con i pochi ingredienti a disposizione, con attenzione al gusto oltre che alla sostanza.
Forse il segreto del sound Kachupa è da trovare proprio qui.
Intervista ai Kachupa a cura di Roberto Bruno
Siamo una band nata in strada quasi 13 anni fa, suonavamo le musiche popolari che più ci piacevano, spaziando su diversi stili perché ognuno di noi era nato in generi musicali diversissimi. Ancora adesso queste differenze coesistono e si integrano nel nostro sound, cercando di non uniformarsi mai per non appiattirsi. La Kachupa è un piatto di Capo Verde, piena di ingredienti diversi tra loro, piatto povero ma ricco di sapori. Noi ci sentiamo da sempre un po’ così.
2) "Finché ce n'è" è il vostro nuovo singolo, direi che ha un bel testo e anche un bel sound, come nasce questa canzone?
Nasce da una metafora di Kant, il filosofo tedesco, che si riferiva all’umanità come ad un legno storto. Un’entità imperfetta ma che tende alla perfezione. Noi ci siamo chiesti se l’uomo è migliorato in queste centinaia di anni e la risposta è sotto gli occhi di tutti. Prevaricazioni, rincorsa al denaro e al successo fine a se stesso, tutte cose che la fanno da padrone nel mondo musicale, ma anche nella vita di tutti i giorni. Abbiamo voluto dare un sound fresco e ritmato per contrasto e anche perché comunque uno spazio per l’ironia è sempre meglio lasciarlo.
3) Ho visto il video e direi che è decisamente azzeccato ed in tono col testo. Vi siete divertiti a girarlo e di chi è stata l'idea?
Abbiamo avuto quest’idea poche ora prima di girarlo, insieme ad Eugenio Ripepi, il nostro regista. Il video presenta un personaggio tipico di certa industria musicale un po’ malata. Argomento serissimo certo, ma vedere il nostro tastierista interpretare un manager arraffone è stato divertentissimo. I fan hanno partecipato al video, c’era un’aria di festa e una curiosità intorno bellissima.
4) Il vostro è un sound solare che fa venire voglia di ballare anche a chi non ne ha, nascete come musicisti di strada e poi com'è arrivata la voglia di incidere un album?
Abbiamo venduto tantissimi cd in strada. Li preparavamo con la colla durante la mattina, per venderli poi nei concerti notturni. Tutto questo successo aveva bisogno di una struttura più seria, volevamo provare a vedere cosa facevano i professionisti. Il nostro primo album serio ha vinto il premio al MEI di Faenza nel 2006 come “miglior disco autoprodotto” e la cosa ci rende ancora adesso orgogliosi. Eravamo dei ragazzini e la nostra idea di musica è stata dirompente, soprattutto per le nostre vite.
5) Dopo il singolo è prevista l'uscita di un album?
L’album è ancora in lavorazione, stiamo ultimando gli arrangiamenti, cercando un sound unitario. La cosa più difficile e stimolante è cercare l’unità in un ambiente così pieno di differenze. I viaggi che faremo in estate aiuteranno a schiarirsi le idee.
6) C'è una vostra canzone della quale sono innamorato che è "Siamo tutti africani", che tra l'altro mi ha permesso di scoprirvi all'edizione 2014 del concertone del primo maggio va di parlarne?
Questa canzone è nata grazie a uno slogan di Slow Food e del suo progetto “Diecimila orti in Africa”. Per scherzo abbiamo iniziato a cantarlo sulle note di una chitarra e da li siamo stati rapiti dal messaggio. Come sempre abbiamo giocato con gli stili e si possono sentire sonorità reggae, salentine, balcaniche. E’ stata una canzone molto discussa, ma è stata scelta come inno di Terra Madre 2015. Vedere un palazzetto olimpico pieno di comunità da tutto il mondo, con le loro bandiere, è stata una delle emozioni più grandi della nostra carriera
7) Cosa ci dobbiamo aspettare se decidiamo di venire ad un vostro concerto?
Di sicuro vedrete gente che si diverte, si muove e sorride. Questa è l’energia che ci fa dare ancora di più sul palco. Gli ascoltatori non sanno quanta carica possono trasmettere con la loro presenza e quanto lo spettacolo sarebbe migliore se interagissero con chi suona! Noi siamo sempre stati fortunati in questo.
8) Una domanda importantissima! Da dove viene e qual'è il significato del nome della vostra band Kachupa?
La Kachupa è una zuppa di Capo Verde, piena di ingredienti diversi tra loro, piatto povero e tradizionale ma ricco di sapori. Noi ci sentiamo da sempre un po’ così. I piatti tradizionali sono sempre una ricerca del meglio che si possa fare con i pochi ingredienti a disposizione, con attenzione al gusto oltre che alla sostanza. Forse il segreto del sound Kachupa è da trovare proprio qui.
9) Volete mandare una saluto ai lettori di Deliri Progressivi?
Ci vedremo sotto il palco, se vorrete seguirci, per noi sarà una grande emozione incontrare nuovi volti.
Speriamo che l’emozione sarà reciproca!
Roberto Bruno