Stavolta abbiamo intervistato una vera e propria icona rock, dei mitici anni '80, Renzo Franchi.
Un uomo, che come leggerete nel corso di questa bellissima intervista, ha dovuto lasciare i Litfiba,
(di cui era il batterista) poco prima che la band fiorentina diventasse uno dei gruppi più amati dai giovani
(tra cui il sottoscritto) e che arrivando ai giorni d'oggi ha sicuramente scritto la storia del rock italiano.
Intervista a Renzo Franchi a cura di: Roberto Bruno
I Cafè Caracas erano: Ghigo Renzulli, Renzo Franchi e Raffaele Riefoli, che poi quest'ultimo intraprenderà una strada diversa musicalmente, ma di molto successo commerciale, con lo pseudonimo di Raf.
I Cafè Caracas furono il primo gene della new wave fiorentina, ebbero anche una certa risonanza nazionale, infatti fummo chiamati nel giugno del 1980, a suonare a Bologna in Piazza Maggiore, come apertura del concerto dei Clash. Per noi fu un'esperienza incredibile ed allo stesso modo da lì, nacque il movimento new wave italiano.
Eravamo un gruppo molto creativo, ma anche molto contraddittorio e per certi aspetti "pericoloso" e quando Ghigo mi chiamò a suonare nei Litfiba, devo dire che per me fu una liberazione.
Mi trovavo finalmente assieme a delle persone più "normali", ma soprattutto che avevano un progetto in testa ben definito.
2) Quindi iniziò l'avventura con i Litfiba...
Già .. arrivai nella band per sostituire Calamai, il quale forzando un po' la mano coi tempi rock, si infortunò causandosi una forte tendinite ad un braccio. Entro nei Litfiba proprio per questo motivo, mentre la band era alla ricerca di una loro identità musicale, ci resto per circa tre anni ed in questo periodo, abbiamo registrato e suonato live, purtroppo poi sono dovuto uscire dalla band. Questo è dovuto al fatto che ero giovane e dovetti prendermi delle responsabilità importanti, come quella di dover mantenere una famiglia ed in quel periodo con la band, soldi non ne giravano molti.
Gratificazioni artistiche e creative davvero tante, ma economicamente non mi permettevano di vivere di musica.
3) Dopo aver lasciato i Litfiba però non hai abbandonato affatto la musica e soprattutto il tuo strumento, la batteria, e cosa hai fatto quindi?
Il fatto di aver suonato come batterista in due band come i Cafè Caracas ed i Litfiba, mi pongono all'attenzione di altre band e successivamente quindi vengo chiamato dai Diaframma per suonare nel loro disco "Boxe", dai Neon (altra importantissima band della new wave italiana), per alcune collaborazioni.
Qualche anno dopo vengo chiamato in quella che definisco l'eccellenza artistica della mia "modesta" carriera, ovvero: suonare con Bobo Rondelli nell'Ottavo Padiglione.
Considero Bobo, uno dei migliori artisti italiani contemporanei, un genio ed in possesso di una licenza poetica oscillante tra il tragico ed il comico, in un realismo popolaresco. Purtroppo è stata un'esperienza di breve durata a causa di dvergenze interne.
Devo dire che a distanza di anni, ho rivalutato molte cose che avevamo fatto in quell'esperienza con
l'Ottavo Padiglione. Di Bobo Rondelli posso solo dirti, che è un artista raro. Capace di scrivere con una poetica veramente sconcertante, in possesso di una cultura musicale molto ampia che va da Enzo Jannacci ai Rolling Stones. L'elemento piccante di questa sua arte è sicuramente il carattere e i natali livornesi che gli fanno da motore.
4) Quando tu hai lasciato i Litfiba, il resto del gruppo come ha preso questa tua decisione?
Purtroppo già da molto tempo i ragazzi mi vedevano scontento e questo ripeto, era dovuto a problemi personali miei, avevo necessariamente bisogno di soldi, come capita quando si hanno figli in età molto giovane.
Al momento in cui dovetti scegliere di lasciare il gruppo, venni sostituito da Ringo De Palma.
Un ragazzo dalla cultura musicale piuttosto approssimativa per quanto riguarda la batteria, ma di sicuro però un gran personaggio che ha dato così anche lui un bel contributo al successo della band.
Personalmente notai che da quel momento, l'impronta rock alla batteria cominciò a diminuire, e riascoltando certe cose dell'epoca, aumenta il rimpianto per la mia decisione presa allora, in quanto il mio stile musicale, avrebbe potuto dare qualcosa di ulteriormente positivo.
5) Nel proseguo della tua carriera post Litfiba, invece con chi ti sei dilettato a suonare?
Ho cominciato a suonare con una serie di gruppi, professionisti e non, cercando di continuare il mio lavoro di musicista. Ad esempio posso citarti la collaborazione con Marco di Maggio (The Di Maggio Connection), un fine conoscitore di blues e rock'n'roll e di tutto ciò che gira intorno a questo sound. Ha suonato in tutto il mondo, con lui ho suonato molto in Italia. Nutro una grande ammirazione nei suoi confronti e della sua bravura, ne è la prova che lo chiamino spesso a suonare negli Stati Uniti, oltre che nel resto d'Europa.
6) Renzo Franchi musicalmente oggi, parlami dei tuoi progetti attuali...
Iniziamo dai Radio Luxembourg. Un gruppo che studia e recupera le radici del blues.
La formazione vede uomini "maturi" come il sottoscritto, tranne che Luigi Genise, che è il nostro pianista e ti garantisco che è un musicista straordinario, dal quale sto imparando molte cose e ha contribuito ad avvicinarmi ancora di più allo swing e al jazz.
Negli ultimi due anni, ci siamo rifugiati a Monteriggioni, dove un amico, ha aperto un locale e mi ha chiesto di occuparmi della musica, e ti dico che per un buon periodo ci abbiamo suonato anche quattro volte a settimana. Ultimamente vi suoniamo un po' meno, ma è stata la nostra base e lì ci siamo affiatati come band.
8) So che stai suonando anche in un altro progetto ...
E' vero. Da ormai quasi venti anni sempre da auto didatta mi sono avvicinato al jazz sia con l'ascolto che col suonare.
Sto seguendo seminari di batteria jazz. Sto cercando di mettere a fuoco questa nuova passione.
Ormai sta diventando una questione psicologico musicale, visto che ho notato che apprendere musicalmente mi fa bene alla salute. Il quartetto con cui suono, si chiama Jazz & Eggs, che prende il nome da un locale di Columbus nello stato americano dell' Ohio, dove Jerry Gherardi, bravissimo musicista e mio carissimo amico, ci ha suonato molte volte. La band è formata dal sottoscritto alla batteria, Kristina Grancaric alla voce, Paolo Vallini al basso e Gioacchino Berardelli al piano. Siamo tutti sullo stesso piano, sia di tecnica che di apprendimento.
Suoniamo piuttosto spesso, ad agosto saremo nella splendida Calabria e qui oltre al lavoro sarà anche una vacanza.
9) Arriviamo quindi al Trentennale dell'Eneide di Krypton, quella fu una serata magica (anche per i due direttori di Deliri Progressivi) ...
Trent'anni fa ho suonato la batteria nell'Eneide e con mia grande soddisfazione, sono stato invitato proprio al trentennale di quest'opera. Un esperimento inedito per i Litfiba, che si avvicinarono così ad un genere più colto.
Si trattava di creare le musiche per un rifacimento de l'Eneide a cura di Giancarlo Cauteruccio e della compagnia teatrale Krypton, un'opera basata sull'uso delle tecnologie al laser e dei tubi al neon. Una cosa decisamente avanti per quanto riguarda le scenografie teatrali e coraggiosa per aver permesso ad una band come i Litfiba, allora emergente, di cimentarsi nella sfera alta della cultura. La sera del trentennale per me fu una cosa molto emotiva, in quanto da tempo non incontravo i miei vecchi compagni. Ora so che Maroccolo, Aiazzi e Magnelli, ne hanno fatto una versione rivista e corretta, ma purtroppo ho solo sentito qualcosa di sfuggita. La cosa che mi fa piacere è che nel poco che ho sentito, ho trovato una certa ricerca di recupero della tradizione musicale italiana, sia nella nuova Eneide sia nelle ultime produzioni di Piero Pelù.
10) Renzo Franchi: Sogni infranti e sogni da realizzare?
L'importante ti dico è che sono felice di aver continuato a suonare e a studiare continuamente la musica che è la cosa che più mi interessa e soprattutto, ad investire di valore il mio lavoro di batterista.
Ogni giorno cerco di arricchirmi musicalmente, la curiosità intorno al suono della batteria per me è sempre accesa, mi sono avvicinato alle esperienze musicali a me più diverse.
Ho imparato una cosa in questo mio studiare, ovvero: la considerazione e l'ascolto del ritmo afro-americano.
Da lì, parte la musica attuale, è un po' come un albero dall'infinita ramificazione.
Coi Radio Luxembourg, spesso facciamo degli spettacoli dove passiamo in rassegna la musica dalle origini della musica del Delta, fino agli anni ' 60 '70, dove la musica nera è sfociata in produzioni più commerciali.
Comunque chiudo, dicendo che nonostante i molti studi, il rock lo so suonare ancora molto bene ed un sogno, potrebbe essere proprio suonare di nuovo con i Litfiba.
Roberto Bruno