
PIETRO DOMENICO ZAVAGLIA
GRAPHOFEEL (2017)
Recensione a cura di Annamaria Pecoraro
La radio da sempre ha avuto il suo fascino e con il “sento ma non vedo”, numerose sono le storie che si possono creare da un microfono. La Voce diventa il filo conduttore e poco importa se dispersi sul mare o in terra ferma.
Un docu-romanzo, che affascina sia chi è del settore e sia chi da inesperto ha “fame” di conoscenza.
Libertà, nascita, rivoluzione, irripetibili momenti descritti sagacemente dalla penna di Zavaglia. Analisi, aneddoti, accordi che narrano di come le prime radio pirata fecero la storia, svincolandosi dalla burocrazia, dai paletti imposti dalle major discografiche o dallo stesso governo.
Le intuizioni di O’Rahilly, di Crawford o dello sfortunato Calvert cambiarono il modo di fare musica. E così presero forma “stazioni” magiche come quelle di Radio Caroline (North e South), l’immortale essenza che ancora oggi è ben presente in chi l’ha vissuta.
Tra le frequenze s’iniziò a dare vita alle leggendarie band come i Beatles, Rolling Stone, Who, gli Animals, Tom Jones, alle super classifiche, ai giochi a premio, alla corsa alle pubblicità o al passare il pezzo più cool.
Eroici Dj, che sfidavano le leggi umane e della natura, trasmettendo nei posti più sperduti in mezzo al mare, incuranti dei rischi e con la grande ambizione di fare ed essere loro stessi parte di una storia.
Un libro appassionante, una fonte inesauribile di date, immagini, testimonianza, un vero e proprio viaggio nel tempo.
Essere pionieri ha sicuramente i suoi rischi, ma armati di sana follia, si possono avere ali e diventare “canti di cigno” imbattibili.
Dulcinea Annamaria Pecoraro