Non altro che me stesso di Lu Paer Edizioni EEE Formato: Libro cartaceo - 110 pagine Riferimento ISBN 978-88-6690-287-4 Disponibile in ebook Lu Paer vive a stretto contatto con la natura e i suoi animali; da decenni è una convinta attivista e sostenitrice dei diritti degli animali. Dal 2000 si occupa di consulenze e formazione nel settore benessere ed estetico e cerca di ritagliarsi i più ampi spazi possibile per continuare a scrivere. Con EEE-book ha pubblicato nel 2012 Che cosa stai aspettando! e nel 2015 Non altro che me stesso. Recensione a cura di Annamaria Pecoraro Carlo, Laura, Lorenzo, Wanda, Valeria, possono essere solo nomi comuni con vite che si susseguono intrecciate a fili quotidiani, legate a rapporti di amicizia, di passione, d’amore, di rabbia, di normale routine. Eppure, in ognuno di questi personaggi può esser riflesso e tracciato un percorso similare al nostro. Carlo protagonista indiscusso, uomo giovane ed avvenente, rende partecipe il lettore, portandolo a vestirsi e svestirsi dei suoi panni, entrando in quell’intimo emozionale che manda anche in confusione. La descrizione è diretta, senza peli sulla lingua, sagace, travolgente e decisamente forte. La scrittrice non risparmia dettagli, vivendo e intercalandosi nell’ “alter ego” maschile. Flashback che schiudono ricordi e riaprono ferite, analisi che lasciano segni e costruiscono “non altro che me stesso”. Si, perché è dalle radici che si genera quell’albero capace di dare fiori e frutti. Dalle continue trasformazioni temporali, possiamo così attraversare le stagioni con la consapevolezza che i cambiamenti, (rughe comprese), malesseri, dolori, solitudine, sono parti necessarie per alimentare una nuova fortezza interiore o una necessaria corazza esterna. Sicuramente la sfera famigliare è alla base della formazione per ogni figlio e quando mancano certezze come affetto e dialogo, sono facili le fratture che si generano, con risultati deleteri per il nuovo “uomo o donna”. Il romanzo colpisce per la sua scorrevolezza, nonostante i temi siano duri e dirompenti al limite, ma in pieno equilibrio tra l’osceno e l’erotico. Lu Paer è abile nel provocare: scarta, disegna, devia, osserva e delinea situazioni complicate come traumi infantili, morti violente, passioni sfrenate, incontrollabili reazioni; cocktail di rabbia e voglia di amare o semplicemente di essere amati. Argomenti che attraversano la storia e la letteratura se si pensa al Giovane Holden che ha bisogno di evadere e di ribellarsi al contesto in cui vive, o presenti nella “Disobbedienza” di Moravia o in “Castelli di Rabbia” di Baricco. La ricerca di un’identità da accettare è lo scopo esistenziale nell’incapacità di questo mondo moderno, che tende troppo spesso a formattare l’altro ingiustamente, invece di incoraggiare o di inseguire quella vera libertà fatta di rispetto e desideri unici che purtroppo si scontrano con una dura realtà d’inquietudine. Dulcinea Annamaria Pecoraro
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ROSSO PROFONDO di Cristina Lastri Zona Contemporanea (2015) ISBN 978 88 6438 520 4 assaggia il libro, sfoglia il trailer Cristina Lastri Nasce d’estate, a ridosso degli anni Sessanta e all’ombra della torre pendente in quel di Pisa. Laureata in Scienze motorie, è docente nella scuola primaria e da alcuni anni affianca all’esperienza educativa, quella di un piacere ritrovato: lo scrivere, anche in seguito a percorsi di approfondimento attraverso diversi generi: narrativa, autobiografia, drammaturgia, poesia; considera la scrittura un dono e una maniera congeniale per esprimersi, con predilezione verso i racconti brevi e le poesie, rielaborando esperienze di vita da un punto di vista femminile. Progressivamente si è affacciata a concorsi letterari e reading. Ha pubblicato collettivamente poesie e racconti brevi. Suoi scritti sono presenti su riviste letterarie e siti online. Nel 2009 esce la sua prima raccolta poetica, D’istanze per la GH di Viareggio. Si interessa di teatro, ama l’arte, la musica, i libri, il cinema e le relazioni umane. VivaVoce Nuda sono come poesia suono libertà ricamo inerte solo verità. Aprimi cielo! Con la forza delle parole voglio urlare al vento canti di rabbia e d’amore per essere lì e altrove. Recensione a cura di Annamaria Pecoraro Rosso Profondo il titolo di questa silloge è tutto un programma, un’apoteosi di sfumature e gradazioni che diventano la chiave di lettura capace di trasmettere emozioni, sensazioni, trascinando nell’intimo sentire o in metafore concrete di vita quotidiana. Ogni colore ha un suo simbolismo e sicuramente traccia un legame tra quello che pensiamo e la nostra azione. Paracelso diceva: “Ogni elemento ha un suo colore: la terra è azzurra, l’acqua è verde, l’aria gialla, il fuoco rosso; poi vi sono altri colori casuali e commisti, appena riconoscibili. Ma tu bada con cura al colore elementare che predomina, e giudica secondo quello”. Il rosso sicuramente rappresenta nella sua completezza sia il bene che il male, la forza, la passione, la vivacità, il dolore, l’aggressività, l’energia. L’accostamento all’uno o all’altro significato accompagna l’evoluzione della silloge, così come il percorso dell’umana esistenza. Rosso profondo, fuoco, noir, vermiglio, relativo. Espressioni fabbricate dalla coscienza e dalla conoscenza, poiché è con graduale esperienza che la “tavolozza” della vita prende forma, toccata dalle stagioni che accarezzano e modellano le trasformazioni psichiche e fisiche. In letteratura la tematica del rosso è ben presente: pensiamo al Verismo con Rosso Malpelo, o al Pascoli cui il colore rosso allude ad un’accesa sensualità e sottolinea con forza la carica sessuale, è sinonimo di passione, eros. Joyce, invece nell’Ulisse descrive il “rosso fortore di rapina nel pelo” o la magia espressa ne “Le scarpette rosse”; fiaba di Hans Christian Andersen e rivista in chiave cinematografica nel Mago di Oz ispirato al il primo dei quattordici libri dello scrittore statunitense L. Frank Baum. Il “rosso” abbraccia l’arte e non è un caso che la poetessa abbia collaborato con artisti, evidenziando slanci e accordi nuovi anche con questo mondo creativo. Lo stesso Matisse, ne fece uno studio: L'Atelier Rosso, Henry Matisse, 1911, olio su tela, 162 x 130 cm. Il colore diventa un elogio primario e determinate nella ricerca di un senso. Uno slancio di “atti d’amore” e di rinascita, di attese, di viaggi delicati o “attraverso la rete/ nemica del tempo” o faticosamente comprese in “luci artificiali e fiati strozzati”. La poesia diventa l’arma salvifica, “scacciapensieri”, scintille emozionali atte a dosare sia quel magna interiore di sogni non realizzati o dubbi, sia la libertà di osare “urlando canti di rabbia e amore”. Il rosso diventa incontro e relazione, urgenza d’identità e spirito avvolgente, vestito di femminilità e vivavoce di non fermarsi fino a che si ha voglia o almeno fino a quando misteriosamente ci è concesso. Dulcinea Annamaria Pecoraro Moti dell’Anima Anna Maria Lombardi & Marina Danzi Marini edizione CTL Editore Livorno (2015) Recensione a cura di Annamaria Pecoraro La vita è una continua evoluzione, un viaggio con partenza certa e un arrivo con destinazione non definita. In questo pellegrinaggio, vi è la consapevolezza, tratta dall’esperienza, d’accogliere quanto nell’intimo si è raggiunto. Esternazioni e doni di sè, in questo coro a più voci, di insegnamenti che comprensione, memoria, pazienza, amore, nostalgia, luci, ombre, carezze e rinascite, possono riflettere sui singoli umani passi. Le penne di Anna Maria e Marina iniziano una danza e nei versi riflettono la saggezza di poter con umiltà trattare temi concreti e metafisici, tracciando un personale resoconto, rappresentante il vissuto. Gocce che dissetano e “scendono fertili/ irrigano le profondità/ nutrono o gusci gravidi/ di germogli da offrire”. Nella loro unicità, riescono abilmente a condividere ed a “gioire della somiglianza”, diventando protagoniste attive e attente di passi che si incrociano, essenza senza inganni. “Come la rosa ho le spine/per non essere strappata invano./Mostra rispetto per gli aculei.” (A.M.L.) “Ti respiro col Tutto, un alito infinito di vita.” (M.M.) Il ricordo di affetti cari, diventa forza nel quotidiano di Anna Maria e messaggio d’amore in Marina. Storie talmente complementari che possono affiancarsi e diventare gioco di parole, scambio di riflessioni, sorrisi o come afferma la stessa Lombardi: “… testimoni di vita e di proprie battaglie in bella mostra,/ trasportate da assonanze di colori e temi,/attendono un ritocco o solo uno sguardo attento,/per essere riposte, nello scaffale sacro dei ricordi …”. O accorate preghiere nella Marini, che compie una trasformazione diventando una coraggiosa “amazzone”, pronta a sfidare la vita, accettandone i segni, “salendo nei sensi dell’anima”, per scoprire che anche il silenzio ha il suo suono e un “codice magico e infinito”. Una conversazione che senza indugi, cattura e coinvolge, guidando il lettore nei meandri più imperscrutabili o segmentati dal dolore ed abbracciati dalla speranza. “La vita ti dona,/ ti avvolge,/ti ama,/t’insegna./ La vita ti scuote,/ ti strattona,/e mentre t’abbraccia,/raccoglie le lacrime/ che hanno rigato il tuo volto dopo le delusioni..” (A.M.L.) “Fatti Vento che di salsedine scompiglia i capelli./ Fatti Sabbia che penetra veloce nelle pieghe nascoste./ Fatti Sole che brucia e riscalda ogni cuore./ Fatti Luna che rischiara lo spirito/ Fatti Onda, che nel vortice, si torce e si espande..” (M.M.) Volatrici pindariche, trasformiste, bruchi divenute farfalle o semplicemente come diceva Pirandello “uno, nessuno e centomila”? Sicuramente queste due poetesse sono in corsa con il destino ed a braccetto col tempo. Seminatrici divenute terreno fertile, infondendo sicurezza in chi a loro si appoggia. “Sarò là./Dove la notte apre le ali” (A.M.) Metaforicamente sono un “libro – amico” di lacrime e di spazi rigeneranti e creativi. Perle rare in questo oggi così apatico, o rivoluzionarie e aperte con il cuore al mondo. Strane muse, ammaliatrici, chimere? O forse vere messaggere di quei sussulti che ancora rendono capaci di sfidare “le spirali contorte della mente” e senza temere, direzionano le “vele dell’anima” verso quella stella polare, guidando e ascoltando con coraggio l’umanità. Dulcinea Annamaria Pecoraro Presentazione 05/12/2015 - Libreria Nardini Bookstore (FI) Le mie parole d’acqua di Maria Luisa Mazzarini Ed. Divinafollia 2015 Recensione a cura di Annamaria Pecoraro Le parole sono spade possono uccidere diceva Hegel o pietre come Carlo Levi riporta nel titolo di uno dei suoi libri. L’importanza data dal valore che diamo è sicuramente la base per la costruzione di rapporti e l’incontro per nuovi propositi. Un percorso che diventa acqua, fonte vitale e primordiale, che trasporta messaggi evocativi e pregnanti immagini e significati. Il poeta diventa autore e fautore, liberamente bagnato d’amore e della forza coraggiosa di creare e promuovere infinite vie. Per giungere a questa consapevolezza, il verbo scorre e si culla, trovando nella giovinezza la luce e la freschezza mai spenta e utile, quando l’ansia e la notte possono spaventare. Imparare a immergersi nella natura, che consiglia e canta “poesia in mezzo al mare” è il mezzo necessario per poi lasciarsi andare, e perdersi nell’ “abissale incanto di perla”, abbracciando la vita, in tutte le sue note e segnando la nostra personale scia. La Mazzarini offre emozioni allegoriche, intrise di sogni ed emozioni e poiché vissute, sanno donare carezze e mistero. “In alchimie di respiri/ e fiori/ e versi d’acqua/ di rose”, chiaro monito di quanto ognuno di noi, con sentimento può produrre, accendendo fiamme o contemplando il silenzio, “alle sue acque divine/ la Bellezza ci invita/ al viaggio”. Un richiamo al Tevere, “con passi di bambina/ innocente come sposa”, si lega passato, presente e futuro, e la meravigliosa evocazione dell’acqua in tutte le sue forme, mare, pioggia, lago, ruscello, fiume, gocciole, pozzo, vasca, idromassaggio, cascata, onda, zampillo, incanta e accompagna nelle quotidiane resurrezioni dello spirito. “Ti amerò/ come d’acqua di fonte/ il canto”, e forse in questo richiamo, non ci resta che tuffarci e cogliere al volo il messaggio. Dulcinea Annamaria Pecoraro Presentazione fiorentina del 1° numero di collana delle edizioni NOSM: Recensione a cura di Marialuisa Brunetti È un viaggio autobiografico coinvolgente quello proposto da Rolando dove in “Storielle di ieri, oggi e…” edito dalle ed. N.O.S.M. ci racconta dello stile di vita a carattere prevalentemente rurale vissuto negli anni del dopoguerra e in quelli a seguire, nella sua Pagiano, piccola frazione del Valdarno e suo paese natale. La scelta del doppio binario prosa-poesia rimata, come mezzo per consegnarci scorci di storia vallombrosana, tiene viva l’attenzione. Il lettore diventa così parte integrante di quella realtà, e il tutto arricchito da venature di sarcasmo e influssi dialettali, sigilli indiscussi dell’appartenenza territoriale.Il trasporto emotivo con il quale Rolando si racconta e ci racconta permette una “full immersion” in quel mondo agricolo ancora acerbo e poco assistito dal punto di vista del progresso tecnologico; un percorso di fatica e sacrificio che l’attività contadina portava inevitabilmente con sé, ma anche ricco di valori etici e di senso di comunità forte. Ed è proprio su queste virtù che Rolando vuole invitarci a riflettere. Ogni racconto è infatti mezzo per dare risalto al senso della solidarietà, della condivisione, dell’amicizia, dell’onestà che intorno ad ogni quotidiana attività scorrevano. Una cordata di umanità dalla quale nessuno si sentiva escluso, e un pretesto per capire quanto questi aspetti rappresentassero un dono aggiunto se non addirittura dessero spessore e senso al vivere quotidiano. Rolando passa a setaccio la sua memoria regalandoci descrizioni semplici quanto efficaci: da momenti conviviali a parentesi di sofferenza, soffermandosi con dovizia di particolari al movimento delle persone, al loro abbigliamento, al carattere, all’espressività. Niente resta inosservato! Un tratto di strada percorso a piedi passando per il “Tabernacolo di Fiesso”, o il momento della svinatura, o le irrinunciabili sagre, nelle duplici vesti “sacra” e “profana”, erano momenti di conoscenza e d’incontro cui nessuno si sottraeva, dove si fondevano dialogo e aiuto reciproco. Anche gli oggetti, gli animali, i paesaggi, sotto la penna di Rolando acquistano personalità e volendo paragonare questi momenti descrittivi a dipinti colorati, al lettore sembrerà di entrare in una vera e propria galleria d’arte! Fiori di ginestre nel bosco, papaveri nei campi, rose presenti nelle case dei contadini, “il gelso vicino alla capanna delle presse di paglia”, “i buoi possenti con quel loro andirivieni…”, la strada che da Pagiano portava a Tosi, la trebbiatrice del grano, l’assordante rumore dell’acqua, così come gli oliveti e i vigneti… tutto era servizio e parte integrante della comunità. La piacevolezza con la quale scorre il libro che fra rime e racconti si snoda, e il sarcasmo di cui ne è imbevuto, non nascondono però la “malinconia” nell’animo dello Scrittore, che ha visto con gli anni scivolare via tutto ciò che la vita di bello portava con sé. Sicuramente, se da una parte il progresso ha reso l’attività agreste fisicamente meno onerosa, dall’altra ha contribuito a interferire nei rapporti interpersonali sottraendo contatto umano.Il tratto nostalgico, pur essendo una caratteristica pressoché costante in “Storielle di ieri, oggi e…”, sembra essere più marcato nei componimenti poetici ove l’ondata emotiva si fa più intensa. Senza mai correre il rischio di cadere nella banalità, si avvicina al lettore, denunciando con vigore le mancanze, e “ri”-proponendo come cura e rimedio quegli stessi valori che “in primis” lui ha personalmente e positivamente sperimentato. La dialettica semplice, ma non semplicistica, con cui Rolando si accosta al lettore è strumento stesso d’essenza del libro. Un chiaro invito che Egli vuole affidare a queste nostre giovani generazioni, ripercorrendo la strada che porta alle qualità essenziali e genuine, per riacquisire solidarietà umana, in buona parte, purtroppo oggi smarrita. Marialuisa Brunetti Fotografie di Deliri Progressivi (ph Roberto Bruno) e PH Marco Magnani Link acquisto libro Tra strade da percorrere, Le rime del cuore attraverso i passi dell’anima di Dulcinea (Annamaria Pecoraro) Lettere Animate Editore, 2012 ISBN: 9788897801467 Pagine: 178 Costo: 12€ Recensione di Lorenzo Spurio La prima cosa che va detta è che la poesia di Dulcinea, pseudonimo di Annamaria Pecoraro, è pervasa da immagini edeniche e suadenti dalle quali si esaltano valori importanti (si noti, ad esempio i continui e mai banali riferimenti alla religione cristiana) e ancor più ai sentimenti puri: amore, amicizia, ma non solo. La poetessa è un’anima sensibile che non può far a meno di tracciare sulla carta quello che vive, quello che spera o, addirittura, quello che teme. Non si censura mai, non ci sono limiti a questa poetica che, infatti, non conosce ostacoli né zone d’ombra. La poetessa con un linguaggio pacato e dolce permette al lettore di imboccare un percorso in territori quasi mitici per il loro essere talmente pacificanti e godibili, in un mondo come il nostro dove, invece, domina la frenesia e l’invidia o quello che la poetessa definisce “un mondo/ dove l’ipocrisia avvolge”, in “Diversi e complementari”, p. 46). Di contro a rimandi al cattolicesimo come “Sguardo nella croce” risultata finalista nel 2010 alla II Edizione del Premio Vivarium ad Honorem di Giovanni Paolo II o alla citazione iniziale di Madre Teresa, in altre poesie si respira, invece, un senso d’apertura e sospensione, quasi d’incertezza e d’ineludibilità, convogliate e personificate nella figura del destino: un destino visto come futuro incerto, come ipotesi o dubbio, mai come tragico, inesorabile e beffardo. Ed è anche in questo che mi sento di dire con una certa sicurezza che la silloge non conosce tristezza e dolore, nel senso esteso del termine; ci sono la malinconia, l’oblio, le false speranze, il ricordo amaro, la nostalgia, le lacrime, ma tutto è volto poi sempre alla “ri-scoperta” del sé, alla rivalutazione di sé e del rapporto con il mondo: ecco il significato delle “lacrime raccolte/ trasformate in diamanti” (in “Anima mia”, p. 57). Ogni sofferenza, ogni momento traumatico, anche se non verrà mai cancellato, verrà però mitigato e addolcito, tanto che il ricordo non sarà mai talmente doloroso da tentare il rifiuto. E questo è sinonimo di amore, di amore verso il tempo (“Non chiedere il perché/ ogni singolo granello scorre,/ con il suo tempo, nella clessidra della vita”, in “Milonga dell’Angel”, p. 66), che solitamente viene visto, invece, come nemico numero uno, ed amore verso se stessa. Perché, com’è noto, per amare gli altri bisogna prima amare se stessi. Non si tratta di una frivola banalità, ma di una realtà concreta. L’amore è presente in ogni lirica, o meglio bisognerebbe dire in ogni strofa, se non addirittura in ogni verso, ma è un amore eterogeneo e che non si riferisce solamente all’amato e quindi a un amore di coppia, a un amore che fa riferimento a un rapporto totalizzante tra gli amanti vissuto però come ringraziamento a Dio, ma molte liriche trattano dell’amore verso l’altro, qualsiasi sia l’altro, con un’evidente animo filantropico e solidaristico (“Non ti ho cercato/ e sei arrivato”, in “Fratello”, p. 44) che è proprio della stessa scrittrice. Chi ha avuto modo di conoscerla sarà infatti concorde con me in questo pensiero. L’amore di Dulcinea è l’amore verso l’amore, ossia verso tutto quello che nel mondo è causa e prodotto dell’autenticità e della bontà del genere umano. Ed è per questo che c’è sempre un richiamo all’unità, alla condivisione, all’apertura, al confronto, al saper “condividere” esperienze comuni, anche quando per carattere e sensibilità si è diversi: Strade diverse, possono insieme camminare, anche quando il dubbio sconvolge? Anche quando i tempi, spingono avversi? (in “Diversi e complementari”, p. 46) Si potrebbe pensare, allora, che la silloge condivida una impostazione utopistica, che fa cioè delle “buone cose” una esaltazione ridondante che, ahimé, non corrisponde alla realtà contemporanea nella quale siamo chiamati a vivere. Ma sostenere qualcosa del genere significherebbe sbagliarsi di grosso e soprattutto non comprendere il vero animo della poetessa: Dulcinea, infatti, ricerca la bontà proprio nella semplicità, nei piccoli gesti che, apparentemente effimeri, ricoprono invece valore. Ed è qui la ricchezza, non tanto contenutistica, ma sensoriale che la poetessa è in grado di trasmettere, come nella bellissima “Rose rosse” dove sì il fiore è connotato per la sua bellezza, per i petali ed i boccioli, ma è allo stesso tempo il “luogo” dove nascono spine. Immagine semplice, ma che fa riflettere. E in questo percorso di “ri-scoperta” che la poetessa ci invita a fare sono di grande importanza le foto che, pur essendo in bianco e nero, arricchiscono l’intera silloge. Degna di nota anche le composizione scritta a quattro mani con la poetessa Antonella Ronzulli, i commenti critici di validi scrittori tra cui Luciano Somma e Michela Zanarella, solo per citarne alcuni, e le varie liriche tradotte anche in altre lingue, segno evidente che la poesia di Dulcinea sia ampiamente apprezzata, non solo nel Belpaese, ma che deve essere tradotta, tramandata e ricreata abbattendo ostacoli o frontiere di ciascun tipo. Una poesia talmente potente rende merito davvero a questo genere che in molti vogliono “morto” o “abusato”. Annamaria non gioca con le parole, le dispone una dietro all’altra come lente pennellate di un pittore. Il risultato è notevole: ne fuoriescono immagini profumate e indelebili. Ho letto, ogni tuo frammento di vita, ho toccato, le tue stelle con il dito. Ho visto i tuoi desideri, poiché erano anche i miei. (in “Anima mia”, p. 57) LORENZO SPURIO (scrittore, critico-recensionista) Jesi, 23-03-2013 ANNAMARIA PECORARO, in arte Dulcinea, è nata nel 1981. Poetessa e collaboratrice per riviste cartacee e online e per diverse radio italiane ed estere, collabora anche con “Domus Aurea Magazine” di Laura Stradaroli, la rivista “Euterpe” diretta da Lorenzo Spurio e la rivista “Lu Papanzicu” di Filippo Cassaro. Giurata in concorsi di poesia, ha ricevuto numerose menzioni nazionali e internazionali. E’ presente in varie antologie poetiche ed è co-autrice di testi e di canzoni protetti in Siae con il cantautore siciliano Paolo Filippi.
Acquisto:http://www.ibs.it/code/9788897801467/pecoraro-annamaria-d/rime-del-cuore-attraverso.html Dulcinea A.P. Ā© 2012 Opera di Anna Capoccetta Le Rime del Cuore attraverso i Passi dell’Anima di Annamaria Dulcinea Pecoraro Lettere Animate Editore ISBN : 978-88-97801-46-7 PAGINE : 178 Acquisto: 1)Direttamente l'autrice: [email protected] 2) tramite lo shop di lettere animate: http://www.lettereanimate.com/eshop/index.php?route=product%2Fproduct&path=59&product_id=93, 3) Ordinabile in qualsiasi libreria :) 4) IBS: http://www.ibs.it/code/9788897801467/pecoraro-annamaria-d-/rime-del-cuore.html 5) via paypal: http://deliriprogressivi.weebly.com/eventi.html (qui trovate anche il carrello per acquistare)♥ Recensione a Cura della Poetessa Annamaria Vezio Se poeta è colui che osa discendere e appoggiarsi nei meandri dell’anima e poi carpirne la luce per portarla agli altri, Annamaria Dulcinea Pecoraro è Poeta. In Le Rime del Cuore attraverso i Passi dell’Anima, in ogni lirica, e dico in ogni, Annamaria trae dai colori sconosciuti alla vista, elegiaci pannelli di immagini di vita, e delicatamente li pone nell’ insieme ordinato di poesia. “Passi” apre il percorso in punta di piedi nel lungo e infinito cammino dell’anima rivolta alla Conoscenza, cammino che passo dopo passo ci conduce nell’esistenza giornaliera, ché Annamaria non si smarrisce in filosofie e teorie di vita da appuntare su ibridi fogli, Annamaria racconta il suono di ogni movenza, e ne fa musica che ci aiuta a meglio fonderci con la voce dell’interiore, ci pone all’ascolto del movimento, del flusso, del respiro dell’anima: passi lenti distratti volanti rassicuranti, mani sorrisi giochi, primi passi ultimi fermi incessanti, passo su passo, piccoli grandi. Passi. Passi di ogni giorno del nostro giorno, fino all’infinito, fino al contatto con noi stessi, con il nucleo dell’Essenza, a svelarne il mistero. Annamaria, viandante etereo, svela saggezza. Nella fibra di Annamaria l’amore universale è un canto; nel coro, gli elementi che costituiscono il nostro essere persona, all’unisono scandiscono la frammentazione dell’anima per poi armonizzarne la sua congiunzione, mi sovviene in un sussurro l’incedere delle strofe nella mirabile “Rinascere ancora” per guardare la sorte e con ali da fenice vibrare. Quale volo segue l’autrice se ha così estese panoramiche, a quali fonti imbeve la sua conoscenza, se ogni suo pensiero è seme di vita? Ogni poesia è specchio dalle grandi cornici nel quale la Vita contempla la sua bellezza arcana, Chiaroscuri è guardarsi e vedersi, scrutati dall’immagine stessa di sé. Ma quale lirica non ci consente di essere specchio e riflesso, Le Rime del Cuore attraverso i Passi dell’Anima, è il compendio dell’esistenza dell’Anima itinerante teneramente trasmutata in sembianza di Opera Letteraria. Leggere questa opera è come danzare ondeggiando nelle antiche gesta di semidei in conflitto tra il loro Sapere nella condizione di anima profusa di divinità, ed il Sapere infuso nell’Umano costretto nella prigione del corpo; leggere Annamaria è tornare a fonderci nell’aria balsamica della poesia per fluttuare fra le onde dell’ immenso oceano di cui ella è elemento, e perdersi nella Poesia: incommensurabile dono di cui la poetessa è portatrice. E nella “sapienza di semidio costretto nella prigione del corpo” le accorate denunce/preghiere in meste considerazioni del dolore partorito dalla crudeltà del potere, della morte, dell’abbandono degli altri e di se stessi, e in Mai più, in Risiera di san Sabba, in Muri, in Ci sono cose (per citarne alcune), palesa la sua percezione attenta ad ogni sofferenza umana, ma soprattutto a quella personale sofferenza che scuote tutto l’interiore dell’autrice a cagione della disarmonia a cui è costretta ad assistere, e come bimbo nella sua pura vibrazione d’amore, ne urla il disagio. Soffuse di magnificenza le sue strofe ora innamorate, ora meste, ora precipuo contatto con la Luce. e quindi esplicative sintonie con l’Universo. Ma sempre, in ogni singolo termine, la costante è l’emozione, gravida dispensatrice di caleidoscopici colori che sgorgano dalla stessa matrice: l’Anima. La commozione e l’ascesa costante del flusso emozionale di questa Opera, mi rapisce e mi pervade della gloria del sentimento. Vieni e seguimi è il più dolce e accorato canto che un figlio possa mai intonare al proprio padre; ma come posso soffermarmi sull’una o sull’altra lirica se il Tutto parla una lingua altissima? Non vi è lirica da cui non traspare, dalle sue sfumature o dai contorni o dal mirabile contenuto, una gran conoscenza dello spirito umano, non è introspezione fine a se stessa, è magico interloquire con lo spirito del Cosmo. È Annamaria Dulcinea Pecoraro, un’anima sospesa tra i mondi conosciuti e le sfere ignorate, se della sua saggia consapevolezza ne sa ornare ogni suo rigo? Dalla penna questa grande donna, spalma la sua essenza e di reale impregna l’Anima, e grazie alla sua forte empatia, la decifriamo, rapiti. O forse no, non la decifriamo, la percepiamo e nell’onda magica, la viviamo. Resto muta davanti a tanta potenza espressiva così sapientemente enunciata, altro non so dire se non che poche sono le Anime che sanno librarsi così in alto. Tu Annamaria, resta sempre nei nostri cieli e portaci le Voci vibrazione del Cosmo, ché tu sei messaggera dell’ancestrale Mondo che ci vede tutti suoi figli, ma distratti. 7dicembre 2012 Annamaria Vezio |
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