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LA MAGIA DEI TUATHA DE DANANNN di Francesca Rita Rombolà

10/16/2014

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Chi ha ascoltato, anche una sola volta, la musica celtica forse, pur senza essere un esperto, avrà notato un qualcosa di diverso, di affascinante, come dire, un certo potere evocativo, un chè di ammaliante e di magico sprigionato dalle note in sè e dal dispiegarsi della melodia.Le antiche leggende irlandesi nei riguardi della musica narrano che questa fu elargita, quale dono prezioso e senza tempo, all'Irlanda e agli irlandesi dal misterioso popolo dei Tuatha de Danannn gli abitanti dei tumuli(sidh)funerari preistorici e dei circoli di pietre megalitici così abbondanti in tutta l'isola. Dunque, per gli irlandesi la loro musica e la musica celtica in generale ha un'origine non del tutto umana e terrestre, ma forse si può dire quasi soprannaturale o proveniente da dimensioni altre e mondi sconosciuti. Fatto sta che in Irlanda la musica è da sempre patrimonio nazionale e popolare, perchè è davvero una specie di dono o di dote che ogni irlandese porta con sè nel proprio patrimonio genetico fin dalla nascita. A prescindere dal simbolo sulla bandiera(l'arpa celtica eptocorde)o dai vari generi musicali odierni, che in Irlanda hanno fisionomie e componenti molto forti e precise, il modo di concepire la musica, di fare musica, di vivere la musica è per gli irlandesi parte integrante della loro vita, cosa che forse non si riscontra in nessun altro popolo del pianeta.Cantanti famosi quali Enya, Bob Geldof, Mike Oldfield, Van Morrison solo per citarne alcuni; band importanti quale gli U2, i Clannad, i Jethro Tull, i Thin Lizzy per citarne solo alcune, ad una analisi un pò più profonda, sembra abbiano tutti una specie di filo rosso segreto che li guida e li accomuna: ed è l'assemblaggio delle note musicali, il modo di comporre una canzone, il rapportarsi alla musica(intenso, profondo e mai banale). Cose tutte che la musica celtica ha in sè fin dai suoi più lontani albori! Per gli artisti è sicuramente un qualcosa di inconscio: un richiamo irresistibile, un istinto che si ha senza saperlo, un'ispirazione che affonda le proprie radici in un tempo remoto, il tempo del Mito fuori dalla storia, quando musica, poesia, linguaggio e vita quotidiana erano tutt'uno per l'uomo, ne costituivano l'essenza, lo caratterizzavano quale essere superiore e nuovo rispetto alle altre specie animali che popolavano la Terra. E allora nascono successi quali "In the name of love" o "Orinoco flow" o "The great song of Indifference" o " Holy war" o "moonlight shadow" e altri. Successi su successi che conquistano folle di persone di ogni età e in ogni parte del mondo. Una sorta di "magnetismo musicale" che cattura, conquista, si trasmette come per contagio, incomprensibile quanto sconosciuto. Ah la musica celtica che dal nulla viene e al nulla fa ritorno quando le sue note iniziano ad evocare e a "precipitare" gli animi in una dimensione di sogno quasi all'improvviso, e all'improvviso si spengono con la fluidità lenta e costante del flusso e riflusso delle onde del mare su una scogliera selvaggia e solitaria avvolta da nebbie d'argento. Nemmeno ci si accorge di questo "effetto magico" prodotto dai suoni, non si è più coscienti di essere trasportati in un tempo mitico dove la ciclicità non ha più senso e il passato e il futuro si annullano in un eterno presente, pur essendo in uno stadio o in un palazzetto dello sport, a ballare e ad applaudire insieme a migliaia di persone in un concerto degli U2 o in un pub di Dublino a bere una pinta di tipica birra scura di fronte a un irish band traditional che si sta esibendo, o chiusi nella propria stanza con cuffie e auricolari ad ascoltare musica celtica composta e suonata da artisti sconosciuti: musica celtica, semplicemente. Magia, sì. La magia dei Tuatha de Danannn, forse chissà, vissuti al principio dei tempi e del mondo e custodi dei segreti più alti e più grandi della musica.

Francesca Rita Rombolà

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