Fai clic qui per effettuare modifiche. Visitare “la via dei presepi” (via San Gregorio Armeno) a Napoli, in questo periodo prenatalizio è, oserei dire, doveroso;
La maestria di questi “artisti - artigiani” è assolutamente da contemplare e mai manca di meravigliare ed estasiare. Prendetevi il tempo necessario, se deciderete di passare da quelle parti, perché ogni opera in mostra è degna di attenta osservazione, al pari d’ogni altra scultura o opera d’arte; fermatevi ad “assaporare” ogni più piccolo particolare, atto a richiamare non tanto un paesaggio palestinese, tanto a “diffondere” usi e costumi partenopei (i meloncini invernali appesi fuori le porte delle case, assieme a peperoncini, caciocavalli, i tipici “friariell” e alla cesta del pane o delle uova; spesso veri e propri capolavori in miniatura). Ma nulla di più sulla “bocca di tutti” è questa tipica via napoletana, magari sentita e risentita, vista e rivista nei vari servizi televisivi dedicati al “clima natalizio”, zona per zona, da nord a sud. Una meravigliosa scoperta è invece stata, a pochi metri dalla più famosa via, nel Museo Cappella Sansevero, l’incredibile scultura del Cristo Velato. L’opera è stata realizzata da uno dei più bravi scultori del settecento, Giuseppe Sanmartino, nel 1753, per conto del “Principe di Sansevero” Raimondo Di Sangro. Quest’ultimo per la sua “fama”di alchimista ed esoterista, e grazie alla genialità del Sanmartino, creò, suo malgrado, un velo di mistero attorno a questa magnifica scultura. Il popolo “ignorante” di quel tempo, nei confronti delle scoperte strabilianti e degli studi innovativi del Di Sangro, soprattutto perché coperti da segreti procedurali, reagiva idealizzandolo al pari d’uno stregone o, come Faust, di colui che vendette l’anima al diavolo, accusandolo, tra le altre cose, di rapire poveri ed emarginati ed usarli come cavie da laboratorio per i suoi esperimenti (accuse delle quali, comunque, non fu mai riscontrata veridicità). Ed ecco che una scultura, ricavata da un unico blocco di marmo, diviene un “diseredato della Terra, rapito e imbottito di chissà quali sostanze, per far sì che pietrificasse in statua”. Come dar “torto” a quel popolo ingenuo, nell’ignoranza e la scarsa “apertura mentale” di quei tempi, del resto? Chi ha avuto l’immenso piacere di contemplare l’opera d’arte, ha potuto ammirare la cura, la precisione e la grande maestria nel mostrare un Cristo, al di sotto di quel “velo”, dalle vene che sembrano essere state immortalate nel loro ultimo pulsare, così come le piaghe nel loro dissanguare, mostrandone tutta la cruda profondità e quell’espressione sofferente d’un volto che ha appena esalato il suo ultimo inesorabile e straziato respiro; l’effetto “perlato” del biancore di quel marmo, poi, dà l’illusione ottica d’un corpo madido, a tutti gli effetti e in tutti i sensi, adagiato nel suo sudario di morte. Rita Veloce
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Settembre 2024
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