Siamo andati alla scoperta del cantautore Bellavista e del suo castello.
Intervista a Bellavista a cura di Roberto Bruno
Ciao a te. É nata rielaborando i racconti di molti italiani che ho conosciuto all'estero, insieme alla voglia di omaggiare il cantautorato italiano, racchiudendo in un mash-up musicale e letterale, un simpatico viaggio metaforico: Un inno d’amore di un italiano verso la sua patria, conteso tra voglia di abbandonare la terra che tanto critica e il desiderio di restarne attaccato.
Da qualche giorno è uscito anche il tuo album "Tarantella nel castello putipù" ... domanda scontata ... come ti è venuto fuori questo titolo?
Il titolo sembra particolare, ma scomponendo ogni termine abbiamo: Tarantella che prende il significato di aggregazione, di corteo, di riunione di uomini felici, in quanto consapevoli di possedere quella che è la vera bellezza nella semplicità delle cose. Castello sinonimo di premio, una meritata ricompensa al popolo. Putipù, mi piaceva, è uno strumento della tradizione popolare partenopea e l'ho lasciato come chiusura.
Il disco, abbraccia la musica popolare italiana, testi ironici si, ma taglienti e mi sembra davvero un bel lavoro. Da chi o cosa hai tratto ispirazione?
Non seguo un manuale di ispirazione, un'ispirazione è un'ispirazione, dovrebbe essere personale, propria.
Ascolto musica appena mi sveglio e ne ho bisogno per addormentarmi, senza distinzione di generi.
A volte ho bisogno di Bach o Chopin, altre di Elio e le storie tese, posso fare una corsetta mettendo in playlist
Rino Gaetano e Giorgio Gaber per arrivare a Bowie e Morrissey, passando per i Beirut.
Durante le registrazioni del disco, mi rilassavo con i Cugini di Campagna...Kimera, Gomma, Ufo, torna tornatorna.
Per l'estate sono previste date dal vivo?
Certo, tra qualche giorno annunceremo le prime date e tappe dei live, seguiteci sui nostri social.
Vuoi mandare un saluto ai lettori di Deliri Progressivi?
Un saluto a tutti i lettori di Deliri Progressivi, con la speranza di beccarci in giro per discutere di musica, di testi e di cose belle. Ad majora.
Roberto Bruno