Ci sono momenti in cui ti cerco
come cerca una stilla d’acqua
la terra troppo arsa;
arsa come l’aria chiassosa
che ingurgito controvento.
Ci sono giorni in cui
saresti ombra, dove c’è troppo sole
e nessuna fronda a mitigarlo;
in quei giorni dove sei?
Di te sono cupida e mai sfamata,
poiché assecondi gli assorti miei pensieri.
Ti cerco in quegli istanti, in quei millenni.
Oh, sorgente che zampilli d’emozioni
e scivoli tra gli anfratti
dei sogni storditi dal rumore.
Ti cerco quando gli sproloqui
sprofondano nell’oblio di te;
io rammento il tuo nome e ti invoco,
come il naufrago anche un solo scoglio.
“Mea culpa” se bramo allora
che ogni cosa taccia!
Seppur concilia il canto d’una foglia,
lo sfavillio di stella o di farfalla,
e la pioggia, lieve o tumultuosa,
ritmo che comunque non accora,
mi perdoni, si, l’umana voce
che, troppo spesso, più simile a stridio
senza virtuosismi e accordi,
mi ribolle negli intestini come lava.
Soffochi sul nascere
l’inutile parola, elogio di se stessa.
Eppur non tace!
Ma al crepuscolo, almeno allora,
si riconosca la mia ora,
il mio lembo di neve soffice
che di silenzio tutto ammanta,
il mio flutto d’oceano
che, ovattato, appena sussurra
sui fondali gremiti e rigogliosi,
o un vulcano mi esploderà dentro
se alla quiete che allora ambisco
verrà torto un sol capello.
Ridicolo è quell’uomo che si nasconde
dietro un “parlo, poiché tacerò in eterno”
per continuare senza pudori
a maledire il troppo caldo dei suoi soli
e il freddo del suo immaginario inverno!
© Rita Veloce
(I COLORI DEL VENTO) eun libro di racconti (PROFUMO DI GINESTRE)