Altre streghe, altri eretici, altri alchimisti, altri vampiri. Chi sono oggi? Ero tra i rovi a raccogliere bacche e mentre respiravo la leggera aria boschiva, muschiata d’intensi profumi, mi tornavano alla mente antiche leggende, che ancor oggi, seppur flebili, echeggiano tra queste felci e questi faggi. La strega del bosco: malvagia, crudele, che il sonno rubava ai bambini del vecchio villaggio posto ai piedi del monte e che a lui si prostrava timoroso. Lei era stata scacciata fanciulla; come me, raccoglieva erbette ed aromi per farne tisane o, come credevano gli stolti, pericolose pozioni e veleni. Una fanciulla, poco più che bambina, orfana e costretta a pensare a se stessa, da sola; come sola si ritrovò tra i lupi e i cinghiali zannuti. Ma neppure questo saziò e quietò la loro ignoranza; andarono a prenderla nella piccola baracca di legno che ella stessa si costruì con dei piccoli tronchi raccolti lungo il fiume. Credeva fossero tornati compassionevoli, pentiti, per riportarla al villaggio; credeva fossero tornati con l’umanità, fino ad allora negata, in quei cuori dissalati da inutili paure. Invece erano lì per farne di lei banchetto per le fiamme, mensa purificatrice che esorcizzasse le loro sventure. La legarono ad un palo di legno, posto sopra un’alta fascina di ciocchi e sterpaglie, mentre lei supplicava le loro anime cercando una pietà che non concepivano, ottusi com’erano di misericordia e ragione. Pregò e supplicò finché le fiamme non cominciarono a sbranarle le carni; fu allora che li maledì, con una sentenza dal tono agghiacciante, nel suo ultimo disperato respiro di vita. Volevano credere alle streghe e fu offerta loro la maledizione che li avrebbe tormentati e condizionato l’esistenza, più di quanto avesse mai potuto fare un senso di colpa, semmai lo avessero provato. Riflettevo, mentre ricolmavo la cesta di more, quanto incolta e selvaggia fosse la gente d’un tempo e l’animo mi si colmò di tristezza; poi mi resi conto che quell’umore non si legava tanto a faccende passate, quanto più ad ignoranze moderne. Altre streghe, altri eretici, altri alchimisti, altri vampiri. Chi sono oggi? Ruoli cambiati, vesti diverse, altre arti, altre scene, un’altra epoca, altre maledizioni ed altri malefici. Forse solo gli stessi occhi innocenti e indifesi che si accecano guardando troppo sole. Diversi agnelli immolati sugli altari sacrificali. Nessuno aveva visto, erano tutti voltati da un'altra parte. Nessuno sapeva o avrebbe mai creduto. Si indignano, rabbrividiscono dinanzi eventi eclatanti, scene raccapriccianti, delitti efferati, eppure coloro che non avevano trovato il tempo per accorgersi che un piccolo fiore veniva condotto sul rogo delle streghe, trovano poi il tempo per curiosità morbose o inutili sproloqui profanatori di quelle vite già crudelmente spezzate. Questi siamo noi? E dove, in noi, nel trascorrere dei secoli, è avvenuta l’evoluzione, la civilizzazione? Quale differenza c’è tra il declinare responsabilità e allestire falò? Nessuna, se alla fine, comunque un innocente è stata sacrificata sul palo delle streghe. Rita Veloce
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Settembre 2024
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