La Farmacia d'Epoca è un blog dedicato al collezionismo di vecchie scatole di latta di medicinali curato da Giulia Bovone. Dal momento che le informazioni su questi oggetti sono piuttosto rare, Giulia ha scritto un articolo sui "BARBITURICI" trattata anche a Svevo in "La coscienza di Zeno"per Deliri Progressivi. Guido improvvisamente mi domandò: << Tu che sei chimico, sapresti dirmi se sia più efficace il veronal puro o il veronal al sodio ? >> Io veramente non sapevo neppure che ci fosse un veronal al sodio. Non si può mica pretendere che un chimico sappia il mondo a mente. Io di chimica so tanto da poter trovare subito nei miei libri qualsiasi informazione e inoltre da poter discutere – come si vide in quel caso – anche delle cose che ignoro. Al sodio? Ma se era saputo da tutti che le combinazioni al sodio erano quelle che più facilmente si assimilavano. Anzi a proposito del sodio ricordai – e riprodussi più o meno esattamente – un inno a quell’elemento elevato da un mio professore all’unica presentazione a cui avessi assistito. [ …] Dopo un’esitazione, Guido domandò ancora: << Sicchè chi volesse morire dovrebbe prendere il veronal al sodio ?>> << Sì >> risposi. Poi ricordando che ci sono dei casi in cui si può voler simulare un suicidio e non accorgendomi subito che ricordavo a Guido un episodio spiacevole della sua vita, aggiunsi: <<E chi non vuol morire deve prendere del veronal puro>>. Gli studii di Guido sul veronal avrebbero potuto darmi da pensare. Invece io non compresi nulla, preoccupato com’ero dal sodio. Italo Svevo – La coscienza di Zeno – Mondadori Solitamente si pensa che gli anni d’oro dei barbiturici siano stati gli anni Settanta, ma in realtà il loro rapporto con l’umanità è molto più profondo e torbido, ed affonda le sue radici negli insospettabilissimi primi decenni del Novecento. Sintetizzati per la prima volta nel 1863 da Adolf von Baeyer e battezzati “barbiturici” in onore di Barbara, la santa festeggiata il giorno 4 di dicembre, data della loro scoperta, già una settimana dopo la loro comparsa furono bellamente dimenticati da tutta la comunità scientifica. Sul finire dell’Ottocento, infatti, l’utilizzo di morfina ed oppio non era regolamentato, e dal momento che queste molecole ben più potenti erano disponibili sul mercato, non vi era modo per i barbiturici di esistere. Con il nuovo secolo però, si iniziò a regolarizzare il commercio di sostanze che potevano dare luogo a dipendenze, e così anche il mercato si dovette adattare, iniziando a ricercare molecole che potessero dare luogo agli stessi effetti, ma che non fossero alcaloidi. Durante questa “corsa al sonnifero perfetto”, vennero riesumate anche le ricerche di von Baeyer: nel 1902 Emil Fisher e Joseph von Mering, testarono la maloniurea su un gruppo di cani notando con quanta facilità questi cadessero in un sonno profondo. Un anno dopo la molecola era già in commercio come Veronal, il farmaco che utilizzerà il personaggio di Guido per simulare un suicidio che però, causa una dose errata, gli sarà fatale. Ma non esisteva solo il Veronal, anzi, con lo sviluppo di nuove tecnologie di sintesi, ben presto, nemmeno lui fu più sufficiente. Nel giro di pochi anni i barbiturici diventarono richiestissimi, poiché riuscivano ad incarnare magnificamente l’ideale del “superfarmaco”, che riusciva a risolvere qualunque disturbo, doloroso o non, con una sola dose, e questa caratteristica fece sì che a volte fossero aggiunti alla composizione anche a sproposito, solo per dare l’idea che l’effetto del farmaco fosse immediato. Coniuge isterico? Nevrovitamina 4. Bambini irrequieti? Nevrovitamina 4 versione per bambini, specifico per le turbe dell’infanzia. Ferocissimo mal di testa? Un bell’Optalidon rinforzato ai barbiturici, e se per caso questo non faceva effetto, una bella cucchiaiata di Neurinase, alla dietilmaloniurea rinforzata con valeriana, capace di stendere anche un elefante: tutti farmaci ad oggi impensabili, ma che all’epoca riscuotevano un buon successo di mercato. Insomma, sulla fine degli anni Quaranta sembrava che nulla potesse resistere ai barbiturici, solo un nuovo approccio alla fisiologia umana poté mettere in luce il fatto che questi farmaci risolvevano i disturbi neurologici e del sonno in maniera eccellente, ma solo temporaneamente. Ciò non sarebbe stato un problema se la maloniurea non desse luogo ad una forte dipendenza, accompagnata da una costante crescita della tolleranza nei confronti del farmaco. Ciò avrebbe portato ad assumere dosi sempre più alte, mettendo così a rischio la vita del paziente. Finalmente con gli anni Settanta, e l’avvento delle più sicure ed affidabili benzodiazepine, i barbiturici iniziarono a sparire dal mercato, ma non prima di aver mietuto le loro vittime, soprattutto nel mondo dello spettacolo: Ona Munson, Phyllis Haver, Marilyn Monroe, Chester Morris, Annamaria Pierangeli, George Sanders, Rachel Roberts e la cantante italo francese Dalidà, sono solo alcuni dei nomi di personaggi famosi che hanno scelto di lasciare questo mondo servendosi dei barbiturici. In conclusione, la maloniurea non era una molecola con cui scherzare troppo, efficacissima in ciò che faceva, ma chiedeva in cambio il pagamento di un prezzo molto alto, traducendosi spesso nella distruzione di famiglie e anche dell’individuo stesso. Poco importava se con o senza sodio. Giulia Bovone del blog La Farmacia d’Epoca per Deliri Progressivi
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Settembre 2024
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