1) Il filo conduttore della tua poetica si lega alterna del viaggio e dell’incontro. A quale territorio/realtà ti senti più vicino? Spirito libero e indomito, quando siamo a fare i conti con la brevità di questa vita, ti accorgi di quello che dovevi ma che non hai saputo apprezzare e condividere con te stesso, e allora spontanea una domanda, ma a chi appartiene la libertà se poi l’orizzonte rimane fine nei pensieri e inarrivabile nella continuità del viaggio? Nessun territorio o terra promessa, potrà mai ingabbiarmi, proprio perché figlio naturale di curiosità emotive da conoscere e riconoscere, nella mente e nella perennità di figlio del mondo. Ogni domani sarà un giorno che forse non sapremo visitare rimanendo con l’amaro in bocca, essendo figlio di destino che non soddisfa ma che appagherà l’esistenza terrena. 2) Le storie si sono intrecciate in un divenire continuo. Canti nenie, ricordi serenate, filastrocche. Come nascono le tue liriche? Spesso, come un giogo mentale, mi chiedo se l’agenda della nostra vita è stata scritta ancor prima di nascere, una domanda senza logica o forse una risposta già scritta, e ogni volta che affrontiamo un giorno diverso, lo stesso abbia accanto il racconto, la poesia interpretata dalla e nella stessa vitale esperienza quotidianità. Riavvolgere il destino accorgendosi di viverci dentro senza aver potuto cambiare il finale iniziale! 3) C’è un poeta cui t’ispiri? Modelli di vita da seguire forse tantissimi, ovviamente costruttivi e di sana onestà, ma somigliare a qualcuno quasi impossibile, avendo carattere, pensiero e facoltà di interpretare il tutto e il nulla, anche se sbagliato o fuori luogo, che rendono spontaneo ma soprattutto me stesso. Somigliare a qualcuno che non siano i miei genitori, lo trovo deprimente e fuori luogo, presunzione la mia? Non credo! Soprattutto sia identità non svendibile dato che tutti gli sbagli, errori li ho scontati nel mio trascorso, con la lucidità di sapere chi sono e cosa non mi aspetterà il giorno a venire. L’ispirazione è la mente che vive e “collabora” attivamente ogni giorno senza seguire o modellarsi negli altri, rischiando di perdere l’identità acquisita. 4) Il dialetto rappresenta le radici. Quanto conta per te portare avanti la tradizione? Le radici? Importantissime! Anche se non conta solamente riconoscersi nelle proprie radici per identificarsi nell’identità che abbiamo, ma cosa più importante e vitale, sentirsi fieri e orgogliosi dell’appartenenza. Portare avanti la tradizione è continuare a farle rivivere grazie soprattutto ai genitori, ai nonni che seppero tramandarle facendoci amare il sapore delle cose vere, ora svendute per un piatto di arrivismo. 5) Sei una Poeta “cantastorie” in continuo viaggio. In cosa ti senti fortunato e cosa cerchi? Sì mi ritengo un menestrello di strada raccontando e rivivendo con la mia poesia il gusto della vita, l’ebbrezza che mai appagherà perché libera di vivere libertà che non si concede agli statici di vita, mi sento fortunato perché in me alberga il senso dell’avventura troppo tempo bistrattata con regole di tranquilla infelicità. Ognuno cerca di migliorarsi, molti di mostrarsi per quello che non sono, altri per spirito di sopraffazione, io cerco solo il mio posto al sole personale, dove non fare ombra ad alcuno e sentirmi partecipe a quello che vorrei realizzare prima di essere quello che ero, sono, semplice insignificante polvere senza valore terreno. 6) Quanto importante il dialogo e la famiglia? Dialogo e famiglia, dove sussiste, tutto questo esisterà anche confronto e tolleranza, volontà di costruire un mondo che non sia destinato al benessere materiale, ma umanizzante al servizio d’interessi comuni, volti alla sopravvivenza delle coscienze e dello spirito. Anche se devo riconoscere che ora la famiglia si atteggia, spesso, a ruolo che ha smarrito l’identità insegnando abbastanza frequentemente la disciplina del non rispetto e del tutto e subito senza nessuna solidarietà a scuotere dignità e unione. 7) Il messaggio che vorresti lasciare/lanciare alle donne? Nessun messaggio, altrimenti rischio di essere buono o bacchettone, forse frainteso e questo rimane un doppio ruolo che non posso permettermi, onestà intellettuale chi sconsiglia ciò. Anche se, e questa è una mia personalissima idea, vorrei ritrovare la donna nel suo ruolo importante, oserei dire vitale, abbiamo bisogno della sua “imponente figura”, sentendoci protetti e consapevoli del ruolo che riveste. Insomma, la Donna è sempre Lei, nel bene o nel male, regina incontrastata di vita che per sempre saprò far fiorire. Poi che sia regina copertina, manager, o del caminetto agli altri il giudizio. 8) La poesia può davvero cambiare/migliorare il mondo? Dubito che possa farlo, non è l’essere umano che potrebbe provarci, la poesia è solo il viatico tra il cuore e la realtà beh, se l’uomo inizia a capire il progetto vita, migliorando allora sì che potrebbe fare la differenza, perché insito in lui la bellezza del volersi aprire, raccontandosi, altrimenti la poesia è destinata a restare lettera morta, siamo noi poesia e beltà interiore, lei poca cosa se campeggiano arrivismo e cinismo. 9) Progetti futuri? Tanti progetti augurandomi di spessore morale, a giugno saranno sessanta, ecco il motivo del nuovo libro ”6.0”, che origina il titolo. Un traguardo che mi ritrovo e che mi permette di continuare il viaggio che mai si è interrotto, infatti, dopo averlo presentato a Madri nel mese di febbraio, saprò ritrovarmi in Argentina per il nuovo tour di presentazioni e di ritrovare lo zio Lino, poi tour in Italia quando rientrerò. Sì indubbiamente, i progetti in cantiere sono davvero tanti e tutti con uno scopo, di continuare dove mai avrei pensato, con la consapevolezza che credere equivale a realizzarsi, lasciando nel tempo impronte di vita vissuta e improntata alla consapevolezza di aver fatto tutto quello che vogliamo senza perdere tempo a inseguire l’altrui personale destino. Dulcinea Annamaria Pecoraro Staff di DELIRI PROGRESSIVI ..Musica Oltre le Parole... www.deliriprogressivi.com www.facebook.com/DeliriProgressivi
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