Federico Del Monaco: L’Aquila, Siena e l’amore per la scrittura Federico Del Monaco nasce a Sulmona (in provincia dell’Aquila) in una casa che si affaccia sulla fontana di piazza Garibaldi, a tre mesi la sua famiglia si trasferisce ad Avezzano (sempre in provincia dell’Aquila), dove trascorre tutta l’infanzia a non rispondere alla domanda “è meglio Avezzano o Sulmona?”. Impara a memoria di tutto, si ricorda quello che lo interessa e questo problema lo accompagnerà per tutta la vita. Comincia a scrivere circondato dal cemento di provincia da quando prende la penna in mano che prontamente correggono a scuola facendogli usare la destra: passa tre anni della sua giovane vita a trasformare un’orrenda calligrafia in qualcosa di leggibile. Capito come si scrivono bene le lettere passa ai concetti. Studia prevalentemente da solo, non ha mai avuto un gran rapporto con l’istituzione scolastica. Può fare di più, come chiunque altro. Acerbi tentativi diventano già componimenti con un capo e una coda, quando frequenta le medie si appassiona alla letteratura, potrebbe andare al classico, laurearsi in lettere e magari insegnare e fare lo scrittore ma decide di complicare l’intera sua esistenza scegliendo l’istituto tecnico, diplomandosi come Ragioniere Programmatore. Ormai scrive già di tutto, soggetti, sceneggiature, racconti, poesie, saggi e testi di canzoni. I primi contatti con case editrici si tramutano in un nulla di fatto perché sarebbe troppo semplice pubblicare giovane. Diciamo che il carattere non aiuta, almeno è determinato e non disdegna la fatica. Va a Siena, da Avezzano sale sul treno, gli dicono “vai piano” e lui risponde che non è abilitato alla guida del mezzo ma cercherà di fare il possibile, muovendosi nel vagone con circospezione. Vicino alla patria di Dante, lo scrittore si iscrive a Scienze Statistiche ed Economiche, fa anche tanti esami, portato per matematica e informatica. Passa il tempo libero a giocare a basket e a non rispondere alla domanda “ma come fai a scrivere e studiare queste materie?” Dino Campana studiava chimica e non si è laureato, con le dovute proporzioni anche il nostro non termina gli studi ma si mette a lavorare, fuggendo la pazzia e acquisendo professionalità in molteplici settori aziendali. Contabilità, informatica, gestione e programmazione dei dati, area commerciale sono alcune delle competenze che gli permettono di guadagnare uno stipendio e di dire che non ha tempo per pubblicare il mare di cose scritte che ha nel cassetto. Per leggere di lui bisogna chiedergli delle stampe, ma già da tempo sono in atto le sue piccole produzioni teatrali, dove è autore, destinate a diventare spettacoli sempre più curati e partecipati. Qualcuno lo ha sentito dire che è ora di pubblicare qualcosa. Eravamo in attesa di una smentita mai giunta,quindi dovremmo quasi esserci. Aumentano le collaborazioni, le figure professionali, i progetti sono sempre tantissimi, il desiderio di divulgare lo rende pubblicamente un autore teatrale, e dire che lui vorrebbe solo scrivere a casa e fare un lavoro normale, ma proprio non ci riesce. Dice che la vita è complicata, sembra serio ma poi sorride divertito. Progetti futuri Dopo ‘Eppure Soffia’, giunto al terzo volume, i progetti futuri sono molti. «L’interazione tra musica e parola sarà il principio creativo: sono in preparazione numerose letture di racconti, monologhi e poesie da me scritti e musicati da Roberto Bisegna e dai suoi validissimi colleghi, rappresentati sia nella più classica forma di lettura-concerto, sia con approcci più teatrali.» racconta DelMonaco. «Sono in fase di scrittura due spettacoli teatrali, il primo affronta il tema dell’immigrazione con una vena divertente di scanzonata ricerca delle radici, per ricordare chi eravamo e dove stiamo andando, il secondo è una storia metropolitana che racconta di una ragazza madre, un cammino nell’essenza attraverso le più semplici parole, una dichiarazione d’amore ai sentimenti più puri.» «Entro l’anno sarà pronto il mio primo radioromanzo, dal titolo ‘An other Life’.‘Il dolcetto salvamondo’, un audiolibro prodotto e già stampato in una prima versione divulgativa nello scorso dicembre diventerà uno spettacolo per bambini affiancati da adulti in un bel progetto che coinvolgerà le scuole di Avezzano.» «Partecipazione alla Compagnia dei Poeti dell’Aquila è per me motivo d’orgoglio, è una bella realtà e cercherò di dare il mio piccolo contributo nelle iniziative che preveranno la mia presenza.» «Infine, tante parole da scrivere anche quest’anno, soprattutto attraverso la mia forma espositiva preferita, il racconto: il ponte diretto tra la mia voglia di dire al lettore in ascolto.» prosegue lo scrittore. Da dove nasce uno spettacolo dal titolo evocativo come “Eppure soffia”? «Eppure soffia è un progetto che lega artisti professionisti con giovani realtà, prevalentemente della provincia dell’Aquila, per dare vita ad un vento denso di poesia, musica ed impegno. Affascinato dalla coerenza, un modo d’esser senza fronzoli ed un approccio diretto e forte su temi e sentimenti, caratteristiche felicemente presenti nel cantautore Pierangelo Bertoli, l’ho scelto come un moderno Virgilio, affinché mi accompagni in questo viaggio. Con Eppure Soffia voglio raccontare le biografie degli artisti, rievocare grandi classici della canzone italiana e raccontare contesti sociali importanti, con uno sguardo alle nuove generazioni e l’altro a chi già c’era. Una scoperta per i più giovani ed un tutto nel passato per i più grandi. C’è ne è tanta, di poesia, nella musica italiana, e la musica leggera si è fusa nella storia d’Italia, da quando era soprannominato il Belpaese fino ad oggi. Quindi voglia di far soffiare il vento, che nel terzo volume affronta il tema delle donne, dalle grandi cantanti ad alcune figure che si sono impegnate nelle battaglie per la libertà.» Per ogni biglietto 1 euro è stato devoluto a “La Casa delle Donne della Marsica Be Free”, per quale motivo avete scelto questa realtà? «Raccontando le grandi cantanti della musica italiana e le donne che hanno combattuto per i diritti e contro le ingiustizie, due temi che nello spettacolo si fondono in un’unica voglia di fare, con forza rinnovata attraverso l’unione delle diversità, è stato naturale legare il tema ad un’associazione che tutti i giorni si dedica attivamente ad una battaglia reale, contro l’indifferenza e il disagio, dalla parte dei più deboli. È importante, a mio modesto parere, che uno spettacolo con un preciso messaggio sociale vada a supportare ideologicamente e praticamente una realtà naturalmente connessa.» Riprendendo uno dei tuoi famosi adagi “Lo scrittore scrive”, cosa intendi e quante ore dedichi alla scrittura? «Penso sinceramente che un buon cuoco debba comunque passare tante ore in cucina per preparare i suoi piatti e che anche fuori dal servizio non stacchi mai la spina, sempre sintonizzato e ben disposto a scoprire nuovi ingredienti, assaggiando nuovi sapori, tenendo allenato il gusto e sapendo cosa può divenire bagaglio e cosa semplice esperienza. Scrivo molto e con costanza, è una parte di me alla quale non posso rinunciare. Certe volte accade tutto con semplicità, velocità e naturalezza, altre volte per avere una pagina decente devo rifarla mille volte, ma non è un problema: adoro scrivere.» È più importante l’ispirazione o la pratica? «Sono due aspetti inevitabilmente connessi, nel mio caso fusi in un unico processo creativo. Mentre scrivo posso ispirarmi, mentre passeggio e vengo folgorato da un’idea, in realtà, sto già scrivendo.» Tu passi senza soluzione di continuità dalla poesia alla prosa per approdare alle sceneggiature e ai copioni teatrali: c’è un genere che prediligi? «Le mie produzioni poetiche sono nate come studio della parola, per permettermi maggiore incisività nella prosa. La forma che prediligo è il racconto, mi piace raccontare storie. Adoro narrare storie immerse nella realtà con un pizzico di stravaganza, qualche ingrediente fantastico.» Intervista a cura di Alessandra Prospero
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Marzo 2020
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