
in un incavo troppo stretto
d’un tronco muto e secco.
È buio, è sola;
anche ora come allora,
quando, bruco, li si nascose.
Attorno le scorre ninfa, vita,
ma la sua, concessa breve, è già finita.
Le sue ali reclamano il cielo come manna,
ma quella strettoia è ora la sua condanna.
Scorgerà impotente
tramontare il suo tempo,
come quegli spicchi di sole beffardi
che all’orizzonte scemano lenti.
E ora comprende la sua stoltezza latente:
la paura è un demone
che si esorcizza volando.
© Rita Veloce