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I Farmaci nella letteratura: il "mal sottile" e i vampiri

3/23/2014

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La Farmacia d'Epoca è un blog dedicato al collezionismo di vecchie scatole di latta di medicinali curato da Giulia Bovone. Dal momento che le informazioni su questi oggetti sono piuttosto rare, Giulia ha scritto un articolo sulle Tubercolosi. "La chiamavano il “mal sottile” proprio perché  aveva il potere di prosciugare il corpo, conferendo quella  mostruosa magrezza, che pareva così soprannaturale da radicare la convinzione che quegli scheletri ambulanti dagli occhi rossi, gonfi che sputavano sangue non fossero malati di tubercolosi, ma vampiri.."

a cura di Giulia Bovone
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Mio cuore, monello giocondo che ride pur anco nel pianto,

mio cuore, bambino che è tanto felice d'esistere al mondo,
pur chiuso nella tua nicchia, ti pare sentire di fuori
sovente qualcuno che picchia, che picchia... Sono i dottori.
Mi picchiano in vario lor metro spiando non so quali segni,
m'auscultano con li ordegni il petto davanti e di dietro.
E senton chi sa quali tarli i vecchi saputi... A che scopo?
Sorriderei quasi, se dopo non bisognasse pagarli...
«Appena un lieve sussurro all'apice... qui... la clavicola...»
E con la matita ridicola disegnano un circolo azzurro.     
«Nutrirsi... non fare piú versi... nessuna notte piú insonne...
non piú sigarette... non donne... tentare bei cieli piú tersi:
Nervi... Rapallo... San Remo... cacciare la malinconia;
e se permette faremo qualche radioscopia...»
Guido Gozzano – Alle Soglie



La chiamavano il “mal sottile” proprio perché  aveva il potere di prosciugare il corpo, conferendo quella  mostruosa magrezza, che pareva così soprannaturale da radicare la convinzione che quegli scheletri ambulanti dagli occhi rossi, gonfi che sputavano sangue non fossero malati di tubercolosi, ma vampiri.

Prima dell’arrivo sul mercato degli antibiotici, ammalarsi di tubercolosi era considerabile un vero e proprio supplizio, lento ed inesorabile, contro cui non era possibile fare nulla, se non accettare il proprio triste fato, come ironicamente fa Guido Gozzano, nella poesia “Alle Soglie”.



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La tubercolosi gli fu diagnosticata nel 1907, e da quel momento la malattia entrò a far parte della sua poetica, così come quel mondo medico ancora lontano dal capire la vera natura del Mycobacterium tubercolosis, e perciò di impostare una cura efficace per la patologia.

Il Mycobacterium fu isolato per la prima volta da Robert Koch nel 1882, ma ci vollero anni prima che fossero identificate le vie di contagio manifeste, prime tra tutte lo starnuto e lo sputo, e quelle non così identificabili a prima vista, come il latte proveniente da bestiame infetto, veicolo di diffusione soprattutto tra quei neonati le cui madri non avevano abbastanza latte o denaro per acquistare le farine lattee: la tubercolosi bovina, infatti viene trasmessa anche all’uomo.

Quindi anche se i medici dei primi anni del Novecento, davano per certo che fosse il Mycobacterium tuberculosis a causare la malattia, purtroppo non avevano le idee ben chiare circa come curare la patologia in sé, anche se concordavano sul fatto che i tubercolotici dovessero “cambiare aria” e condurre una vita il più possibile rilassata, lontano dagli “strapazzamenti” di allora: notti insonni passate a scrivere poesie, compagnie femminili, il fumo, e se fosse stato possibile trasferirsi in Riviera o comunque in una località marittima, tutti precetti di poca utilità e scarso valore terapeutico nei confronti di una malattia batterica.




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Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento esistevano una grande quantità di farmaci, strutturati per la tubercolosi, ma poco o nulla era d’aiuto: il Fisocal Guidotti, lo sciroppo Bronchiolina, la Fitina CIBA, ricostituente utilizzato in caso di tubercolosi ossea, polmonare e cutanea,  e moltissimi altri non potevano nulla, se non dare un po’ di sollievo a quegli sventurati colpiti dalla malattia: i loro principi attivi erano come acqua fresca per il Mycobacterium.

La vera svolta nel trattamento della malattia si ebbe nel 1908, grazie alla collaborazione di un medico, Albert Calmette, con il veterinario Camille Guérin. I due avevano intuito che la virulenza del Mycobacterium nei bovini diminuiva con l’aumentare delle generazioni batteriche, ovvero, più la coltura era “vecchia”, meno il batterio era pericoloso. Così 13 anni dopo, e ben 230 colture batteriche lasciate crescere su fette di patate, nacque il vaccino per la tubercolosi, ovvero una variante avirulenta del microrganismo, il quale riusciva a scatenare una risposta immunitaria a lunga durata nel corpo umano, mettendo al riparo dalla malattia.



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Nel 1922 nacque in Italia la Federazione Italiana per la Lotta alla Tubercolosi, di cui molti ricorderanno i chiudilettera da 10 lire, il cui ricavato era destinato all’eradicazione della tubercolosi tramite campagne di sostegno alle famiglie colpite dalla malattia e dal 1948 in poi anche di vaccinazione. Da allora i casi di TBC in Italia sono diminuiti, ma la strada da percorrere è ancora lunga:  infatti ad oggi non siamo stati in grado di mettere la parola “fine” a questa patologia, che colpisce ancora gravemente molti Paesi del mondo, soprattutto dell’Africa sub sahariana, a causa dell’inesistenza di un adeguato piano di vaccinazioni.

Giulia Bovone della Farmacia d’Epoca per Deliri Progressivi



Per scatole e curiosità
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MODS e ROCKERS di Eugenio Nascimbeni

3/11/2014

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Disagio, ribellione, ricerca di una propria identità furono dunque i tratti identificativi dei giovani di quegli anni, connotazioni che si ritrovarono poi nei successivi movimenti studenteschi e di opinione che fiorirono poco tempo dopo.

di Eugenio Nascimbeni
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I fenomeni giovanili di massa sono stati spesso osteggiati dalla cultura ufficiale, quella di stampo più tradizionale e conservatore.

Portatrici di germi di ribellione nei confronti di una società appiattita solo su valori borghesi, le nuove avanguardie dei giovani negli anni sessanta cercavano di distinguersi dal comune pensiero, sforzandosi di trovare una propria identità che li caratterizzasse attraverso la musica, gli abiti, gli oggetti simbolo.

Spesso considerate a torto delle subculture, anche a causa del loro rifiuto a farsi catalogare a livello ideologico o politico, questi movimenti hanno viceversa contrassegnato un’epoca con i loro stili di vita e con la loro vibrante protesta verso la società, una protesta che aveva lo scopo di rivendicare il diritto di essere giovani: questo avvenne soprattutto in Inghilterra, paese pregno di quell’humus culturale dentro cui sono sempre germogliate tendenze e mode che hanno fatto proseliti altrove.

Negli anni sessanta si affermarono due movimenti giovanili in forte contrapposizione tra di loro.

I rockers, che provenivano in massima parte dai quartieri più poveri di Londra, giravano nei loro giubbotti di pelle, impreziositi da spille o stemmi di club amici, su grosse motociclette.

Sfoggiavano basette lunghe, capelli imbrillantinati, ed adoravano il rock’n roll di idoli quali Cochran, Vincent, Presely.

I loro ritrovi storici erano l’Ace Cafè e il Club 59 a Londra, e la zona di Brighton, cittadina affacciata sulla Manica, meta dei loro weekend.

I rockers, che per molti versi hanno ripreso alcune caratteristiche dei primi teddy boy, banda giovanile degli anni cinquanta profondamente legata alla musica rock’n roll americana, vivevano nel culto della motocicletta cui associavano i valori di forza, coraggio, spavalderia, in una concreta rappresentazione del mito del ribelle reso famoso da Marlon Brando nel celebre film “Il selvaggio”.



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I mods si differenziavano dai loro rivali soprattutto per il mezzo di locomozione (scooter italiani su cui applicavano numerosi e vistosi fari), per la musica (il jazz e il rock britannico di Who, Yardbirds e Rolling Stones), per l’abbigliamento (abiti sempre ben curati come parka, giacche di velluto, polo Fred Perry e mocassini), e per l’acconciatura dei capelli, non troppo lunghi e sempre ben pettinati.

Le altre importanti differenze che li distinguevano dai rockers erano la loro provenienza, non certo riferibile al sottoproletariato dei loro antagonisti, e l’esibizione orgogliosa della bandiera nazionale (la Union Jack) e dei simboli o stemmi appartenenti alla Royal Air Force.

Dall’antagonismo ad un vero e proprio conflitto il passo fu breve.

Le cronache raccontano che il 28/3/64 a Clayton ebbe luogo un’autentica battaglia tra le due fazioni, un feroce e violento combattimento avvenuto con mazze e coltelli.

Lo scontro durò ben due giorni e terminò con un numero impressionante di feriti, oltre a centinaia di arresti: altre risse, scoppiate a Brighton e ad Hastings, contribuirono a contrassegnare queste bande, agli occhi dell’opinione pubblica, come pericolose.

Questa cattiva reputazione affibbiata a loro fece in modo che i sentimenti di rivalsa e di contrapposizione nei confronti della società si dilatassero, finendo poi per trovare nelle strofe di “My generation” degli Who la quintessenza del loro pensiero.

“La gente cerca di metterci sotto
solo perché ce la spassiamo in giro
le cose che fanno sono così terribilmente fredde
spero di morire prima di diventare vecchio”

(My generation – The Who)


 

Disagio, ribellione, ricerca di una propria identità furono dunque i tratti identificativi dei giovani di quegli anni, connotazioni che si ritrovarono poi nei successivi movimenti studenteschi e di opinione che fiorirono poco tempo dopo.


Eugenio Nacimbeni



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"Il figlio del diavolo: Mefisto " di Cristiano Scardella

3/9/2014

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La giustizia che abbiamo è l’angelo del diavolo. Mefisto è figlio di quell’angelo! Infine, vox populi fa trapelare un fatto inquietante: Mefisto a quanto pare ha abbandonato distintivo, mitra, pistola e bombe a mano, alla ricerca di un’identità perduta.


a cura di Cristiano Scardella
Immagine*img tratta dal web
Ero e sono consapevole che le mie iniziative giudiziarie, relative alla vicenda di Aldo, non lo avrebbero portato in vita, come d'altronde ero cosciente che difficilmente avrei portato a giudizio o alle loro responsabilità penali chi aveva determinato la sua morte, anche se in cuor mio me lo auspicavo. Se faccio causa alla giustizia, come ho sempre fatto, magistrati, polizia, ecc. compresi, non riguarda e non comprende l'interesse della società ? Ci sono fattori degli esseri umani che non riesco neanche ad immaginare. Ti interpretano tutto: la tua vita, la tua psicologia, il tuo comportamento e la tua vita giudiziaria, nel caso di Aldo.
Uno degli indiziati, dell’omicidio per il quale fu accusato innocente Aldo, successivamente imputato, fu interrogato da lui per ben 5 ore. Gli fu posta soltanto una domanda, tra l’altro. Dopo tre ore che stava davanti a lui e con gli occhi rivolti al soffitto del suo ufficio, disse all’indiziato: ma lei e` più alto di me?



Si tratta di un vice questore, all’epoca dei fatti attivo in una città di provincia di nome Karalis, in cui accadde il delitto, per il quale fu perseguito Aldo, conosciuto come il mefisto della questura. L’ultima volta che rise era intorno agli anni 80, ma era alle prese con una gravissima influenza e forti allucinazioni causati dalla febbre. Quando sorride, il Ministero dell’Interno fa gli debiti scongiuri. Si ritiene che abbia qualcosa di infernale... Infatti, appena ha un accenno di sorriso lo Stato vuole essere avvertito in tempo reale: ordine tassativo, altrimenti incorrono nel reato di tentata strage! Sciamani, medium e stregoni di tutto il mondo seguono il fenomeno del suo sorriso... Ma su questo lui e` tenuto all’oscuro, perchè  una volta presa coscienza, stava per succedere di tutto. Proprio in quella occasione disse: "io che sono un investigatore, uno dei precursori dell’immolazione di Aldo Scardella, morto innocente in carcere in una cella d’isolamento dopo sei mesi... io che feci mettere le cimici in alcune abitazioni di un paese senza autorizzazione, nonostante tutto sono stato, più di 20 anni dopo il caso Scardella, anima e cuore con la procura, la stessa che non fece mai mea culpa per quell’infamia... Io che ho fatto le scarpe ad un mio pari grado partenopeo per soffiargli il posto di dirigente DIGOS, abituato a risolvere i casi polizieschi" ... che strana contraddizione ad essere oggetto di mistero! Concluse con una sonora risata, dopo di che accadde un violento temporale con tuoni e fulmini. La Durbans e la Colgate hanno bandito l’investigatore dall' usare si suoi prodotti. I noti produttori di dentifrici hanno presentato da tempo una denuncia cautelativa affinché la giustizia provvedesse a vietare al pseudo investigatore di non acquistare i dentifrici. Sono più di quattro anni che lasciò Karalis, a seguito di una denuncia di Zeb Machain, indirizzata alla Squadra Mobile diretta da lui e da un' interrogazione dei Radicali del dicembre 2010, che chiedeva delucidazioni al Ministro della Giustizia e al Capo della polizia di un procedimento anomalo, subito dall’Americano, dal Vice Questore, attraverso i suoi uomini. infatti i primi di gennaio del 2011, a pochi giorni dopo l’interrogazione parlamentare, del dirigente si sono perse le tracce. La stampa, come di consueto, quando se ne va un rappresentante dello Stato fa notizia coll solito picchetto d’onore e l’immancabile intervista dello 007, che se ne va con la Sardità cucita nel cuore, come il distintivo di cui va tanto fiero, attaccato al petto con il rammarico di non aver concluso l’ultima indagine.

C'è chi dice che sia andato in pensione a soli 56 anni,altri dicono che sia stato promosso ai vertici del Viminale, chi sostiene con fermezza che gli Statunitensi gli abbiano dato un incarico da responsabile per la sicurezza del mondo; ma i nostalgici e i suoi fedelissimi assicurano che il Capo sta per tornare con ampi poteri e carta bianca. La stessa come l'ebbe il Battaglione San Marco della Marina, tanti anni orsono, quando per vendicare alcuni marinai pestati in una città, sbarcarono dalla nave e distrussero la zona vecchia di quella città... E adesso, ahimè, dovrebbe tornare a Karalis, in qualità di Mefisto tre: la vendetta! Parrebbe che di recente sia apparso in incognito. La sua presenza viene collegata alla morte di 45 cani randagi avvenuta a Medau su Cramu, una zona selvaggia di Karalis. Il referto autoptico sugli animali non riscontrò nessun segno di violenza... una morte tuttora inspiegabile. Ancora gli inquirenti brancolano nel buio, ma una fonte sconosciuta al vaglio della magistratura sostiene che le povere bestie sono passate nell’ora e nel posto sbagliato. Incontrando Mefisto sotto forma di un Licantrupus, il loro cuore non ha retto! Quel tragico e inquietante fatto portò alla memoria dei Kalaritani ad un'altra triste storia: la morte strana e prematura del commissario Dux, un pastore tedesco della scientifica.

Fu il primo a escludere Aldo Scardella al fatto delittuoso di cui venne accusato innocente: Aldo e altri fermati vennero sottoposti ad un esperimento giudiziario. Il commissario Dux doveva annusare un passamontagna, usato presumibilmente dagli assassini, e il maglione di Aldo per poter individuarne, eventualmente, il proprietario, ma Dux e l’esperimento in sè esclusero categoricamente che i capi annusati appartenessero ai fermati. Un mese dopo il dott. Dux morì improvvisamente e inspiegabilmente. E` stato l’unico poliziotto, assieme a Rin Tin Tin, che abbia riconosciuto in tutta la mia vita.
Credo che non gli abbiano perdonato il fatto acclarato che fosse più intelligente di tutti i colleghi umani. Il lavoro, di solito, Mefisto non lo lascia mai a metà; lo ha sempre pianificato? Ecco il motivo della sua presenza a Karalis: finire il servizio che iniziò tanti anni prima quando decise le sorti di quel povero disgraziato accusato e morto innocente. Idearono il suo arresto ancor prima che il reato per quale fu arrestato si verificasse. Leggendo le carte processuali non è campata in aria questa interpretazione; lo si evince soprattutto dalla strana fretta di concludere il caso.

La giustizia che abbiamo è l’angelo del diavolo. Mefisto è figlio di quell’angelo! Infine, vox populi fa trapelare un fatto inquietante: Mefisto a quanto pare ha abbandonato distintivo, mitra, pistola e bombe a mano, alla ricerca di un’identità perduta. Dieci anni prima che Zeb Machain subisse quel procedimento anomalo al vaglio del parlamento,visto che ancora non hanno ancora risposto, avvertì Amnesty e altri organi internazionali che Mefisto sarebbe piombato in casa sua, utilizzando le sue solite Rambate... Machain un veggente? Non saprei, credo che questa sua preveggenza non ha avuto la stessa sorte di quando si intercede per la Madonna di Lourdes, perché l’irruzione degli uomini di Mefisto a momenti uccidevano lui e la vecchia madre.

All’epoca in cui maturarono storiacce, in cui rimase coinvolto Aldo Scardella, o se vogliamo chiamarla semplicemente brutta pagina, vi era un P.M. più ambiguo, Gringo che spesse volte si lamentava della Questura incompetente: non si trovavano mai proiettili, spariva tutto... Interrogato da un supermagistrato in merito a quella morte in carcere, in quella occasione nelle vesti di vice ministro andò in escandescenze, negando categoricamente che avesse detto a Zeb Machain che il detenuto tentò il suicidio. Per tre volte ammise sì, di aver incontrato Machain all’obitorio il giorno dell’autopsia su Aldo,,ma omesse al super magistrato gli incontri avuti con lui in procura per elemosinare colloqui col congiunto in carcere. Gringo era il titolare della morte di Aldo; infatti entrò subito in carcere con un sottufficiale della scientifica, del quale non si seppe mai il nome e nè che cosa abbia rilevato visto che si presume non ci sia andato per niente. Tornando al maglione usato per l’esperimento in questura che scomparse nel nulla, Zeb si rivolse ad un dirigente donna della Questura per recuperarlo, ma finì con un litigio: a Karalis quel giorno sentirono solo le loro urla. Machain urlava: non mi prenda per uno sprovveduto, mi ha inviato Gringo!

Gringo ha lavorato, dopo il Tribunale di Karalis, nei più importanti organi istituzionali del mondo. Svolse anche l’incarico di consulente ad un ministro di destra con un passato di lanciatore di molotov. Scrisse in un suo articolo una famosa penna Sarda: leggere come si muove la macchina schiacciasassi della giustizia è illuminante! E deprimente in qualche caso... Aldo è incensurato ma nel primo rapporto che la squadra mobile invia in Procura diventa “pregiudicato”. Perché? C'era bisogno di fare colore. Infatti quell’informativa finì proprio nelle mani di Gringo. C'era un altro P.M. che nel periodo di Natale si faceva procurare i maialetti da una sua paesana; non dovevano superare i cinque kg. Dedicò la sua esistenza professionale contro una famosa banda metropolitana, che negli ultimi anni fece il salto di qualità nel narcotraffico. Il magistrato la fece in mille pezzi con una serie di condanne che non finivano più. Anni dopo un suo ex amico avvocato disse che era impossibile gestirlo; dove c'era lui c'era polizia, sfruttando il suo passato di ex poliziotto. Infine, concluse che sapeva tutto di quella banda. Strano pero` a non sapere chi erano i responsabili, dove per causa loro fu arrestato e morì un innocente.

Questo caso giudiziario, nel corso degli anni, non ha colmato i misteri e quella strana inquietudine che l'accompagna da tempo. Non perché nessuno abbia visto e conosca, ma perché tutti avevano e hanno paura di parlare, di dire la verità.

Almeno sino ad oggi sembrerebbe, quando ne parlavano appena morto era solo per depistare i fatti, come d'altronde fece il tossicologo. E ugualmente con lo stesso intento di depistare, fecero ancora tre anni dopo altre persone. In un’inchiesta capitanata dal solito gringo, secondo me, c'è qualche morte e fatto strano, terribile da coprire. Pensate all'arresto di Aldo: stesse stranezze, stesse anomalie, per non parlare del collaboratore, che con le sue dichiarazioni permise di far riaprire le indagini, ma fu messo in un carcere dove i collaboratori di giustizia di solito non sarebbero vissuti bene; tanto è vero che poi è morto suicida. La sua morte per molti era ed è considerata sospetta poiché non fu minacciato dai vari clan di cui una volta era complice, ma da persone, che in un modo e in un altro, erano coinvolti nel delitto del commerciante. Per non parlare poi delle ingerenze subite da me: appena avevo chiesto la riapertura del caso, subito dopo si presentarono a casa mia con un pretesto dei poliziotti. Tuttavia, il fatto più sconcertante è che il dirigente è lo stesso che arrestò Aldo.
Secondo me, la morte in carcere di Aldo fu stata ideata nel momento in cui gli inquirenti richiedevano indagini sulla vita del commerciante assassinato; infatti in quel periodo ci fu il trasferito a Karalis.

Oggi sembrerebbe che tutto sia ancora uguale a quello che accadeva più di venti anni fa, ma le imprese di gringo o la sua impulsività )sono solo un ricordo. Oggi hanno altri metodi non meno incisivi e sempre crudeli. Anni dopo se ne sono andati, o mandati via, alcuni magistrati. Essi dicono di no, che hanno voluto farsi altre esperienze, anche se l’autogoverno dei giudici, in qualche modo, si interessò a loro in relazione ad indagini disciplinari nei loro confronti. E dopo tanti anni ancora se ne andò anche Mefisto, come già scritto prima. E qua si evidenzia che la guerra non e` mai finita, anche se e` sempre stata la loro, perche` il sottoscritto ha usato la via della ragione e umanità.
Gringo non è più in campo, ma ci sono i suoi gringhini piazzati un po’ dappertutto, classisti e perbenisti, avvallati dai grembiulini, poiché senza di loro non ci sarebbe energia, pronti a mostrare gli artigli al sottoscritto, non appena la giustizia giusta gli darà il segnale.

Un segnale convenzionale, come se dovessero comprendere in qualche modo l’atteggiamento da assumere per poter poi giungere ad un agognato finale ancora da scrivere.



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