
LAURETTA CHIARINI
GRAPHOFEEL EDIZIONI, 2018
Recensione a cura di Annamaria Pecoraro Dulcinea
La vita è una tela misteriosa di emozioni che arrivano spesso inaspettate e aprono porte e cassetti. Spesso il tempo scandisce o assopisce gli attimi, e nella quotidiana razionalità, resta difficile capire come siano connessi cuore, istinto e ragione.
Le scelte difatti a cui siamo chiamati, portano su strade disparate, ma nel corso della nostra esistenza, il destino ci pone davanti a situazioni e richieste. Ed ecco così che nuovi punti interrogativi si fanno spazio nel pensieri, e situazioni passate riemergono, ma con la consapevolezza di avere acquisito una maggior esperienza.
La penna della Chiarini, descrive con grande realismo personaggi e caratteri, indagando nell’animo umano di ognuno di essi, e riscattando anche quanto la miseria, l’ignoranza o la stessa società, denigrano.
Il lettore può facilmente calarsi nella libraia cinquantenne Cecilia, dedita al suo lavoro e a consigliare al meglio i suoi clienti.
“Murata” dai libri e dalle parole, dopo la perdita recente della madre e protesa ad una vita di rinunce, (anche in campo amoroso), riesce grazie a essi, a vincere la paura di dedicarsi al quindicenne Leonardo, entrato per caso nella sua libreria.
Rivive con lui, la drammaticità e il carico di essere il figlio della bella Nella, la prostituita di Sassuolo, trasferitasi a Modena.
Abbandona così il suo cinismo e con l’aiuto del sempre amato amico e ora barista Orazio, intraprende un cammino focalizzato sulla ricerca e sulla volontà di rivalutare quanto la forza dell’amore possa apportare.
Riaffiora così la voglia di sentirsi madre, donna, amica, amante, imprenditrice e di essere garante di verità e felicità.
Questa dedizione la porterà così a Genova e come cantava De Andrè tra “Via del campo c’è una puttana, gli occhi grandi color di foglia, se di amarla ti vien la voglia…”, segue segni e coincidente.
Il lettore si trova catapultato nell’avvincente storia e risoluzione del perché la bella Giovanna (Nella), sia andata via da Modena senza dare molte spiegazioni. Di essere così partita dopo un omicidio avvenuto nei pressi dove lei stessa abitava con il figlio, e avendo lasciato quest’ultimo solo e minorenne, a una donna di cui poco conosceva.
Cecilia carica di questa “missione”, ci guida nei retroscena, e tra analessi e prolessi di un linguaggio scorrevole, resta facile appassionarsi ai protagonisti, che come i pezzettini di un puzzle, trovano il loro giusto e finale disegno.
Dulcinea Annamaria Pecoraro