è quel luogo ove il nostro passato ed il nostro presente, si unisce, prende vita.
E lì, lì solo possiamo rivivere tutto ciò che è nostro:
amori passati, domande irrisolte, dubbi, paure, incertezze.
Scelte sbagliate, percorsi e sentieri dell'animo umano
Intervista a Stefano Labbia a cura di Roberto Bruno

Grazie mille per questa fantastica opportunità!
Provo a mettere emozioni su carta, a fermare il tempo.
Siano esse emozioni e sensazioni positive che... meno positive, diciamo. Istanti di vita, polaroid dell'anima, di un'esistenza,
la nostra, a tratti più "semplice" e leggera rispetto ai secoli passati e che invece ha le sue "pecche", le sue domande senza risposta.
I suoi istanti di buio.
"I giardini incantati" è la tua nuova silloge poetica, ti va di presentarla ai nostri lettori?
"I Giardini Incantati" è un rifugio, un ambiente circoscritto dentro di noi, nell'anima. È quel luogo ove il nostro passato e il nostro presente, si uniscono, prendono vita. E lì, solo lì possiamo rivivere tutto ciò che è nostro: amori passati, domande irrisolte, dubbi, paure, incertezze. Scelte sbagliate, percorsi e sentieri dell'animo umano... Siamo tutti molto più simili, tra noi di quanto pensiamo. Le emozioni in poesia. La vita in rima. Ecco, cos'è "I Giardini Incantati". Siamo noi.
Poeta, sceneggiatore, giornalista come ti dividi fra queste tre attività?
La poesia è la mia vita: nasco poeta e credo resterò per sempre tale. La poesia mi fa stare bene, mi mette in pace col mondo. E vedo, durante i vari reading cui partecipo, alle presentazioni dei miei libri, che ha lo stesso effetto su ognuno che l'abbraccia, che la accoglie dentro.
La sceneggiatura invece è un'arte a cui mi sono da poco tempo affacciato: ho molte idee e mentre paradossalmente, la stesura di un romanzo a me risulta assai più complessa, ho visto che in certi casi, lo scrivere una sceneggiatura ha per me più fluidità. Ovvio, prima di proporre rileggo, valuto, pondero e aggiusto il tiro, se credo sia il caso.
Fear - in origine The Fear -, ad esempio, è stato fatto cuocere a fiuoco lento: è una storia che ho ideato nel 2003. Per quanto concerne il mio lavoro di articolista (non sono ancora pubblicista e men che mai, ahimé, giornalista), è un diletto che, sinora, è stato dagli altri apprezzato e ne sono contento. Dico diletto perché a me la settima arte piace, così come la seconda. Ho avuto l'opportunità, grazie ai portali con cui collaboro, di poter visitare mostre e spettacoli in anteprima e ne sono stato veramente onorato. Tra l'altro ho da poco iniziato una nuova collaborazione con un brillantissimo magazine free press "Il Nostro" in distribuzione a breve.
Prendendo in prestito il titolo del tuo libro: quali sono oggi i tuoi "Giardini incantati"?
"I Giardini Incantati" sono la somma di quello che sono. Sono il passato che collima col presente e getta un occhio al futuro. Sono gli amori di ieri e quelli di oggi. Sono le storie finite, le "amicizie" chiuse, i cambi di passo, le scelte siano esse sbagliate o... "giuste". I Giardini Incantati sono ieri, oggi... e domani.
Quali saranno i tuoi progetti futuri sia come poeta che come sceneggiatore?
La mia terza raccolta è pronta e con essa anche il mio primo romanzo ed una raccolta di racconti.
Ho in cantiere uno spettacolo teatrale da me scritto e ideato, un film che spero a breve andrà in pre-produzione - sto dialogando con alcune realtà italiane - e c'è Fear, la mia serie originale (un teen drama) per cui dovrò a breve volare a Londra - c'è l'interesse da parte di due importanti Broadcast inglesi.
Vuoi mandare un saluto ai lettori di Deliri Progressivi, magazine, tra l'altro diretto splendidamente dalla poetessa Annamaria Dulcinea Pecoraro?
Più che volentieri! Un ringraziamento speciale alla Dott.ssa Annamaria Dulcinea Pecoraro ed un saluto a tutti i lettori di Deliri Progressivi! Grazie ancora per questa fantastica opportunità!
Roberto Bruno