"Un invito al viaggio dentro di sé per giungere all’unica vera Itaca: la percezione d’esser vita nella morte."

(una traccia per ricercar-si)
di Enrico Marco Cipollini
"Un invito al viaggio dentro di sé per giungere all’unica vera Itaca: la percezione d’esser vita nella morte."
Editore: Litho Commerciale
Collana: Eos
Data di Pubblicazione: Maggio 2014
Pagine: 220
Formato: brossura
Prezzo di copertina: € 20,00 + € 2,90 spese di spedizione
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Enrico Marco Cipollini : Filosofo, Saggista, Critico letterario. Lettore instancabile e critico fecondo, a volte mordace, s’interessa di tutto quanto gli capita tra le mani, testi antichi e moderni, riviste serie ecc.
Sono, però, gli argomenti di filosofia ed i classici latini e greci che maggiormente attirano la sua attenzione, che hanno contribuito alla formazione della sua vasta cultura.
Solo l'uomo ha consapevolezza di morire. Proprio da tale constatazione basilare quanto essenziale si muove l'autenticità della filosofia più vera come preparazione alla morte in vita, come avverte Platone . Come risolvere la vita? Nel banale o nell'autentico? Che cosa è l'essere? sono le domande che la filosofia si è posta da sempre. E’ qui che l’Autore riprende il discorso, sondando gli abissi dell’esistenza: come por-ci davanti all’iter dell’esistenza? Solitudine, Amore, Vita, Morte ascritti nell’arco della nostra esistenza, come nel celeberrimo frammento di Eraclito(il 38 ) . Davanti alle ingiustizie , al destino e alle morti più crudeli noi dobbiamo reagire in modo positivo e cercare la “Vis “che è dentro di noi.
L’abbiamo tutti solo che è tanto manifesta che non la sappiamo vedere e dobbiamo rifarci( il libro inizia con tale frase)al più acuto psicologo ,come il grande Nietzsche definì Dostoevskij:
«Tutto è buono…Tutto. L’uomo è infelice perché non sa d’esser felice. Soltanto, solo per questo. Questo è tutto, tutto! Chi lo comprende sarà subito felice, immediatamente ,nel medesimo istante ».(dai Demoni).
Bisogna cercar-ci per trovare la soluzione così esageratamente e disperatamente dentro di noi. Si brilla di luce propria o siamo persone che han bisogno di consenso, vogliono lo specchio per vivere, sono fatue. Vivono di riflesso; tolto lo specchio non esistono, non sono. La ricerca dell’essere, del to òn da Parmenide ad Heidegger e oltre è riservato a chi traluce e non alle persone “ forme-specchio”
“ chi conosce sé non può desiderare il male, donde ne deriva il relazionarsi interiormente e andare verso l’altro da me”, da qui il bisogno di riconoscere pulsioni e desideri inconsci, sepolti nel mal-essere mai riconosciuto, mai ammesso. Riflettere sul bisogno di ciascun uomo di prendere in seria considerazione e intimamente lo studio attento e intimo delle proprie fragilità. Quanto del nostro agire infatti è dettato dalle paure inconfessate e inconfessabili e dalle insicurezze di non essere presenti a sé stessi, non strutturati a dovere.
Da qui l’invito al viaggiarsi dentro badando bene di capire le paure e i limiti che nel viaggio e nel percorso di vita verranno presi in considerazione all’esame finale di ciascun uomo.….. c’è bisogno di non arrivare impreparati alla morte, c’è bisogno di farsi attraversare dall’inquietudine perché questa sia cassa di risonanza di un sentire vivo, una preparazione consapevole e dinamica alla vita e alla morte e quale miglior preparazione se non arrivare all’esame finale lucidi, dolorosamente consapevoli dei limiti ma anche delle conquiste fatte. Quanta luce, quale respiro nel rivendicare sé stessi davanti all’atto finale della morte, lasciando agli altri la nostra memoria, il nostro percorso personale in eredità, il nostro insegnamento ed infine il nostro affetto. Paradossalmente scoprendosi anima nuda e fragile ci si riveste del nobile mantello dell’umana fierezza d’essere, quell’essere uomo che piange e ride senza remore con lo sguardo attento all’anima pulsante. Un invito al viaggio dentro di sé per giungere all’unica vera Itaca : la percezione d’esser vita nella morte.
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