Lorenzo descrive e attraversa il pathos e attraverso la katarsis (κἁθαρσις, "purificazione"),
trova nel divenire cenere, le ali di fenice per rinascere.
Recensione a cura di Dulcinea Annamaria Pecoraro

di Lorenzo Pais
Aletti editore (2013)
Collana Gli Emersi - Poesia
pp.56 €12,00
ISBN 978-88-591-1177-1 -
Disponibile ebook
Recensione a cura di Annamaria Pecoraro Dulcinea
Fino “ai confini del mondo conosciuto”, arriva la poesia di Lorenzo Pais. In un giorno e mese destinato, racchiuso e ricordato in un 9 Aprile. Ancora una volta, i versi prendono per mano e diventano, compagni di viaggio nel tempo e mitigano sogni e illusioni, brindisi e fugaci saluti. L’amore infiamma e se non corrisposto, può far male. Il richiamo della metamorfosi di donna in aspide, è indice dell’alto dolore che un uomo può provare nei confronti della donna amata.
L’oblio e la solitudine, ricordando in morenti cerchi d’acqua, un non corrisposto sentimento che porta alla lacerazione e a trovare il conforto in un calore o bisogno (sbagliato)di qualcosa che non è mai appartenuto. Il vuoto, provoca abissi profondi nell’anima e nella mente, e silenzi estremi.
Lorenzo descrive e attraversa il pathos e nella katarsis (κἁθαρσις, "purificazione"), trova nel divenire cenere, le ali di fenice per rinascere. L’equilibrio è un cammino in salita, spesso ostacolato da “congiure e tradimenti” inaspettati, poiché celato dalla disillusione di una verità bugiarda.
Il tempo diventa il medico guaritore, in una “domenica d’Ottobre”, bramoso di futuro, sogni, “tra spazio e magia”. Il corpo ammalia la mente, e spesso bloccato da parole non sincere, può portare a giorni di guerra, “solitari senza amici, senza amore”, la ricerca e l’ascolto di quella voce interiore, è il necessario faro-guida per ritrovare coscienza.
La penna di Pais, si tinge di rosso e di nero, delineando i tormenti e le urla che le sfide quotidiane possono porre o condannare. Il destino diventa un vestito spesso macchiato di vittorie e pericoli. La forza di andare avanti, ricercando la cura è il fine dell’uomo, che diventa “acrobata tra sospiri e baci”, su un palcoscenico non sempre conforme ai desideri.
Tra attese, pensieri, sorrisi, incanto, incoscienza, scivolano le difese e l’odore dell’umanità, travolge con stupore, chi nonostante tutto si lascia andare ai “carpe diem”.
L’uomo amato, può innalzarsi o sprofondare se non amato, osannare o imprecare, vedere donne angeli o demoni, parlare d’amore o di odio, sorridere o piangere, sognare o scegliere di morire. Nel buio, i riflessi e colori sono ben visibili e anche quando non c’è l’Amore vero, ha la capacità di avvolgere e di riscaldare “come una sciarpa calda e morbida”.
E quando ci chiediamo dove sia la felicità, eccola che la troviamo: è racchiusa in una valigia di emozioni, cariche di vecchi racconti o di tuffi negli occhi, parte di pedine di un gioco o semplicemente “in pagine vuote in attesa d’inchiostro”.
Dulcinea Annamaria Pecoraro