
Piccolo, minuto
poco più di uno scricciolo
correva appresso ai podisti
nei momenti d’ozio.
Correre
è a tal punto la sua passione
che lo fa di continuo
persino con addosso
gli abiti da garzone.
Domina in lungo e in largo
dai campionati nazionali
alle competizioni internazionali
ma c’è solo una Vittoria
che manca alla sua collezione.
Sgobba, suda, si sfianca
si prepara a fondo
in lunghi mesi di allenamenti
spalancando gli occhi a dismisura
per contenere l’immagine
di quel traguardo mitico
che gli si materializza d’incanto
come in un miraggio.
24 luglio 1908
Olimpiadi di Londra
alla Regina Alexandra
il compito di dare il via
agli atleti schierati per la Maratona
sul piazzale di Windsor.
Caldo soffocante ed insolito
quando mai si è visto
un clima del genere da quelle parti?
E quanto corrono i britannici!
Paiono indemoniati
animati dal sacro furore agonistico
di chi gioca in casa
e non ci sta a finire secondo.
Conserva le tue forze
dosa il ritmo
cadenza il tuo respiro
modula il passo
lo spirito di Olimpia ti corre accanto
persino Zeus si gode la tua corsa.
Momenti d’attesa
di calcoli prudenti
nella sua mente offuscata
i pensieri s’inseguono
uno appresso all’altro
mentre macina chilometri sofferti.
È adesso il momento?
Non dura molto il dilemma
la rimonta ha finalmente inizio.
Scala una posizione dopo l’altra
si fa sempre più sotto
a ridosso dei migliori
poi con un deciso allungo
si porta al secondo posto
a pochi chilometri dall’arrivo.
Attacca ancora
aumentando l’andatura
e a due chilometri dalla fine
si lascia dietro Charles Hefferon.
Ecco la Vittoria tanto sognata!
È lì, a due passi
che basta tendere una mano
e potrebbe afferrarla.
All’improvviso le forze lo abbandonano
la vista gli si annebbia
le gambe diventano dure
come quelle di un tavolo.
Quando entra nel White City Stadium
sbaglia persino strada
ondeggia e sbanda
cade e si rialza
si accascia di nuovo
in quella sofferta Via Crucis
che impietosisce persino la Regina.
Una mano lo solleva
poi un’altra ed un’altra ancora
qualcuno lo sostiene, qualcuno lo spinge
per quei pochi metri che lo separano
da quel benedetto filo di lana.
Vince e crolla a terra esausto
mentre Hayes sopraggiunge.
No! Non si vince così!
strillano gli statunitensi
che s’infiammano e pretendono
la squalifica dell’italiano
ottenendola senza sforzo.
Diventa famoso senza avere trionfato
per aver vinto la Coppa più preziosa
donata dalla Regina Alexandra
ancora commossa per l’impresa.
“To Pietri Dorando
In remembrance of the Marathon Race
from Windsor to the Stadium
From Queen Alexandra”.
Eugenio Nascimbeni © 2013
Nato nel 1960 a Milano. Sposato, papà di tre bellissimi figli, sono appassionato di libri, scrittura creativa e musica, in special modo rock americano e blues. In campo narrativo ha debuttato nel 2007 con il romanzo thriller "Il traghettatore" ,Leonardo Facco Editore cui hanno fatto seguito altri romanzi e raccolte di racconti : "L'angelo che portava la morte" un giallo classico di Lettere Animate Editore(2012) e un romanzo fantasy :"La profezia di Karna e l'amuleto maledetto",Falzea Ed.(2012).
Colleziono segnalibri, campanelle, bicchieri di vetro artistici. Il suoi sogni nel cassetto sono: un viaggio nel Brasile di Jorge Amado e nel New Jersey di Bruce Springsteen. (http://eugenionascimbeni.jimdo.com/chi-sono/)