"Il deltaplano è un mezzo che consente all’uomo di volare sfruttando le correnti ascensionali, e la qualità del volo dipende per lo più dall’armonia fra le condizioni meteorologiche e l’abilità dell’uomo nell’interpretarle e sfruttarle. Il volo rappresenta quindi una sorta di dialogo costante fra ciò che la natura propone e la capacità dell’uomo di ascoltare ed assorbire i giusti spunti.... Deltaplano di Miano Michele Dati2014, 48 p., brossura Editore BastogiLibri (collana La ricerca poetica) Michele (Milano 1971), scrittore umanista, poeta, critico letterario e d’arte, operatore culturale, vive a Milano. E’ nipote dello scrittore Alessandro Miano (1920-1994). Si occupa di editoria da sempre. Ha compiuto studi classici e si è laureato in Giurisprudenza presso l’Università statale di Milano con una tesi in diritto romano. Discende da una nota famiglia di editori e scrittori da generazioni. Figlio d’arte, nipote dello scrittore Alessandro Miano (1920-1994), da cui ha attinto una certa sensibilità artistica, collabora con la casa editrice Guido Miano Editore di Milano, fondata dal padre Guido, e che dal 1955 ad oggi ha pubblicato migliaia di titoli. Si occupa prevalentemente di critica letteraria con profili, articoli e monografie di autori e artisti contemporanei. Recensione a cura di Marialuisa Brunetti Il titolo è il primissimo termine che suscita l’attenzione del lettore. Il deltaplano è un mezzo che consente all’uomo di volare sfruttando le correnti ascensionali, e la qualità del volo dipende per lo più dall’armonia fra le condizioni meteorologiche e l’abilità dell’uomo nell’interpretarle e sfruttarle. Il volo rappresenta quindi una sorta di dialogo costante fra ciò che la natura propone e la capacità dell’uomo di ascoltare ed assorbire i giusti spunti. Il deltaplano riveste quindi un significato simbolico perfettamente calzante con la silloge che Michele Miano ci consegna, poiché il dialogo Poeta-Natura costituisce l’asse portante di tutta l’opera; esso però non avviene su un piano paritetico, ma porta con sé un carattere riverenziale di chi riconosce nell’armonia del creato il mezzo scelto dall’Assoluto per esprimersi, dialogare e quindi rivelarsi all’uomo, seppure non nell’immediatezza. “La natura, le sue trame i suoi canti e la vita come un’immagine vana che si mette a fuoco solo quando si è distanti.” (pag. 19) Una silloge dove gli elementi naturali, non sono mere descrizioni estetiche ma vera e propria essenza di tutta la poetica di Michele Miano, punto di partenza e di arrivo di considerazioni profonde di tipo esistenziale. La natura, con i suoi echi, le innumerevoli e costanti sollecitazioni dei sensi, coinvolge il Poeta attirandolo in un percorso intimistico, che apre ad interrogativi profondi, le cui risposte, mai immediate, possono essere trovate solamente attraverso un silenzio contemplativo. La pioggia sottile che “sembra alitare strane parole”, oppure il vento “che scuote profonde solitudini”, così come “volteggiate rondini come bianche colombe”, diventano portali che l’uomo attraversa trovandosi di fronte a nuovi sentieri sconosciuti, ma che sempre includono i giusti punti di orientamento per il viandante che desideri raggiungere nuovi traguardi e vette più elevate. Il Poeta sembra assorbire completamente ogni stimolo offerto dalla natura, sia esso tattile o uditivo, visivo oppure olfattivo, ponendolo al setaccio della mente e dell’animo, e restituendolo al lettore sotto forma di riflessioni o interrogativi nel tentativo di estorcere dalla natura stessa risposte che possano saziare la sua fame di Assoluto avvertita a tratti “urgente-struggente” e concreta, ma che sembra portare con sé un’intima certezza che prima o poi ogni incomprensione troverà spazio a nuova rivelazione. “Cosa dire? Cosa pensare? La notte. Il fiume scorre lentamente E rivedo i colori della terra. Colline, sentieri inondati dall’alba. La luce rinasce.” (pag.23) Mediante la scelta di uno stile poetico sobrio e al tempo stesso attento e delicato, Michele Miano attraversa tematiche di spessore, come il significato della Vita o il senso della sofferenza, che non possono lasciare spazio a superflui orpelli e ingombranti interferenze linguistiche. “Arde nel corpo universale e dell’anima, musica conchiglia ch’è la donna, e della carne, colonna sonora ch’è l’uomo, fa un essere vivente.” (pag. 33) Un arricchimento musicale dove suoni, rime e valori, che vengono sapientemente dosati per una lettura scorrevole, puntando dritti alla sostanza. Marialuisa Brunetti
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Deltaplano di Miano Michele Dati2014, 48 p., brossura Editore BastogiLibri (collana La ricerca poetica) Michele (Milano 1971), scrittore umanista, poeta, critico letterario e d’arte, operatore culturale, vive a Milano. E’ nipote dello scrittore Alessandro Miano (1920-1994). Si occupa di editoria da sempre. Ha compiuto studi classici e si è laureato in Giurisprudenza presso l’Università statale di Milano con una tesi in diritto romano. Discende da una nota famiglia di editori e scrittori da generazioni. Figlio d’arte, nipote dello scrittore Alessandro Miano (1920-1994), da cui ha attinto una certa sensibilità artistica, collabora con la casa editrice Guido Miano Editore di Milano, fondata dal padre Guido, e che dal 1955 ad oggi ha pubblicato migliaia di titoli. Si occupa prevalentemente di critica letteraria con profili, articoli e monografie di autori e artisti contemporanei. Il giovane Miano si è formato in ambito culturale presso la storica abitazione del padre in zona Sempione a Milano, zeppa di libri e manoscritti e nei precedenti uffici dell’omonima società editrice in Porta Romana, dove l’ambiente, crocevia di incontri artistici e scambi culturali ha stimolato ancora in tenera età una continua ricerca dello spirituale nell’arte. Conosce ancora adolescente i più significativi poeti, scrittori e artisti del Secondo Novecento, spesso ospiti dell’omonima Casa editrice, animata dallo zio, lo scrittore Alessandro Miano (1920-1994) la cui attività culturale è ricordata nelle opere enciclopediche più note: quindi passano dalla redazione di Miano Editore da Padre David Maria Turoldo, a Franco Loi, da Luciano Erba a Giovanni Raboni, da Maurizio Cucchi a Raffaele Crovi a Milo De Angelis a Donatella Bisutti oltreché le più autorevoli firme universitarie della critica letteraria, e solo per citarne alcuni: da Silvio Ceccato, scienziato e studioso di cibernetica a Bruno Maier dell’Università di Trieste a François Livi dell’Università Sorbona di Parigi, da Franco Lanza dell’Università di Viterbo a Elio Andriuoli a Gaetano Chiappini dell’Università di Firenze, da Giovanni Cristini a Pietro Pelosi dell’Università di Salerno da Enzo Concardi a Silvano De Marchi a Sabino d’Acunto. Il giovane Miano non poteva non rimanere affascinato da questa realtà, fuori dal comune e fuori dal tempo, un’isola felice “colorata, sempreverde” (di matrice siciliana, quasi a evocare l’isola sempreverde tanto cantata con nostalgia dallo zio Alessandro nel Canzoniere dell’anima, opera uscita postuma con prefazione di Maurizio Cucchi). Ha curato la stesura di antologie e repertori d’arte. Scrive su riviste del settore, di cui ha anche curato la pagina culturale. Segnalato in vari premi nazionali, sue liriche sono state inserite in repertori di poesia contemporanea. Apprezzato poeta, Michele Miano è anche promotore di iniziative culturali e premi di poesia. Sull’attività di M., hanno parlato tra i tanti, Bruno Maier, Franco Lanza, Giovanni Cristini, Sabino d’Acunto, Giulio Palumbo, Pietro Mirabile, Liliano Lanzi, Daniela Monreale, Alessandro Mancuso, Nicla Morletti, Davide Foschi. M. è firmatario del nuovo movimento artistico “Metateismo”, fondato dal pittore Davide Foschi per cui «Questo è il momento per riappropriarsi della vera essenza dell’Arte proprio grazie all’attuale livello di coscienza che l’essere umano ora è in grado di incarnare. Abbiamo compreso di non essere solo logica e razionalità, l’intelligenza delle emozioni è ormai un dato acquisito e già stiamo guardando il prossimo passo. Cogito ergo sum oggi non ci può più bastare. L’Uomo dei nostri tempi ha bisogno di andare oltre e dire:Io sono perché intuisco la mia essenza. L’Arte come mezzo per ricollegare alchemicamente l’alto e il basso, per ritrovare le origini e scorgere il futuro, come strumento per riscoprire il sacro non in quanto dogma ma come consapevolezza della grandiosità dello Spirito umano, come ispiratrice di sogni, di visioni che, se portate a coscienza, possono diventare domande fondamentali per la nostra esistenza. Un’Arte che riscopra l’Uomo portatore di divino.» Ha pubblicato: Quaderno senza titolo (2013), Deltaplano (2014). Stralci di note critiche ricevute: Davide Foschi «M. è artista che sente tra le gocce di pioggia la voce dell’universo, che scova il senso del dolore e della morte anche dove meno è in mostra, come nello sgorgare della primavera; al contempo svela l’ipocrisia dei costumi umani dialogando, vis a vis, con chi è al di sopra dell’uomo stesso riconoscendosi nelle proprie mancanze; nostalgia dei sentimenti oltreché dei pensieri provati, dell’universo del sé che si perde nel tempo. La lotta con le apparenze, la battaglia con il non vivere non si risolve con Miano in un’irreale approvazione di ciò che è stato compiuto ma con la vaga sensazione che il nocciolo del mondo è lì, dietro ad un velo, quasi a portata di mano, un velo oltre il quale egli stesso s’assume responsabilmente il dubbio di non potere, o di non dovere accedere. Una poesia di una grande e raffinata musicalità, da provare con l’anima, e prima ancora con i sensi, quella di M.: una porta d’accesso all’invisibile che nessuno dovrebbe mai chiudere.» Alessandro Mancuso «Una poesia delicata, di oggetti minimali che tendono all’assoluto, partendo da un punto di osservazione assolutamente naturale, impregnato di sensazioni gravide. La distribuzione delle parole nei versi di M. è centellinata, ponderata, sì da affidare all’interpunzione il respiro delle pause, dei silenzi tra un quadro e l’altro. I temi lievi e profondi colpiscono in battute immaginifiche d’impatto, aprendo squarci di visioni problematiche, d’interrogativi in sospeso.» Daniela Monreale «Dai suoi versi emerge una forte sensibilità per la natura che si traduce in immagini molto fresche, leggere e intrise di una palpabile malinconia. C'è come una simbiosi tra umanità e natura, con qualche eco leopardiana "naufragare in questo mare" di Leopardi - "annegare in un mare di stelle" della poesia di M., una "solidarietà" tra voci umane e voci del creato, che si volge in canto dolente, ma anche appassionatamente legato alla vita, aperto al richiamo della speranza ("una vita che si desta"). Il suo stile è molto semplice, scorrevole, si vede che sgorga direttamente dal cuore.» Nicla Morletti «Una poetica che spazia dall’esistenziale al trascendentale e nella spontanea manifestazione del pensiero, senza elucubrazioni, investe l’umano e il divino penetrando realtà e fenomeni, ora con dolcezza ed ora con attenzione, ora con sottile malinconia ed ora con serena fiducia.» |
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