
di Annamaria Dulcinea Pecoraro
Augh! Edizioni - Alter Ego,
Viterbo 2016,pp.120,
€12,00
Recensione a cura del Prof. Enrico Marco Cipollini.
Annamaria l’ho incontrata e recensita con “critiche” positive già in Oltre Itaca, radendo il cielo (vera e propria antologia ragionata) e in altre sue opere. Personalmente l’ho incontrata in una fredda giornata di gennaio, ad un concorso ove ero in giuria. Mi si è scaldato il cuore, consegnandole il diploma e finalmente conoscerla. Le poche parole che ho speso per Annamaria, erano più di qualità e soprattutto sincere, come credo la dedica apposta nel libro suddetto.
Il libro edito da Augh! Edizioni - Alter Ego , di Viterbo, mi ha colpito per la sua struttura iniziale.
Aneddotica sotto forma di fiabe o di fabulae ,alternanza di poesia e di aforismi, i quali per definizione sono dei dettami che entrano “come lame” nell’animo.
Antifatalistica (La vita è un pendolo:/ ti fa oscillare, perdere, fermare/ e capire che il ritmo sei tu!),
l’Autrice è entrata con con piedi felpati, dentro il suo “intus”, scavando, per cercare il senso della vita, ammesso che tale ne abbia uno. Tra illusioni e delusioni o meglio disillusioni, leggo che ha avuto il coraggio di rinascere, ri-crearsi, di ri-vivere: incipit vita nova ,scriveva il ns Dante.
Ma, in nuce, perché usufruiamo nell’opera d’arte?
Ce lo dice Aristotele ne La Poetica: cadere e rialzarsi, catartizzarsi o Gadamer, entrare nel testo, nell’opera d’arte, e decifrandola, coglierla: ri-interpretarla e ri-viverla.
Noi, secondo l’ermeneuta tedesco, nell’incontro con l’opera d’arte (poesia, musica, arte figurativa…), siamo “presi” del gioco il quale ci supera e che dice e dispone di noi. L’essenza vera (eidos) dell’opera d’arte, quale la poesia, è veramente un trasformarci se sappiamo cogliere il sostrato profondo che essa emana, evoca.
Siamo noi che facciamo “parlare” l’arte e da lì si dà la verità del testo poetico.
“L’opera d’arte non è un oggetto che si contrappone ad un soggetto”, scriveva Gadamer in Verità e metodo del 1960, ma siamo noi che, decifrandola e leggendola, la possediamo, ne siamo presi, circuiti, sedotti, sfiniti: troviamo in essa noi , siamo noi, i lettori, in breve, i veri creatori.
Tornando in medias res, leggendo Annamaria, viviamo con lei il suo viaggio tormentato dalla “cenere” al cielo. Siamo suoi compagni in tal iter. Dobbiamo leggerlo tale libro, altrimenti mai capteremo l’essenza vera di chi scrive.
Enrico Marco Cipollini
