nel guardare i fatti che accadono nel nostro presente."
Intervista a Alice Lizza a cura di Annamaria Pecoraro
Sicuramente la mia prima esperienza televisiva che ho deciso di scrivere da sola e cioè "Yellow Submarine".
Il primo format che ho scritto all'età di vent'anni per una rete privata che si chiamava Rete 8.
Forse per me è stata la più formativa, in quanto mi sono ritrovata da sola ad avere uno spazio creativo da riempire ed ho così potuto dare una forma ed una espressione mia personale a ciò che erano le mie passioni, che in quel periodo era la musica ed in particolare il rock e quegli artisti che avevano creato quel movimento nel periodo che andava dagli anni sessanta agli anni ottanta. Mi ritrovai per la prima volta a dover montare, scrivere, pensare dalla A alla Z un vero e proprio programma televisivo e mettermi così alla prova al 100%.
2) Da cosa trai la tua ispirazione nello scrivere questi format, così impegnativi e diversi da tutti gli altri?
Sicuramente la curiosità. Quando qualcosa mi chiama e mi spinge ad andare a curiosare o a indagare, mi lascio decisamente trasportare. Ad esempio il primo viaggio che ho fatto è stato in America, era stata una delle prime mete che mi ero prefissata. La voglia di curiosare tra ciò che era l'America della Beat Generation da sempre una delle letterature che mi entusiasmavano di più e la Byte Generation che invece sentivo far parte della mia generazione quella digitale. Un altro viaggio è stato il Brasile. Tutti gli occhi del mondo erano puntati lì, ma noi volevamo raccontare il nostro Brasile ovvero coi nostri occhi e la nostra sensibilità. Ogni volta viene fuori la curiosità, principalmente la mia e poi anche quella di Davide Starinieri che da circa tre anni mi accompagna in questi viaggi. Abbiamo anche un'esigenza di raccontare le cose in modo diverso, per poter proporre al pubblico che ci segue non le solite trasmissioni ma anche un qualcosa di diverso e che abbia anche un obiettivo sociale. Far aprire le persone che vedono la trasmissione verso culture diverse.
3) Hai citato Daniele Starinieri col quali formate una coppia professionale ma hai iniziato lavorando da sola, quali sono i vantaggi e gli svantaggi delle due situazioni?
L'unico vantaggio di lavorare da soli è quello di poter sfidare i propri tempi e quello di avere piena libertà di scelta, ma in realtà lavorare con Davide è un modo perfetto per amplificare ciò che c'è nelle mie corde. Noi due abbiamo i gusti molto simili, la stessa passione per i viaggi e abbiamo al stessa sensibilità verso le cose che ci vengono raccontate. Lavorare in coppia credo sia stato un vantaggio per entrambi, io ho dato a lui una certa intraprendenza e lui ha dato a me la creatività che serve per una missione del genere. Lavorare con lui è solo un vantaggio per me e non tornerei mai indietro, anzi vorremo aggiungere qualcuno per creare un vero gruppo di lavoro.
4) Riferendoti al Brasile tu hai detto: " Ho scoperto un paese più moderno di quanto mi aspettassi, competitivo, giovane ma nello stesso tempo acerbo e carente di certezze". La carenza di certezze purtroppo c'è anche in Italia, quindi ti chiedo: Cosa porteresti dal Brasile in Italia e viceversa?
I brasiliani intanto sono una popolazione giovane, con una democrazia giovane ancora piena di possibilità e con un passato a volte oscuro anche se adesso sta prendendo la giusta direzione. quindi diciamo che il brasiliano ha un approccio alla vita molto positivo ed è inoltre molto coraggioso nel provare o nel rischiare anche di fallire. Da un altro punto di vista in Brasile manca ciò che in Italia è il nostro bagaglio principale, ovvero la storia ed una certa cultura, mancano quei personaggi che qui hanno fatto la storia di duemila anni. Al contrario in Italia manca il tornare a credere in noi stessi e la positività nel guardare i fatti che accadono nel nostro presente. Certo che il modello brasiliano è molto diverso da quello italiano anche perché la nostra nazione è molto più piccola della loro e con una densità di popolazione molto alta mentre per il Brasile e l'esatto contrario e quindi esistono tante realtà culturali diverse. Una cosa che porterei dal Brasile all'Italia è una certa fusione di culture. Il Brasile è un posto aperto a chiunque, popolato da giapponesi, italiani, greci, spagnoli, portoghesi eppure tutti si sentono brasiliani. In Italia questo non avviene.
5) Quali sono i vostri progetti futuri?
Continuare col nostro format "Go!" magari indirizzandosi verso oriente.
Stiamo puntando ad una altro tipo di mondo. Nelle edizioni passate siamo andati in europa, in America in Brasile, adesso vorremmo zone dove la storia è ancora maggiore e la cultura per me è completamente ignota.
Penso all'India, alla Cina, la zona dell'estremo est. In questo momento l'oriente è la zona che desta la mia maggiore curiosità.
6) E l'Italia ci sarà nei tuoi progetti futuri?
Chissà... ci siamo già occupati qualche anno fa dell'Italia assieme a Riccardo Luna ed è stata una scoperta dell'Italia veramente innovativa. Dovremmo tornare a riscoprire l'Italia, magari con un nuovo soggetto che sappia valorizzare ciò che noi sappiamo fare.
Dulcinea Annamaria Pecoraro