famiglia, amicizia, amore, tradimento della fiducia, bugie, sport e cartoni animati. Quello che posso dire è che nel 90% del libro, la fantasia supera la realtà. Nei dialoghi, per esempio, la fantasia la fa da padrona. Se avessi dovuto attenermi ai discorsi del quotidiano, molti dialoghi avrebbero dovuto ricalcare il nostro parlato di tutti i giorni. Con dialoghi tipo: Ciao. Ciao... come stai? Tutto a posto... E i pupi? Crescono? Sì... quello piccolo ha avuto la febbre ed abbiamo passato le feste a casa. Uh, che peccato. Dai, dai... l'importante è che ora stanno bene. Come si dice... l'importante è che c'è la salute. Ok, dai un giorno ci vediamo per un caffè. A presto. E che due palle, il neo-neo realismo preso alla lettera, vero? D'altra parte, dove però ho totalmente sterzato ed ho creato situazioni veramente reali è nei momenti in cui i personaggi fanno riflessioni interne. Beh, lì ho lasciato scorrere un fiume senza censura, che libera pensieri che di solito restano ingabbiati in noi per paura di essere giudicati. Nascondendo il tutto dietro al fatto che, essendo pensieri muti, nessuno li può sentire. È qui che interviene quel filo di voyeurismo di cui si parla nella trama. Poi ho abbandonato tutti quei cliché che si trovano nel 90% dei libri odierni. Io ho fatto caso al fatto che i protagonisti, in genere, sono sempre degli ottimi scopatori, che le donne quasi sempre cadono ai loro piedi e che quando fanno a botte, in un modo o nell'altro, vincono sempre. Nella realtà invece le cose vanno in maniera leggermente diversa. C'è l'ansia da prestazione, le donne ci si fumano e in genere la prima sberla che vola la prendiamo noi. Ogni riferimento a me stesso è puramente casuale. Come hai intenzione di promuovere questo romanzo? Potremo vederti dal vivo da qualche parte? Oddio... dal vivo vediamo secondo l'ansia da prestazione sopracitata. Poi, sicuramente condivisioni martellanti su fb dagli amici, spero. Non ho molte altre armi economiche a disposizione. Poi, naturalmente spero nel passaparola di tutti coloro che leggeranno il libro. Spero succeda come nella Bibbia... crescete e moltiplicatevi. Progetti per il futuro? Ti vorrei dire che, avendo le mani in pasta in tutto il mondo dell'arte, sto lavorando assieme ad un amico, su un soggetto cinematografico per un film horror. Che sto scrivendo alcuni brani musicali, poiché suono (male) un po' tutti gli strumenti base, quindi scrivo e arrangio canzoni da me. Che sto scrivendo un nuovo libro per ora del tutto top secret. Ma in un futuro piu neo-neo realista vedo me che vado al lavoro e poi torno a casa da mia moglie e i miei figli e che, poi, se mi avanzano cinque minuti, lavorerò a tutto quello di cui sopra. DYLAN MORIARTY Dylan Moriarty è nato a Roma il 22/5/1975. Ha vissuto a Londra e New York. Ha passione per la musica e il calcio. I suoi hobby preferiti al momento sono gli scacchi e il golf. Alessandro Bellomarini |
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