
Arrivano da Milano e si chiamano Punkoscenico.
Non portano nessuna novità al mondo musicale italiano, ma secondo me è proprio ciò che desiderano.
Come già si comprende dal nome, il loro è un punk figlio della fine del secolo precedente.
I Punkoscenico scendono in pista col loro disco:
"Io porto la birra voi portate la sete".
Sinceramente vi preannuncio che se siete amanti del genere, l'Ep è godibilissimo.
Sono sei velocissime canzoni, proprio nello stile punk. Il disco si apre col primo singolo estratto:
"Sereno e disperato". Ripeto niente di nuovo ma avendo la possibilità di alzare a palla il volume dello stereo, la sensazione è positiva.
"Prenditi tutti i miei incubi", mi piace molto, ha un senso nettamente americano. Tra l'altro (come tutto l'ep) suonato e cantato bene.
"L'ultima fantasia": livello costante del disco, che anche stavolta risulta positivamente"punk". Ci sono ricordi di punk italiano come i Punkreas. Diciamolo pure che mancava oggi in Italia una proposta punkettara, che potesse ritrovare i fasti di due decennii fa. "Tradire e fare": ci porta direttamente in America, chiudiamo gli occhi e pensiamo ad un viaggio su e giù per il continente americano, anche se poi quando li riapriamo ci troviamo nella Padania densa di nebbia che si dirada con la musica dei Punkoscenico. "Cuba libre" analizzando canzone per canzone diventa sempre più difficile trovare nuovi spunti anche perchè il punk è questo, la monotonia fatta persona, da sottolineare però la bravura del guitar hero. Stessa metrica di giudizio va data a "Cuba libre", dove però senza esagerare troviamo qualche sommosso respiro di maniera Clashiana.
L'ep termina con: "Allergico", dove l'ironia dei Punkoscenico viene fuori, dedicando il refrain della canzone a Gigi D'alessio ed alla loro allergia verso il cantante neo melodico napoletano.
I Punkoscenico sono un "to be continued" del punk italiano di fine secolo e devo dire, che oltre ad essere veramente bravi, portano una ventata di simpatia alla musica italiana.
Roberto Bruno